E' proprio vero che siamo in troppi ?

E' proprio vero che siamo in troppi ? li tremendo problema della fame E' proprio vero che siamo in troppi ? Una previsione del nipote di Darwin : « All'attuale ritmo di sviluppo della popolazione, fra pochi secoli gli nomini peseranno più della Terra che li ospita » (Dai nostro inviato speciale) Vevey, 23 aprile. Gli insignì scienziati di ogni parte dell'Occidente che hanno concluso stamane a Vevey il colloquio sul tema «Umanità e mezzi di vita» al quale li aveva invitati la Nestlè si sono trovati d'accordo sul punto principale, definire cioè se non drammatico C3tremamente gra. ve il problema posto dall'lm- provviso, imprevisto, senza precedenti aumento della po- polaziono terrestre. Un argo-mento classico di coloro che ancora pochi decenni addietro erano portati a sottovalutare |ottimistlcamente 11 fenomeno jera questo: «Se si gettassero nel lago di Costanza tutti gli uomini viventi, il livello delle acque non crescerebbe che di pochi centimetri ». Ha risposto durante il < colloquio » Sir Charles Darwin, pronipote del celebre biologo: «Se il ritmo attuale di incremento dell'umanità, dovesse protrarsi indefinitamente, fra qualche secolo non ci sarebbe posto, nemmeno in piedi, per tutti gli uomini sulla terra, e il peso complessivo, della popolazione supererebbe quello stesso del pianeta ». Fra i due esempi estremi, citati dagli esperti solo per far colpo sui profani, la verità è a metà strada ed è di per sé abbastanza preoccupante: senza spingerci troppo lontano — ai dieci miliardi dì uomini del 2050 o ai venti del 2100 — è pacifico che la popolazione terrestre sta vertiginosamente passando dai due miliardi e mezzo del 1950 ai cinque e più miliardi del 2000. E il problema è aggravato dal fatto che una'grande parte dell'umanità (nel corso del colloquio è variata solo la valutazione: chi ha parlato di un terzo, chi di quattro quinti) è sotto-alimentata o male alimentata e che molti milioni di persone soffrono la fame vera e propria. Per assicurare mezzi decent: di vita per tutti gli esseri umani alla fine del secolo non basterà semplicemente raddoppiare le disponibilità di generi alimentari. Riusciremo a raggiungere questo obbiettivo minimo? Su tanti illustri esperti riuniti a Vevey, solo uno si è espresso con qualche ottimismo, il signor Aykroyd, dirigente della Fao secondo il quale l'incremento della produzione supererebbe lievemente quello della popolazione: ma le sue cifre sono state contestate da tutti gli altri oratori. In ogni caso — e il signor Aykroyd è stato il primo a riconoscerlo — non si tratta di superare lievemente, ma di raddoppiare e triplicare la produzione dei generi alimentari: questo non avviene' nel sta per avvenire. « E' tempo —. questo il punto principale fissato a conclusione del colloquio di Vevey — di capire che siamo davanti al problema più importante dell'umanità e che la sua gravità, la sua urgenza impongono uno sforzo concorde di tutti gli Stati ». Per dare un'idea dell'immensità dello sforzo necessario, Sir Charles Darwin ha ricordato come la famosa, colossale diga di Assuan migliorerà le condizioni degli egiziani per il breve periodo di venticinque anni: fra un quarto di secolo, se non Interverranno altri fattori, gli abitanti della valle del Nilo, moltiplicatisi nel frattempo, torneranno alle attuali condizioni di sottoalimentazione. Solo investimenti di un ben più vasto ordine di grandezza permetteranno, con l'ausilio di ogni ritrovato scientifico, di produrre di più nellj 3uperflci già coltivate, di fertilizzare le terre ancora incolte. « I politici di tutto il mondo — hanno detto In diversi al congresso, con l'atteggiamento caratteristico degli scienziati — preferiscono non pensarci: cominceranno a sve glìarsi bruscamente nel giro di pochissimi anni man mano che nei paesi sottosviluppati aumenterà rapida la popolazione e diminuirà la già scarsa disponibilità di cibo. Allora il problema diventerà chiaramente politico e finalmente interesserà i reggitori della cosa pubblica: ma forse sarà troppo tardi ». Questi scienziati a Vevey hanno fatto chiaramente capire che la consueta divisione politica del mondo di oggi è meno importante di quella che non conosce frontiere: «La miseria ha separato gli uomini in due gruppi: coloro che non mangiano che si ritengono vittime delle grandi potenze industrializzate, e coloro che non dormono per 11 timore di una rivolta degli altri ». Sono parole di M. J. De Castro che al colloquio Sauvy ha citato aggiungendo per conto suo: « L'illustre collega si sbaglia per il secondo gruppo che in realtà dorme tranquillamente. Tocca a noi reagire contro una simile indifferenza ». Per l'Italia — oltre al premio Nobel prof. Bovet del no stro Istituto Superiore di Sa- nità — abbiamo ascoltato nelcorso del dibattito anche l'il-lustre pediatra prof. Frontali il quale ha fra l'altro riferito che le peggiori condizioni alimentari nel nostro Meridione influiscono sul minor peso e la minore statura dei ragazzi di queste zone nei confronti di quelli del Settentrione. Al prof. Bovet abbiamo chiesto in particolare se ritiene che anche , ^PaJl!.ia,^u™ta medìa de.Ua vita, attualmente sui sessantacinque anni, possa aumentare fino ai 70 anni della Gran Bretagna, ai 71 della Svezia, ai 72 dell'Olanda: « Penso di sì — ha risposto l'illustre biologo — ritengo che per noi, come per gli altri, possa essere raggiungibile l'obbiettivo dei 75 anni. Dipenderà anche -1- ha aggiunto sorridendo — dal numero degli incidenti automobillsticiv A conclusione del «colloquio tutti gli scienziati sono intervenuti all'inaugurazione delle nuova sede centrale della We- , stlè — uno splendido edificio i in cemento, acciaio, cristallo e j soprattutto alluminio a spec I chio del lago — accolti dal pre sidente dott. C. J. Abegg e da | gli amministratori delegati dot jtor Bignami e Corthésy. Han no parlato il dott. Abegg e il consigliere federale Wahlen ricordando lo sviluppo della Nestle che oggi conta sessantacinquemila dipendenti e centocinquanta fabbriche nei cinque continenti, e sottolineando l'importanza del grande complesso nel settore dell'industria alimentare mondiale. Giovanni Giovanr.ini ri 111 i 11111 : i ] i m 111 e 1111111111 l 1111111111 [ 1111 a l i ri : 1111 ■ 11