Gli austriaci scenderanno in massa in Italia dimenticando le polemiche sull'Alto Adige di Enzo Bettiza

Gli austriaci scenderanno in massa in Italia dimenticando le polemiche sull'Alto Adige Previsto per l'estate un flusso turistico superiore agli anni precedenti Gli austriaci scenderanno in massa in Italia dimenticando le polemiche sull'Alto Adige Già per Pasqua molte comitive a Roma, Firenze, Venezia - Raddoppiati rispetto al '59 i treni organizzati dalle compagnie di viaggio - Enorme richiesta di prenotazioni alle agenzie e all'Ente del turismo italiani (Dal nostro corrispondente) , pVienna, 7 aprile. In questi giorni d'avvio del tradizionale viaggio pasquale in Italia, con cui ogni anno si inaugura il grande flusso migratorio dal Nord al Sud, 11 direttore dell'Ente del turismo italiano per l'Austria, marchese Toraldo di Francia, ha compiuto un giro d'ispezione che lo ha portato da Graz ad Innsbruck. La preoccupazione che ha spinto il dirigente dell'Enit ad imbarcarsi nel lungo viaggio derivava dalle spiacevoli esperienze dell'anno scorso, quando, a causa dell'improvvisa crisi altoatesina, numerosissime prenotazioni fatte da austriaci per il loro classico viaggio di Pasqua vennero cancellate all'ultimo momento: la propaganda degli oltranzisti per il «SiidTirol >, svolta con una tattica abile e spesso Invisìbile, aveva attecchito in una maniera che molti allora definirono < catastrofica». Adesso, alla sola distanza di un anno, e per di più in un momento in cui le relazioni tra l'Austria e l'Italia sembrano ancora lontane dalla normalità, la situazione turistica, dal canto suo, si è non solo tutto ad un tratto normalizzata, ma, per uno scarto psicologico inatteso, quasi incomprensibile, è perfino migliorata rispetto agli anni anteriori alla crisi. Basti pensare che il direttore dell'Ufficio turistico regionale per il Tirolo, per la regione cioè più impegnata nella polemica con l'Italia, ha dato la seguente assicurazione al direttore dell'Enit di Vienna: «Il nostro ufficio prevede, quest'anno, un flusso di turisti tirolesi verso l'Italia superiore del 40 per cento a quello di due anni fa». Fatto curioso, neppure nel 1959 la migrazione turistica tirolese risentì molto RcspIgatpdtsfanszidzzclcrdscrvLfdella crisi, la quale decimo, in-ìtovece, con un'incidenza altlssl-'•mma, i viaggi prenotati dai vieuv nesì presso le agenzie della capitale. Fu il Tirolo, per contro, a subire una perdita nell'Intercambio turistico: il numero consueto dei visitatori dall'Italia diminuì del 20 per cento. •'Ciò ha spinto il direttore dell'ufficio di Innsbruck a dire ora al suo collega italiano: «Gli Italiani, se vengono nel Tirolo, saranno sempre trattati benissimo ». Sono queste le Incongruenze create da un profondo malinteso politico tra due Paesi civili, democratici, confinanti, che, a prescindere dalla controversia dì confine che li divide, sono uniti da mille altre cose, a cominciare dai cospicui e reciproci interessi economici. Proprio il paradossale capovolgimento della attuale situazione turistica dimostra quanto, al fondo, la questione altoatesina sia artificiale, quanto, le sue radici siano deboli nella psicologia popolare, quanto le sue particolari ragioni polìtiche cozzino dissennatamente contro le comuni ragioni economiche. Senza approfondire questo punto, che non rientra nel discorso, accenneremo di passata che nella massa, come in certi influenti ambienti fi nanziari, l'interesse economico sembra contrapporre ogni giorno di più le sue giuste apprensioni agli eccessi della agitazione irredentistica. Parlavamo pochi giorni or sono con un eminente intellettuale cattolico, il quale definì, seccamente, 1 sentimenti irre' dentistici per l'Alto Adige co me «sentimenti di una geno-r»-. zione passata». La generazio ne, intendeva