Chiarimenti urgenti di Michele Tito

Chiarimenti urgenti Chiarimenti urgenti Nella seconda fase di questa interminabile crisi ministeriale c'è stato un errore iniziale. Segni, troncando le trattative per la formazione d'un ministero di centro-sinistra e rifiutando il mandato a comporre il nuovo governo, non dette del troncamento e rifiuto nessuna comunicazione e spiegazione al pri e al psdi. Possiamo escludere che in codesta omissione ci sia stata intenzione ostile ai due partiti, e al progetto del governo di centro-sinistra; ma era ben diffìcile che quei partiti non considerassero un simile abbandono -ielle trattative come un cambiamento di rotta e quasi un atto di guerra. Contrari com'erano già da tempo ad un monocolore democristiano, era inevitabile la trasformazione della contrarietà in una esclusiva pregiudiziale,.che si è comunicata altrettanto inevitabilmente al psi: non fosse altro, per obbligo di lealtà reso più stringente dal fatto che entro la de; o nei dintorni, si affacciava la incredibile tesi che l'astensione socialista, compromettente per il centro-sinistra, si poteva invece accettare per il monocolore. Non era più il psi a subire l'esclusiva, bensì pri e psdi. C'era solo un modo per tentare con qualche probabilità di far ingoiare il monocolore alle sinistre democratiche: ed era quello di presentarlo come un ministero di affari, necessario a prender tempo perché si chiarisse la situazione all'interno della de. Questa specificazione ultima era assolutamente necessaria, e bisognava farla (sia pure con pudica circonlocuzione) al momento stesso della presentazione del ministero. La stessa necessità valeva rispetto al pli, che per suo conto esigeva la stessa chiarificazione e rimorchiava il pdi sulla sua posizione. Il ministero Tambroni, presentandosi, si qualificò «ministero amministrativo» (non «ministero d'affari'»), e presentò un programma vasto e molteplice, in cui non mancavano affatto prò getti e questioni di carattere politico: tali, però, da non costituire una caratterizzazione precisa, sinistror sa o destrorsa. Esso prò gramma, così, non allettava nessuna delle due parti, mentre in tutte due creava il sospetto di un ministero a lunga durata, con svolgi menti imprevedibili. C'era un solo gruppo parlamentare pronto a vo tare per un qualsiasi mini stero che, accettando i suoi voti, gli desse un simulacro di legittimità nazionale e oostituzionale. Ma proprio questo partito era l'ultimo su cui potesse appoggiarsi un ministero democristiano, dopo il Congresso di Firenze, dopo le ripetute dichiarazioni della Direzione, e dopo aver condotto uffi cialmente trattative per un ministero di centro-sinistra Si vide subito come le cose sarebbero finite: tutti i par titi di destra, centro, e sinistra contro, e solo il msi a favore: cioè, il partito che, rivendicando Salò, auspicando una nuova dittatura fascista, o clerico-fascista, e oltraggiando in ogni occasione la Resistenza, rinnega i fondamenti stessi dell'Italia odierna. Di fronte a tale sicura prospettiva, il presidente Tambroni avrebbe dovuto senz'altro ritirarsi. Invece pronunciò un discorso di replica sul quale tutto, ormai, è stato detto. Pure, un punto almeno dobbiamo rilevare, nelle prime e seconde dichiarazioni Tambroni. Abbandonando la formula ufficiale democristiana dell'uguale condanna del msi e del pei (formula che taluni democratici, anticomunisti indiscussi, considerano già troppo favorevole plercnbzoszrgnGapbmdo per il msi), egli pronunciò l'anatema contro il solo pei, e giunse al punto di parlare di ipoteca comunista sul centro-sinistra. Come mai non si è reso conto, il Tambroni del discorso di Firenze, che così procedendo egli optava per l'estrema destra, contro destra costituzionale, centro e sinistra? * * Cronache degne di fede riferiscono che nel Consiglio dei ministri da cui sono uscite le dimissioni l'on. Gonella ha detto: « Stiamo attenti a non commettere più errori perché non abbiamo più margini per commetterne ». Mi permetterei di ribadire questo giudizio, osservando che anche nei due comunicati, della Dire¬ zione democristiana e del Consiglio dei ministri, un errore — speriamo ultimo — c'è stato: quello di non ripetere esplicitamente e definitivamente che la de non può accettare come politicamente validi i voti missini. E anzi, il comunicato del Consiglio, combinando l'omissione suddetta con la constatazione (inutile, come puro dato di fatto) « che la Cameraj accogliendo l'invito del governo, aveva concesso il voto di fiducia », sembra proprio voler confermare la validità politica del voto stesso. Sarà bene quindi — pur nella legittima soddisfazione per il fallimento della tentata ■ « costituzionalizzazione » missina, e per . il pronunciamento antifascista in seno alla de — non affrettarsi a parlare , di chiarimento definitivo circa questo punto; e tanto me¬ no, conseguentemente, circa una precisa e valida volontà democristiana per il centro-sinistra. Invochiamo pertanto anche noi che il chiarimento avvenga al più presto. Non possiamo invece Giudicare — e non tocca *» noi farlo — se esso possa avvenire tanto rapidamente da estrinsecarsi nella formazione immediata di un ministero solido, vitale, di centro-sinistra. O magari, invece, di centro-destra; poiché la necessità pregiudiziale è proprio questa: che chiarimento ci sia in un senso o in un altro. Nel caso che coloro, a cui quel giudizio spetta, giudicassero occorrere alla de una pausa di raccoglimento, io penso che la soluzione provvisoria di un ministero di affari — sino all'anbrovazione dei bilanci e non oltre — sarebbe accettabile. Luigi Salvatorelli [,u"oròe voK dXrnanTe3! Le minacciate rappresaglie interessano 28 capoluoghi tra 1 quali Genova e Roma, e centinaia di comuni minori. Il Consiglio comunale di Roma, che doveva riunirsi stasera, è stato rinviato perché i neofascisti avevano annunciato di non essere disposti a dare i loro voti ai bilanci che dovevano essere approvati. Il sindaco Cioccetti rischiava di trovarsi in minoranza. I gruppi di opposizione, però, intendono utilizzare l'occasione ed hanno richiesto stanotte la convocazione urgente del Consiglio comunale. Sottoscritta da trentun consiglieri, la richiesta non può non essere accolta. Il Consiglio comunale di Roma, c'osi, dovrà riunirsi entro il 18 aprile: quel che accadrà nell'aula del Campidoglio avrà ripercussioni immediate sulla situazione polìtica generale. La mossa del neofascisti rende più complessa la situazione. A Palermo, tra l'altro, il governo regionale si regge coi voti dei neofascisti. Una crisi nelle amministrazioni locali minaccia di inserirsi nella crisi di governo, ma nella misura in cui l'on. Moro ed i più responsabili esponenti della do non sono disposti a piegarsi al gioco del msi la situazione potrebbe portare ad evoluzioni e chiarimenti imprev'stl. I direttivi del partiti monarchico e liberale si riuniranno domani; il direttivo del psi probabilmente dopodomani; la direzione de giovedì. Michele Tito

Persone citate: Gonella, Luigi Salvatorelli, Tambroni

Luoghi citati: Firenze, Genova, Italia, Palermo, Roma