Il fiduciario fascista sarebbe intervenuto per far credere che i delitti erano suicidi di Guido Guidi

Il fiduciario fascista sarebbe intervenuto per far credere che i delitti erano suicidi Il processo per la catena di assassini! ad Alleghe Il fiduciario fascista sarebbe intervenuto per far credere che i delitti erano suicidi Alla Une della guerra, uno degli imputati si adoperò per salyarlo dalla fucilazione - Lo avrebbe fatto perché l'ex-gerarca avrebbe lasciato ad un notaio una dichiarazione nella quale era scritta la «Yerità» (Dal nostro inviato speciale) Belluno, 8 aprile. ^Carolina Finazzer, mia cognata, si è uccisa la'notte del 4 dicembre 19SS e comunque io della sua morte non so assi lutamente nulla. Per quanti riguarda poi la fine dei coniugi tiqsaleninDel Monego io sono innocen-\tate. Se poi qualcuno, come mio : mcognato Aldo Da Tos, o come Giuseppe Gasperin mi accusa o mi ha accusato dicendo che io sono responsabile di quegli episodi, o è matto o è in malafede ». Anche Pietro De Biasio si è adeguato (e nessuno pensava che accadesse qualcosa di diverso) alla linea difensiva assunta da sua moglie Adelina e dal fratello di costei, Aldo Da Tos. Pietro De Biasio, marito da SS anni di Adelina Da Tos (un matrimonio senza figli) e capo effettivo della famiglia degli albergatori di Alleghe, sapeva che presentandosi oggi ai giudici della Corte di assise sarebbe stato preceduto da una fama tutt'altro che lusinghiera. Gli elementi raccolti nel corso delle indagini lo indicano come un personaggio cupo, abile, astuto, prepotente, al quale è stato possibile tenere in pugno per anni un intero paese, i cui settecento o poco più abitanti hanno preferito tacere piuttosto che incorrere nelle sue vendette. Pietro De Biasio nella sua vita (egli ha 61 anni) è passato attraverso cento mestieri: da gestore di bar a Venezia, a € canneggiatore » presso l'ufficio del Genio Civile di Alleghe, ad assistente presso una centrale elettrica, a capo squadra in un'impresa edile in Persia, a dirigente di un cantiere nell'Organizzazione Todt durante l'occupazione tedesca, a comandante di un reparto partigiano, a curatore, infine, degli interessi della famiglia Da Tos nella direzione dell'albergo Centrale di Alleghe. La sua maggiore preoccupazione, oggi, è stata quella di dissipare le eventuali prevenzioni sul suo conto presentandosi come un uomo assolutamente tranquillo, vittima di un'apparente avversa situazione e disposto, comunque, a perdonare tutti. Ed il presidente lo ha assecon -1 darò in questo atteggiamento à j facendolo parlare a lungo con GrgEicbGamsrBcsadtapsciupcltnsss, a r o i r o e o e o e o iuu al e lo elia maen fi solo scopo di studiarlo atten tornente e poi porgli talune domande che lo hanno messo a disagio. Sino a quel momento la conversazione, diciamo così, fra imputato e giudici era andata avanti tranquilla e Pietro De Biasio si è dilungato nei dettagli: « La cameriera Emma De Ventura* — ha spiegato — era una bella ragazza, allegra, facile ad innamorarsi. Si uccise perché venne licenziata da mìa suocera che l'aveva sorpresa con un uomo. Escludo che possa averla uccisa mia moglie. Carolina Finazzert Una giovane molto educata, istruita, religiosa, forse un po' troppo taciturna e sempre eccessivamente triste. Io ho pensato sin. dal primo momento che si era gettata nel lago perché affetta'da sonnambulismo. Io responsabile di quella morte t — ha precisato intuendo la domanda del presidente — JS perché/ Non ve n'era motivo. In paese qualcuno cominciò a dire che poteva essere stato il marito a sopprimerla} Non posso dire nulla in proposito perché partii subito per la Persia. E non so niente neanche dei coniugi Del Monego, che erano miei amici... ». < Già — lo ha interrotto b'ru scamente il presidente —, ma suo cognato Aldo Da Tos in istruttoria e Giuseppe Gasperin ancTie in dtbattimento afferma-no