Per vincere la fame occorre l'impegno di tutto il mondo di Giovanni Giovannini

Per vincere la fame occorre l'impegno di tutto il mondo La grave minaccia della carestia sull'umanità del 2000 Per vincere la fame occorre l'impegno di tutto il mondo Alcuni degli esperti riuniti a Vevey sostengono che già oggi milioni di uomini sono sotto-alimentati - Occorrono investimenti giganteschi per aumentare lesuperfici, coltivabili - In Europa e negli Stati Uniti la gente invece mangerebbe troppo (Dal nostro inviato speciale) Vevey, 22 aprile. Il fosco quadro dell'umanità, che si moltiplica paurosamente e che rischia di trovarsi senza sufficienti mezzi di sussistenza nel giro di qualche decennio, si è schiarito appena nella seconda giornata del « Colloquio » al quale la Nestlè ha invitato a Vevey scienziati di tutto l'Occidente. Il dottor Aykroyd, condirettore della F.a.o., l'organizzazione mondialb delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura, era forse l'uomo più in grado di rispondere alle domande che egli stesso sì è posto all'inizio del suo Intervento: la produzione alimentare è in grado dì accrescersi con lo stesso ritmo dell'aumento della popolazione? Ci stiamo evviando a una crisi che porterà alla fame su vasta scala? Qual è il numero massimo di uomini che il nostro pianeta è in grado di nutrire? Fino a che punto è possibile incrementare la produzione di alimenti applicando al massimo le nostre conoscenze scientifiche? A differenza dei suoi colleghi che ieri non avevano avuto dubbi nell'esprimersi nella maniera più pessimistica, il direttore della F.a.o. ci ha concesso almeno il dubbio affermando che non c'è saggio sulla terra in grado di rispondere oggi a questi interrogativi. E del resto — ha aggiunto — basta la situazione attuale a preoccuparci: «L'alimentazione di gran parte della popolazione mondiale è insufficiente o quantitativamente o qualitativamente o per l'uno e l'altro motivo specie nei paesi sottosviluppati ». Per Aykroyd è però eccessivo sostenere che un terzo dell'umanità si trovi in queste condizioni: per altri invece, come il prof. Bigwood di Losanna, che presiedeva la seduta, almeno i quattro quinti della popolazione terrestre soffrono di 3otto-«llmentazione o di cattiva alimentazione; tutti sono stati concordi nel constatare che parecchi milioni di persone soffrono la fame vera e propria. In contraddizione con altre cifre citate ieri, il direttore della F.a.o. ha sqstenuto che il tasso di aumento della produzione alimentare mondiale è leggermente superiore a quello dell'accrescimento della popolazione: «Il che — ha aggiunto — non consente conclusioni troppo ottimistiche in quanto l'aumento della produzione è sensibile nel paesi già sviluppati mentre è debole in quelli poveri e a più rapido accrescimento demografico ». Il Dipartimento degli affari economici e sociali delle Nazioni Unite, ad esemplo, ha calcolato che gli uomini saranno nel 1980 un miliardo di più che nel 1950, e cioè tre miliardi e mezzo. In base ai consumi del 50, e tenendo conto della necessità di un minimo miglioramento, si calcola che per far fronte alla situazione del 1980 la produzione mondiale dovrà essere aumentata del 43 % per i cereali, del 70% per il latte, di percentuali ancora maggio ri per altri generi come la carne, il pesce ecc. Ma per raggiungere queste indispensabili medie totali i paesi più arre tratl dovranno compiere uno sforzo più grande di quelli più progrediti: se all'Europa basterà aumentare del 22% i cereali o del 45 % il latte, al Medio Oriente occorrerà arrivare rispettivamente al 78% e al1*81%. Sarà possibile?». Non solo il dirigente della F.a.o. ma tutti gli scienziati riuniti a Vevey sembrano convinti che solo a patto di grandi sforzi su Ecala mondiale la battaglia contro la fame possa essere vinta: aumentare, ad esempio, la superficie attualmente coltivata — pari a un decimo soltanto di quella totale del globo — è evidentemente possibile, ma per ottenere risultati apprezzabili non si può più contare sull'iniziativa dei singoli — uomini e nemmeno nazioni — ma occorre l'impegno coordinato dei governi con investimenti enormi. « La scienza — ha concluso Aykroyd — può indicare la via da seguire: resta da vedere se l'uomo saprà seguirla risolvendo i problemi connessi d'ordine economico, sociale, amministrativo e politico ». Su qualche problema particolare si sono sentite oggi alcune voci incoraggianti come quella del prof. Mrak, della università di California, secondo il quale i progressi della tecnologia alimentare lasciano prevedere non lontana l'eliminazione delle perdite enormi che ancora si verificano nella conservazione, nell'imballaggio e nel trasporto delle derrate. L'intervento più consolante, e divertente, è stato quello del dott. Fleisch, professore di fisiologia all'università di Losanna: < Signori — ha esordito in tono austero e cattedratico — qui siamo tutti fuori strada: almeno da queste parti, non è la sotto-alimentazione a minacciarci, ma la sovralimentazione. La salute di 4,2 milioni di svizzeri non è mai stata così buona come durante l'ultima guerra quando un razionamento severo aveva ridotto la nostra razione quotidiana di calorie da tremila a meno di duemila con grande, accertato vantaggio di tutti i nostri organi — cuore, fegato, bile, denti, ecc. — e notevole diminuzione del tasso di mortalità. Adesso siamo daccapo, e non soltanto da noi: è dagli Stati Uniti che ci vengono le più impressionanti statìstiche sulla maggiore predisposizione delle persone che superano di poco il giusto peso al diabete, all'arteriosclerosi, all'infarto e ad ogni genere di accidenti; le Compagnie dì assicurazione cominciano a calcolare l'entità delle rate In base al numero di chili dell'assicurato. Signori, il gran pericolo è la sovralimentazione ». Dopo questa conclusione, al prof. Fleisch, come ultimo oratore, è toccato il compito ■ di invitare tutti 1 congressisti a seguirlo nel vicino ristorante per il lunch. Un attimo dopo, luì che aveva lanciato 11 grido d'allarme contro la sovralimentazione, era seduto accanto al collega parigino Sauvy, che lo stesso grido aveva lanciato contro l'incombente minaccia di fame per l'umanità: tenacemente discordi nel dibattito delle due giornate, allegramente concordi nel passare dalla fonduta all'aragosta, dall'arrosto a dolci super-nutrienti, e nello scambiarsi cavallerescamente vino bianco del Lem ano e vino rosso di Francia. Giovanni Giovannini

Persone citate: Aykroyd, Fleisch, Sauvy