Inizia oggi il processo al «mostro di Pontoglio» sterminò tre famiglie massacrando nove persone

Inizia oggi il processo al «mostro di Pontoglio» sterminò tre famiglie massacrando nove persone Si rievoca alle Assise di Bergamo un9allucinante catena di delitti Inizia oggi il processo al «mostro di Pontoglio» sterminò tre famiglie massacrando nove persone Ha confessato - Prima uccise un mandriano a bastonate • Otto giorni dopo finì a colpi di piccone un bimbo, sua madre e la nonna e bruciò i loro corpi - Passò un mese e fu la volta di due coniugi - Infine altre tre vittime: marito, moglie e figlia (Dal nostro corrispondente) Bergamo, 19 aprile. S'inizia domani, in Corte di Assise, uno dei più clamorosi processi celebrati a Bergamo negli ultimi anni. Imputato è il quarantaquattrenne Vitalino Morandini, detto il « mostro di Pontoglio >, che deve rispondere di nove assassina. Sul banco degli accusati siederanno altre ' due persone, Vincenzo Volsi, di 45 anni, e Felice Castoldi, di 26 anni, presunti complici del Morandmi negli ultimi tre delitti. Mentre il principale imputato è reo confesso, gli altri due si proclamano innocenti. Vitalino Morandini ha massacrato le sue nove vittime, a colpi di bastone o di piccone, nel giro di due mesi e mezzo, dal novembre 1955 al gennaio 1956. I primi sei delitti rimasero impuniti, e forse lo sarebbero rimasti per sempre, fino all'ultima strage, quando il tmostro » sterminò a Pontoglio un'intera famiglia. Arrestato per questq spaventoso crimine, confessò tutti gli altri. Ecco come si svolsero i fatti. Il 12 novembre 1955, ad Adrara San Rocco, il quarantunenne Giovanni Morandini fu trovato cadavere dal fratello in un canalone. Due giorni prima, egli si era allontanato da casa per portare una mucca alla fecondazione in una lontana borgata. Poiché egli si era più volte lamentato dell'animale, particolarmente riottoso, si ritenne che avesse riportato la frattura del capo precipitando nel canalone in seguito a una cornata della mucca. Otto giorni dopo, il 20 novembre 1955, ad Adrara San Martino, un rapido ed improvviso incendio distrusse nella notte una cascina nella quale si trovavano due donne e un bambino, che vi morirono carbonizzati. Vittime, Maria Falconi, di 60 anni, Angelina Tiraboschi, di 33 anni, ed il piccolo Faustino Valtulini, di 5 anni, rispettivamente madre, moglie e figlio di Giacomo Valtulini, proprietario della card na. L'uomo scampò alln morte, poiché quella vile si era recato in campagna col bestiame. L'incendio era divampato all'improvviso e l'edificio andò distrutto senza che si potesse tentare il minimo soccorso per gli sventurati abitanti. Alcune circostanze insospettirono l'autorità giudiziaria, ma l'inchiesta, dopo brevi indagini, fu archiviata. Passò più di un mese. Il 28 dicembre 1955, a Grone, i coniugi Battista e Caterina O berti, rispettivamente di 41 e 44 anni, furono uccisi durante la notte, a colpi di piccone. Li trovò cadaveri, la mattina do po, il maggiore dei loro cin que figli, i quali, pur dormen do in una camera vicina, non si erano accorti di nulla. Per questo si sospettò di Antonia Oberti di 61 anno, sorella di Battista, e di suo figlio Bernardo Parigi, di 24 anni, che dormivano anch'essi in una camera adiacente a quella delle vittime. Tra gli indiziati ed i coniugi Oberti esistevano forti contrasti d'interesse: i due furono arrestati, per essere rilasciati e prosciolti solo dopo l'arresto del Morandini. Si giunge cosi al 23 gennaio 1956. A Pontoglio, durante la notte, vengono massacrati, sempre a colpi di piccone, i coniugi Cesare e Colombina Breno, di 55 e 48 anni, e la loro figlia Emilia, di 24 anni. Sono rinvenuti il mattino dopo completamente nudi nell'alloggio. Il delitto