il contrario*. «Se io dicono sono dei mat- ti», ha replicato l'altro tranquillo, i « Già — ha incalzato il presidente — ma lo ha ammésso anche lei di essere responsabile dei tre omicidi (Carolina Finazzer e i coniugi Del Monego) in una sua dichiarazione scrit- ta e consegnata volontaria mente al carabiniere Mario Gasparn ». «.Ero stanco q\uando mi arrestarono il ST luglio 1958 — si giustifica Pietro De Biasio. — Ero rimasto ventiquattro ore in piedi sotto una lampada oc cecante. Ho ritrattato però subito dopo. «E perché Aldo Da Tos e Giuseppe Gasperin lo hanno accusato anche in due dram matici confrontit », — ha insistito implacabile il presidente, « Non so spiegarmelo davvero », ha commentato Pietro De Biasio e anche lui, come suo cognato e sua sorella si è chiuso in se stesso. E' tornato ad aprirsi soltanto quando poco dopo il presidente ha affrontato due argomenti tenuti sino a quel momento in riserva. Il primo si riferiva alla scomparsa di due giovanotti di Alleghe che, andati a lavorare con lui in Persia, non sono più tornati: uno, Adamo Del Monego, scomparso misteriosamente, il secondo, Gervasio Rudatis, avvelenatosi chissà per quale motivo. E' quasi superfluo accennare che qualcuno degli accusatori sarebbe disposto ad attribuire anche la responsabilità di queste due morti, in un certo senso misteriose, al De Biasio. Secondo taluni, infatti, i due sventurati avrebbero fatto parte della schiera dei testimoni pericolosi che, a conoscenza dei segreti di Alleghe, sarebbero stati posti in condizione di non più parlarne. « Adamo — ha spiegato tranquillo De Biasio — parti verso l'interno della Persia e non è più ritornato. Gervasio, invece, fu trovato morto nel suo letto dopo avere bevuto da una bottiglia nella quale furono rinvenute tracce di un veleno potentissimo ». E per il momento l'argo- mLrafnt1MnsfiqmgtccRdacsBiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii l e - mento è sembrato chiuso. L'altro, invece, si riferisce al ruolo che in questa storia avrebbe avuto l'ex' fiduciario fascista di Alleghe, il cav. Rainero Massi, il quale si era tanto adoperato nel lontano 193S, insieme al parroco don Marcon, perché venisse ritenuta attendibile la tesi del suicidio con cui giustificare la fine di Emma De Ventura • e quella di Carolina Finazzer. n De Biasio, partigiano, come ha tenuto a precisare oggi, si sarebbe adoperato moltissimo per evitare all'ex fiduciario la fucilazione. Se non che, secondo taluni, il cav. Raincro Massi non dovrebbe tanto la vita alla generosità di Pietro De Biasio, quanto alla propria astuzia avendo consegnato ad un notaio una sua dichiarazione con la verità sui delitti di Alleghe, con la conseguenza che Pietro De Biasio si era trovato costretto a salvare un testimone pericoloso da vivo, ma ancor più pericoloso da morto. Ovviamente Pietro De Biasio ha escluso la fondatezza di queste insinuazioni: ma è un argomento sul quale si ha l'impressione che i giudici vogliano tornare sopra. Se risultati positivi, clamorosi ed evidenti i magistrati non hanno sostanzialmente ottenuto con De Biasio, grandi passi avanti non hanno compiuto neanche tornando a interrogare Adelina Da Tos. Hanno solo puntualizzato la sua grande difficoltà a spiegare perché si attribuì, in alcuni interrogatori} la responsabilità della morte di Emma De Ventura. <Fui costretta ad accusarmi perché stanca », ha spiegato. Ma quando le è stato fatto rilevare che, in fondo, lei aveva ripetuto le medesime accuse al pubblico ministero, allora Adelina Da Tos si è smarrito e non ha saputo rispondere. " Guido Guidi iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiir g4ilrD Adelina Da Tos, accusata d'aver ucciso la cameriera per un torbido retroscena, scende dal cellulare (Tel.) IIIIIIIMIM> llllllllllllllllIIIIIIEIIIIIIIIIIIIIIIMIllllItlllKlllllllllllllllllI I II II M111 II 111 11 11 1111111