Un poeta ligure

Un poeta ligure Tutti i Tersi di Edoardo Firpo Un poeta ligure Dei poeti che la Liguria ha dato all'Italia i lettori ^.ì oggi ne conoscono almeno quattro, nostri contemporanei, Sbarbaro e Montale, Mario Novaro e Caproni, poeti in lingua; ma vorrei che, anche al di là di Genova e della Liguria, visto che alcuni suoi giovani amici han raccolto tutto il suo fardello di versi in un libro solo presso un editore nazionale, l'Einaudi, fosse ormai conosciuto questo poeta in dialetto, Edoardo Firpo. E' morto tre anni or sono, vicino ai settanta. La sua vita passò quasi oscura, certo umile. Ci dev'essere ancora alla porta del suo alloggetto in via Casaregis a Genova la targa con su scritto: Firpo Pianoforti. Perché faceva per l'appunto il riparatore di pianoforti; e c'era una qualche inflessione autoironica nel dichiarare quel suo mestiere, a lui cosi poco provvidenziale. Capitò a Edoardo Firpo, alquanto sospetto a fascisti e tedeschi, di sentirsi chiedere da un maresciallo (mi pare) delle S.S. quale fosse la sua professione, e lui rispose « poeta » : era Piccolino, bruttino anche, e sulla sua bocca la parola dove parere ancora di più una sfacciataggine, una trovata un po' beffarda, sicché si prese un tremendo schiaffone. A parte i pianoforti, Firpo si consolava dipingendo : quadretti senza grandi qualità, ma di quelli che rivelano una nobile delicatezza, un'intimità gentile. E poetava, senza abbondanza: tre libretti in tutta la sua vita, a cominciare, pubblicamente, dai quarantanni; ma già al primo Alfredo Schiaffini ne citava l'autore nell'Enciclopedia Italiana («traipiù giovani riscuote plauso Edoardo Firpo con la bella raccolta dal tìtolo 'O grillo contado »), e al secondo, 'O fiore in to gotto («il flore nel bicchiere »), Montale intuì in lui un probabile presagio di rivelazione poetica. Tutta l'opera ('O grillo contado e altre poesie) è ora presentata senza alcuna separazione che ricordi gli antichi libretti, ma forse non era davvero importante segnare quegli stacchi, perché il progresso di qualità, il lieve arricchirsi e approfondirsi del suo mondo lirico, la più severa e un po' più complessa maestria tecnica appaiono, procedendo, assai evidenti al lettore. La lirica di Firpo è tutta un malinconico idillio, anche la sua felicità è breve e trepidante, una ruga dolorosa incide quasi sempre il suo guardare cosi assorto. I temi sono tutte quelle cose così naturali e vive e patite della poesia sentimentale (per lo più aspetti e affetti di un paesaggio), il mondo offerto agli occhi nella sua elementare visività, nella immediata apparenza, e in un'intima dolcezza che meglio sembra degustarsi nel sapore di un presagio di perdita, di morte. I limiti della poesia in dialetto sono in genere proprio quelli del suo intimismo,' del godimento di ciò che è piccolo e ieggero e irresponsabile, del non poter attingere mai l'alta cultura se non in chiave d'ironia, di satira, di esprimere solo le ragioni del cuore e mai quelle più intricate e robuste dell'intelletto. Ma ciò che si radica nella più fonda sensibilità può essere raggiunto con una gamma sorprendente di toni sottili: il diminutivo vi gioca con una verità affettuosa che la lingua letteraria non conosce. In mezzo alla così difficile, così saputa, così cosciente poesia di oggi, l'abbandono alla lirica dialettale offre una più facile gioia: la rima lievemente alata, abilmente mnemonica, che sostiene immagini chiare, emozioni senza segreti. A un certo momento si gode questo contemplare sommario col suo incanto innocente e non si chiede di più e si pensa che la verità sia pur sempre quella che si coglie coi sensi subito, o in un sobbalzo di ricordi. Ma Firpo era un poeta di moderne letture. Anche se i suoi maestri non si conoscono (amava Saba; e certo ha raccolto per via un po' di aria del Pascoli), si sente che la sua facilità espressiva ha dietro una sempre più accorta tecnica, e anche le cose più esili, dopo l'esperienza del primo libro, diventano di una squisita perfezione (il poeta, per esempio, vuol salutare la primavera e si volge « a-o perseghetto instecchìo — ch'o pà de fiferetto », all'esile pesco stecchito, che pare di (il di ferro, e gli si mette accana), dice, senza farlo tremare, come quell'angelo di Simone Martini...: è un'immagine di gentile e prezioso richiamo). Tutta la seconda metà del libro e piena di piccole cose stupende, da Tramontanetta, che è ancora del primo tempo tutto oggettivo, a Servetta, L'orto, Osso de persego, Clamino o martinpescòU, Olivo spatnpaggiòu Gita de néutte, A casa de campagna, Fiore do gardo...; la malinconia s'imbruna un po' di più, il dolore trova ragioni più concrete, dall'appunto si va alla rappresentazione, la tessitura strofica è più ricca e il canto più interno. Mentre il poeta sta leggendo upcfHcecatsamrifddsCldmircctstSsbvzSst una poesia di Garcia Lorca, « o poeta spagnollo fuxillòu », un colpo secco poco giù nel monte ferma le foglie e il suo respiro. Ha fatto in tempo a vcì».j.e precipitare una stella spenta fra ciclo e mare. «Canzone di bosco — canzone d'Andalusia, — se mai andrete innanzi a un cuore pietoso — non dite che l'uomo vi ha sparato ». Questa è la poesia Colpo in te ae (colpo nelle ali): un'intuiziom altissima (qui, non a caso, la rima appare una volta sola); un fulmineo rapporto, di mistero e di angoscia, è fra quel ricordo del poeta •« fucilato » e il « colpo secco». La poesia Ai vie.tiri de Cravasco è una memoria del colore della Resistenza, m:., fuori de' traslati eroici, è tutta umilmente compassionevole e umana; il poeta, come un passeggero che rifa il cammino dei martiri e ne cerca qualche traccia, non si fa che una domanda : « Perche in te grandi ingiustizie — Dio o l'è sempre lontan? ». Ci si chiederà se è facile intendere una poesia genovese. Salvo la romanesca, tutte le altre sono ardue alla lettura. Hanno bisogno di parafrasi italiane (il volume del Firpo ha una traduzione perfetta a fronte, di Guido Sechi); ma per l'appunto questo soccorso necessario giova a chiarire maggiormente se il dialetto, in quel caso, era un travestimento della lingua letteraria, o una condizione d'origine. Franco Antonicelli iiiiriiiiiiiiifiiiiiiiiiitiiiitiiiiiiittiiiiiiiitiiiiiiiii

Luoghi citati: Andalusia, Genova, Italia, Liguria