dire quell'Intel lettuale sulla quarantina, da cinquant'anni in su. Subito do po ci confidava che egli stesso nei prossimi giorni condurrà una comitiva di 150 intellettuali, tra cui diversi professori di università, a Venezia, ad Assisi ed a Roma Non si tratta di una iniziativa isolata. Un'al tra comitiva, per esempio, che comprende 112 turisti scelti, magistrati e alti funzionari del ministero della Pubblica Istruzione, si appresta a partire da Vienna per raggiungere Pompei. Il Cardinale di Vienna, Konìg, ha deciso di recarsi a Grado per un periodo di riposo dopo il grave incidente automobilistico occorsogli in Jugoslavia. Lo stesso dott. Moden, che l'altr'anno mobilitò i suoi giornali, tra cui «Die Presse», nella campagna anti-turlstica, ora ha cambiato personalmente opinione, ed ha pensato di trascorrere una breve vacanza in Italia. Questo per citare alcune personalità di rilievo e alcuni ceti elevati. Ma anche 11 turismo di massa sì è rimesso alacremente sulla via del Sud. I treni speciali, prenotati dalle Compagnie di viaggio, sono raddoppiati rispetto alla Pasqua di un anno fa. A parte comunque 1 singoli, che viaggiano in treno o in automobile, le comitive organizzate da scuole, enti, sindacati eccetera, assommeranno, nella sola Vienna, ventimila viaggiatori. Non solo non si leggono più per le strade i cartelli che l'anno passato invitavano i viennesi a dirottare in Jugoslavia, oppure a rimanere a casa, ma « Die Presse », con un tono indeciso tra lo stupore e la constatazione oggettiva, scrive che «nonostante la controversia sud-tirolese, gli austriaci non hanno voluto rinunciare alla loro tradizionale Pasqua italiana». A Vienna, la grande richiesta ha superato in un batter d'occhio i preventivi progettati, con una certa cautela, dagli uffici di viaggio: diversi cittadini si sono rivolti all'Enit in cerca di una camera à Veneala, di un alberghetti o una mvAlla pensioncina a Firenze o a Roma. Altri sono venuti a chiedere informazioni sugli scavi etruschi, su Spina, sui preparativi per le Olimpiadi. Insomma, è stato come se un ghiaccio innaturale, durato un anno, si fosse improvvisamente rotto per lasciar sgorgare, più irruente che mai, il flutto della curiosità e della simpatia per le cose italiane. Sarà opportuno fare un'osservazione. Ciò che un anno fa indusse gran parte degli austriaci, in particolare i viennesi, a disertare il Sud, fu, assai più che il risentimento nazionalistico, il timore di subire in Italia affronti o atti di vandalismo. Citeremo le motivazioni avanzate da alcune agenzie dì viaggio per spiegare, al competenti organismi italiani, la causa delle massicce rinunce alle prenotazioni che si verificarono allora: «La paura di venir molestati durante 11 soggiorno in Italia, nei fatti o con le parole, ha spìnto numerosi turisti a rinunciare al viaggio»; «Gli automobilisti temono che le loro macchine vengano danneggiate, che venga loro rifiutato il rifornimento di benzina o il cibo nei ristoranti »; « Alcuni hanno dichiarato di rinunciare al viaggio a malincuore: desiderano evitare incidenti » E, spulciando nella lista che abbiamo sotto mano, si potrebbe continuare. Più del patriottismo, dunque, almeno in moltissimi casi, potè il desiderio del tutto privato di evitare in Italia quelle noie e quelle pìccole seccature (11 cameriere sgarbato, 1 pneumatici bucati, l'insulto per la strada) che una propaganda sottile, svolta capillarmente, non ' solo nei giornali, aveva fatto balenare davanti agli occhi della massa politicamente neutra e spesso indifferente. Ora, il fantasma della rappresaglia sciovinìstica si è dileguato: coloro che sono stati in Italia non hanno riportato nel ritorno a casa esperienze diverse da quelle di tutti gli anni. Enzo Bettiza

Persone citate: Toraldo Di Francia