Corridori di sette nazioni in lotta I Giro ciclistico della Romagna di Vittorio Varale

Corridori di sette nazioni in lotta I Giro ciclistico della Romagna Seconda prova per il campionato italiano individuale e a squadro Corridori di sette nazioni in lotta I Giro ciclistico della Romagna Si avrà domenica la rivincita della corsa svoltasi in Calabria e vinta da Carlesi - Anche Baldini iscritto sebbene sia poco allenato - Un invito alla squadra di Bartali: non badare alle tattiche e movimentare le prove Domenica prossima si disputerà il G'ro della Romagna, seconda prova qualificativa dell'anno per il doppio campionato d'Italia — valevole, cioè, come graduatoria individuale dei corridori destinati alla finale che si effettuerà in settembre, e a punteggio per la classifica delle squadre. Con partenza e arrivo - Lupo, il percorso misura 4ó9 chilometri, su cui i corridori incontreranno tre salite: a Sa7. Marino la prima (di media pendenza), poi quella della Rocca delle Cdminate (lieve e breve), infine il Trebbio (lungo e ripido). La partecipazione si annuncia al gran completo (anche Baldini, sebbene sia a corto di allenamento, sarà al via: con quali propositi di lotta, e possibilità di successo è troppo facile prevedere). Le squadre pubblicitarie saranno presenti, oltre che coi loro contingenti nazionali, con gli stranieri, di cui solitamente dispongono: belgi (Brankart, Adriaenssens, Daems) per la Philco ; uno spagnolo (Poblet) e un austriaco (Christian) per la Ignis; ancora belgi (Molinaers. De Bruyne, Desmet, Van Aerde, ecc), uno svizzero (GimmiJ, e il danese Retvig per la Carpano; tedeschi (Bugdahl, Junkermann, Reitz) per la Gazzola. Va ricordato che la prima prova del campionato (Giro della Calabria) è stata vinta da Carlesi, e che in testa alla classifica delle squadre si trova quella dello stesso Carlesi (Philco) a pari punti, ma col vantaggio d'un primo posto, con la Ignis. Diamo queste specificazioni perché la lotta per la conquista del titolo collettivo ci sembra interessante, ed apporta senza dubbio una nota di combattività alle gare, inducendo i corridori ad impegnarsi anche per le piazze cosiddette d'onore. Il tema principale della prossima corsa rimane comunque lo scontro fra tanti concorrenti, per l'affermazione individuale. Affermazione che si preannuncia — secondo uria tradizione che potrà sembrare stucchevole, ma che non è possibile definire diversamente —, quanto mai incerta. Lasciamo da parte il deludente risultato col quale si è conclusa la Parigi-Roubaix. Se i nostri si fanno battere dagli stranieri sulle strade di casa, figuriamoci quando vanno a sfidarli sulle loro, specialmente se queste non sono lisce come biliardi. Rimaniamo a considerarli per quel che valgono, specificando che anche se in campo internazionale il loro valore attuale sia scarso, nullameno essi popsono dar vita a gare combattute e movimentate, come si è recentemente visto. Tutte le previsioni sono dunque per un Giro della Romagna interessante, e avvincente. La rivalità fra i corridori delle varie équipes è viva; e domenica si dovrebbero veder in azione certi corridori — come Ciampi, Favero, La Cioppa, Massigrian — che in volontario ritardo di preparazione nelle prime corse della stagione, a questa dovrebbero presentarsi in condizioni tali da poter validamente opporsi agli avversari che già hanno dimostrato di trovarsi al meglio della loro farina — dico Ncncini, Carlesi, Gismondi, Defilippis e qualche altro. L'approssimarsi del Giro d'Italia non può non aver indotto questi ritardatari a mettersi in grado di affrontare qualsiasi prova, per « tirata > che debba riuscire. Presentarsi alla partenza della grande corsa a tappe con l'intenzione di perfezionare la pro-pria forma via via con i primi sforzi, è un errore in cui i corridori intelligenti non dovrebbero cadere. Ha pensato bene, Baldini, a mettere nel suo programma il Giro della Champagne in cinque tappe ai primi di maggio. Ma si parlava della gara di posdomani. Con una massa di corridori perfettamente rodati come si vedranno a Lugo, e con un percorso che si adatta a favorire l'assestamento di duri colpi alla corsa in gruppo, c'è da sperare in una <battaglia> non deludente. Tantopiù che a fianco, voglio dire in op¬ posizione dei campioni di maggior fama già nominati, ci saranno dei giovani che già nelle recenti occasioni hanno mostrato di possedere il necessario spirito d'iniziativa, c anche le forze, per imporsi e brilla¬ re. Per tutti, valga l'esempio del ventiduenne Liviero, primo nel Giro della Campania. Quel giorno, non fu soltanto lo sprint sulla, pista d'arrivo a rivelare le ottime qualità di uno dei prodotti della generar zione montante, ma anche la sua accortezza ncll'approflttare delle occasioni, la sua misura rtello sforzo, la sua decisione nella- ripresa durante la fase finale alla caccia, del fuggitivo Gestori. Come lui, chissà quanti altri ve n'è, ai quali basterebbe il coraggio di affrontare a viio aperto, e senza sottintesi di risparmiare le forze per... la volata, qualsiasi bagarre anzi, a provocarle essi stessi alla garibaldina. A questo proposito, vorremmo dire due paroline ai dirigenti sportivi della San Pellegrino. Da tre stagioni questa ditta forma la sua squadra con giovani elementi, appena usciti dalle file dei dilettanti, e col dichiarato proposito di valorizzarli col farli partecipare nelle migliori condizioni possibili alle corse professionistiche. Poi, una volta < fattisi le ossa. > come suol dirsi, vadano altrove a continuar la carriera — se sono tagliati per questo. Egregio proposito, da lodare. Ma si ha l'impressione che questa squadra agisca nelle corse un po' troppo alla maniera delle altre — per tradizione, o per calcolo, seguendo gli schemi usati: cioè, un < capitano » da servire, o da proteggere, col sacrificio dei gregari (s'è visto con Venturellil. Sia permesso dissentire da tale sistema, dal momento che gli stessi scopi di valorizzare i giovani, di abituarli alle malizie e agli sforzi della categoria superiore, e di farne parlare i giornali e la gente, potrebbero . più vantaggioéamente ottenersi con una tattica di corsa meno conformistica — Sensi audace, spericolata, alla garibaldina, come dicevo dianzi. Non basta che Bartali gìidica: <Fate ognuno la vostra Gli si dovrebbe con: corsa * sigliare, od ordinare, di non aver preoccupazioni per l'ordine d'arrivo col risparmiarsi, bensì di attaccare anche a freddo, di rompere sistematicamente i piani degli ai#iersari in attesa delle salite, di portare del fresco, del nuovo, dell'ardito nelle corse. Una pattuglia d'assalto dovrebb'esserè, che ad ogni partenza dovrebbe far chiedere: « Che diavoleria faranno oggi i ragazzi di Bartali ? > Il nostro ciclismo già conta un precedente illustre, e convincente, in materia: la squadra < Glorio», prima della guerra, diretta dall'industriale milanese Focesi. I suoi corridori avevano il programma di portare lo scompiglio nelle corse, di attaccare sempre, di attaccare fino all'esaurimento nei punti e nei momenti più impensati. Né è a dire che le loro scalmane si , esauris :ero in fuochi artificiali, senza risultati convincenti. Tante volte, sì, gli andava male, ma con questa tattica audace, « rivoluzionaria* scrivevamo a quei tempi non troppo dissimili dagli attuali, altre volte la ciambella gli riusciva perfetta-: come quando furono i « garibaldini » a vincere la Milano-Sanremo, il Giro della Lombardia, perfino un Giro ! d'Italia. Vittorio Varale II pugile argentino Pascimi Perez (a destra) In un suo vittorioso combattimento