fa dapprima pensare ad un sadico, ma successivamente i sospetti cadono su Felice Castoldi, di 26 anni, al quale il Breno aveva prestato oltre due milioni minacciandolo poi, in caso di mancata restituzione, di denuncia per alcuni presunti falsi in cambiali ed altre irregolarità. Con il Castoldi è sospettato anche Vincenzo Volsi detto < Soldatù » di 45 anni, legato al primo da motivi di interesse e ricercato per abigeato, visto nei pressi della casa dei Breno poco prima della strage. Il Volsi, il 27 gennaio 1956, si costituiva ed il primo marzo dello stesso anno nei suoi confronti veniva emesso man dato di cattura, poiché il giù dice istruttore di Brescia lo riteneva responsabile dell'eccidio Le indagini della polizia, però, continuavano, per chiarire le circostanze dell'uccisione del Breno e per trovare nuove prove nei confronti del Volsi, ed eventualmente del Castoldi. Fu solo allora che ci si interessò di Vitaiino Morandini: qualcuno ricordò di averlo visto, nella notte della strage, in una casa vicina a quella dei Breno e si accertò che si era allontanato nelle prime ore del mattino, quasi di nascosto, non facendosi più vedere a Pontoglio. Il Morandini era pregiudicato: la polizia pensò d'interrogarlo e gli agenti l'8 marzo si recarono nella sua abitazione, dove effettuarono anche un'accurata perquisizione. Fu rono rinvenuti nove oggetti appartenenti ai Breno (tra cui una boccetta d'acqua di Colo nia che recava, sul cartellino del prezzo, alcune parole scrit te di pugno da Emilia Breno), l'ombrello del mandriano di Adrara San Rocco, le fotografie dei Valtulini, periti nell'incendio di Adrara San Martino, il maglione dell'Oberti. Il Morandini, messo alle strette, finì per confessare tutti i delitti, escludendo ogni responsabilità da parte di altri. Aveva ucciso Giovanni Morandini a bastonate per vendicarsi di una denuncia della vittima da lui derubata; aveva soppresso la famiglia di Giacomo Valtulini a colpi di piccone per rubare del denaro e poi incendiò la cascina; ave- vplltsd«dmsdzaVdernnppvrdiaPsBcf•111 m 11111 w 1 i 1111111111 f 1111:11 i 11111111 i 111 r 111 ] 111111111 va massacrato i coniugi Oberti per appropriarsi di 38 mila lire; e infine aveva compiuto l'ultimo crimine pure per furto. Il tutto, però, sempre da solo. Di recents, Vitalino Morandini ha mutato versione ed ha « confidato » ad un compagno di cella nelle carceri di Bergamo di essere stato istigato alla strage di Pontoglio dal Castoldi — che gli avrebbe dato mezzo milione di lire — e di avere agito con l'aiuto materiale del Volsi. Per questo, sia il Castoldi che il Volsi (quest'ultimo era stato scarcerato dopo l'arresto del Morandini) sono finiti in prigione, e compariranno al processo di domani, imputati di complicità. Essi, però, si proclamano innocenti. Domani, in Assise, la spaventosa catena di delitti sarà rievocata. Il Aforandint sarà difeso dall'avv. Claudio Zilioli; i suoi presunti complici, dagli avvocati Giuseppe e Luciano Pezzetta (padre e figlio), Castelletti e Renon. Gli eredi dei Breno si sono costituiti parte civile con il patrocinio dell'avv. Tisri, di Novara. La Corte sarà presieduta dall'avv. Cagnasso, l'accusa verrà sostenuta dal dott. Allegri. Sono stati citati centodue testimoni e fra questi, importantissimo, per quanto riguarda la posizione del Volsi e del Castoldi, il detenuto Emanuele Pecis, attualmente ospite delle carceri di Mantova, che rivelò all'autorità giudiziaria la < confidenza ■■■ fattagli in cella dal Morandini. p. a. 11111111 ■ 1 > j 1 i 11111111 i 11111111 ■ 1 « 11111 ) 11111111111 Vitalino Morandini, di 44 anni, il « mostro di Pontoglio » niiiiiiiiniiiiMniiiiimiiniMiiiiiiiiiiimiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiNMiim