Il parassitismo mutualistico di Francesco Argenta
Il parassitismo mutualistico "PER MANTENERSI SANI OCCORRE CARATTERE,, Il parassitismo mutualistico E' stato scoperto un nuovo fenomeno: la » nevrosi da assicurazione contro le malattie ■» - E' una forma morbosa che va dilagando e che genera allarme - La copertura del « piccolo rischio», vale a dire l'assistenza per i disturbi minimi, rende difficile agli enti concentrare i mezzi ove maggiore è il bisogno Roma, aprile. E' stata scoperta una nuo- ra sindrome: la nevrosi da assicurazione contro le ma- | lattie. La scoperta é stata i fatta da un medico di sezione , dell'Inam, il dott. Vittorio Arnaboldi, attraverso la sistematica osservazione del folto materiale umano che giunge quotidianamente al suo esame. V'hanno degli assistiti o degli assistibili che oltre a richiedere continuamente medicine e controlli, pretestano o aggravano consapevolmente la propria sintomatologia con il miraggio di usufruire di indennizzi e di potersi assentare dal lavorìi Simo cotesti i prodromi della nevrosi, il cui decorso è rapido, inarrestabile e largamente degenerativo se il medico non interviene, ma, soprattutto, se la sindrome trova In suo evoluzione nel fertile terreno di una mentalità malata. La fallace illusione, da cui è invaso il soggetto assicurato, di poter trarre dall'indennizzo un vantaggio maggiore di quello che potrebbe derivargli da un meritato, ma sudato, guadagno, modifica a tal punto la psiche, da rendere il soggetto stesso un elemento pigro, passivo, ne gativo, sul piano sociale e familiare; preoccupato uni camente di affliggere il pro, prio medico; adducendo sin- tomi di mali che non sono obbiettivabili, che non trovano riscontro in evidenziabili alterazioni organiche. L'esito di questo processo morboso a carattere nevrotico è, invariabilmente, il naufragio: il lavoratore è dannato in permanenza alla disoccupazione, la sua famiglia alla più nera disperazione Ora, è indubbio che la nevrosi da assicurazione contro le malattie, la sua diffusione, il suo incessante dilagare, come è messo in risalto dalla imponente casistica raccolta dal dott. Arnaboldi, costituisce un problema che non interessa solo gli psichiatri, ma anche i sociologi ed i tecnici dell'assicurazione. Sono generali i lagni sull'imperfetto funzionamento degli enti assistenziali; la burocraticità del sistèma che regola le prestazioni; la dispersione di fondi cagionata dalla mancata unificazione amministrativa dei vari istituti, ecc. ecc. ma scarsi cenni ha avuto sinora l'incidenza che ha o può avere sull'andamento economico delle gestioni' il fenomeno del « parassitismo mutualistico ». E' un fenomeno che trova la sua più ardita e clamorosa espressione nella sindrome scoperta dal dott. Arnaboldi, ma nel cui raggio potrebbe farsi rientrare anche il cosiddetto < piccolo rischio», la cui copertura costituisce l'onere più pesante che grava attualmente sulle amministrazioni degli enti. Il- dott. Santi Dragonetti ne ha messo in evidenza, proprio di recente, la gigantesca portata sulla scorta di rilievi statistici compiuti in una sezione territoriale dell'Inam dove vige il cosiddetto sistema della « quota capitaria », vale a dire di una zona dove le istanze degli assistiti non sono sollecitate dall'interesse del sanitario, il quale ha, invece, tutta la convenienza a ridurre il lavoro mutualistico al minimo necessario, evitando la « moltiplicazione » delle visite con il conseguente e convulso andirivieni da un capo all'altro della città. Ebbene, i casi di malattia inferiore a tre giorni sonò stati 1704 in un semestre, 1SS4 nel successivo e, in quest'ultimo, i casi di malattia con prognosi di tre giorni, ma senza incapacità al lavoro, 3699. Il numero delle prescrizioni è stato naturalmente corrispondente: un terzo in più delle prescrizioni registrate per tutti gli altri casi di malattia, i più gravi, i gravissimi. Si trattava, in ogni caso, aggiunge il dott. Dragonetti, di malattie effimere, soggettivamente valutate o superi-aiutate, di piccoli disturbi che la capacità e la dignità di ogni cittadino dovrebbero affrontare in linea normale senza ricorrere all'assistenza sociale. Perché l'assicurazione deve intervenire per curare la stitichezza, il « forte raffreddore » (come diagnosticava un medico per giustificarsi di fronte all'ente assicuratore) o la cefalea, che si esaurisce normalmente con poche compresse di aspirina t II tubetto di aspirina prescritto dal medico mutualista viene a costare all'istituto (e in definitiva alla collettività) venti volte il suo valore di acquisto. Di qui il gigantesco onere che ricade sugli enti per la copertur ra del « piccolo rischio »: un onere sproporzionato al vantaggio ottenuto nella protezione della salute. Se, chiamando in causa la « responsabilità » degli assistibili, oltre a quella del medico, si delimitasse la copertura del « piccolo rischio », si potrebbe elevare la qualità delle prestazioni tecniche e concentrare i mezzi ove maggiore è il « bisogno ». Analoghi punti di vista aveva esposto l'on. Vtgorelli allorché era ministro del Lavoro e si accingeva a promuovere quella riforma del sistema assistenziale che è ancora di là da venire. In realtà, non c'è alcun confine che circoscriva, oggi, le istanze dell'assistibile in rapporto a condizioni soggettivamente valutate, a piccoli disturbi enormemente ingranditi. E' stato, del resto, lo stesso legislatore a determinare il verificarsi di questa situazione allorché, dando vita agli enti assistenziali, ha creato^ in antitesi eoi più ovvi principi biologici, la malattia mutualistica; una malattia essenzialmente convenzionale, subordinata alla coesistenza, parziale o totale, di questi due requisiti: incapacità al lavoro (generico o specifico) e necessità di intervento me- dico e di assistenza forma- ceutica. Le nevrosi da assicurazione contro le malattie, prima di trovare la spinta al loro evolversi nella psicopatologia dell'assistito, trovano uno stimolo per il loro insorgere nella latitudine delle istanze che sono consentite o ammesse dalla legge. Ora, e volendo di proposito astrarre dall'opinione di chi vorrebbe considerare il < piccolo rischio > come un embrionale sottoprodotto delle nevrosi, come il piano inclinato da cui l'assistito può precipitare nella nevrosi, viene da chiedersi se la copertura del €ptccolo rischio», da parte degli enti assistenaiaJf, ad onta dello smisurato onere che comporta, non costituisca un provvido mezzo per attuare quella prevenzione che ha la più grande importanza nel mondo d'oggidì e costituisce < una delle colonne su cui poggia il problema dell'elevazione materiale e spirituale dei lavoratori ». Sennonché, e bisogna convenire con quanti lo van sostenendo, la prevenzione delle malattie non può identificarsi, e neppure confondersi, sul piano pratico, con la lotta contro quelle piccole esigenze che variamente stimolano il lieve bisogno dei singoli individui e si traducono, praticamente, nella richiesta di innumerevoli prestazioni per debellare malattie effimere od immaginarie. Al congresso tenuto ad Amburgo dal « Centro tedesco per la cura della salute pubblica» il tema principale delle discussioni è stato questo: La salute e l'autoresponsabilità, un terna che, da noi, non è mai stato affrontato. Terminando la sua relazione, il prof. Klose ha detto che « nascere sani è destino » ma ha aggiunto che per « mantenersi sani occorre carattere ». La prevenzione dei mali, la conservazione della salute, dipendono soprattutto da noi L'uomo moderno è incalzato dalla fretta e dall'orgasmo, è insidiato dai rumori, . dall'inquinamento atmo- \ sferico, dall'affermarsi di un ritmo sempre più innaturale di vita e di lavoro. Anche se la durata media della vita si è prolungata e molte malattie acute che un tempo portavano inevitabilmente alla morte oggi possono essere debellate, aumentano perà le malattie croniche e le invalidità. Questa iattura potrebbe esser evitabile se ogni individuo si rendesse conto che l'invecchiare in buone condizioni di salute dipende in gran parte da lui stesso. purtroppo (si è affermato ancora al congresso) di fronte allo sviluppo economico e sociale delle forme collettive, la personalità dell'individuo rischia di naufragare: con il diminuire della personalità, si indeboliscono sempre più le forze e le capacità dei singoli. Ne deriva che viene soffocata in germe l'attiva collaborazione, da parte del singolo, al mantenimento della salute. La massa ha imparato a ragionare così: « Se mi dovessi ammalare, ci penserà la Mutua... ». E la Mutua, che solleva il malato dalle preoccupazioni economiche, crea.una specie di fatalismo che rischia di uccidere ogni tendenza salutistica. Il fenomeno si verifica anche da noi, ma, al dire degli osservatori imparziali, un altro fenomeno è da registrare nella più parte degli assistiti dai nostri enti: ed è, per dirla con le parole del prof. Cesare Coruzzi, un pioniere ed un maestro della medicina sociale, « ...l'esosità spiccatissima, da cui deriva la volontà di recuperare quanto si è versato alla Mutua... Sullo spirito di solidarietà prevale il senso dell'egoismo... ». Francesco Argenta
Persone citate: Arnaboldi, Dragonetti, Inam, Klose, Santi Dragonetti, Vittorio Arnaboldi
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