Una. cavalcata di "Oscar,,

Una. cavalcata di "Oscar,, —= DIETRO LO.SCHER.MO =— Una. cavalcata di "Oscar,, Si sono concluse intense campagne elettorati - Criteri di gente del mestiere e la convincente vittoria di un'attrice - Malinconiche conclusioni di un Festival - Una sconfessione "ufficiosa,, a una lista nera - Nuovi film italiani Non è molto difficile, di anno in anno, prevedere i vincitori degli Oscar, specialmente per 1 più evidenti, i più importanti. ' La lotta è invece quasi sempre aperta per il miglior attore, la migliore attrice e il miglior film straniero. .Per questi premi contano anche elementi quasi imponderabili, e più di una volta si sono infatti avute delle vere e proprie sorprese. Anche perché i rispettivi aspiranti fanno, naturalmente, tutto ciò che possono ptr accaparrarsi consensi, ma non dispongono delle « sfere d'influenza » nelle quali spaziano i grandi produttori. L'assegnazione, in definitiva, è il frutto di una grossa, intensa campagna elettorale. Sono centinaia e centinaia di voti, corrispondenti ai soci della «Academy Award>, i quali rappresentano quasi tutte le categorie della produzione. Sono quindi voti di gente del mestiere; la quale, logicamente, pensa anzitutto e soprattutto al mestiere, e ai suoi presupposti pratico-economici. Raramente prevale quindi un criterio più o meno artistico. S'impone invece, e facilmente, il rispetto per il « colosso », e tanto meglio se si tratta di un < super-colosso >. Quest'an no se ne è avuta una dimostrazione davvero massiccia. L'eletto è stato Ben Hur, co stato circa nove miliardi di lire; e ne sono preventivati settanta di incassi lordi. Tre ore e mezzo di prolezione, una enorme macchina spetta¬ che un nuovo < super-supercolosso > possa arrivare a dodici. E quando ciò accadrà qualcuno potrà gridare al portento. Sono cose che ci lasciano particolarmente freddi; anzi, meno che indifferenti. Sono giudizi e riconoscimenti a braccio, addirittura a metri cubi. Si darebbe volentieri un piccolo Oscar, almeno come ricordo, a ciascuno degli innumerevoli spettatori che il film-mammouth certamente avrà. E anche l'assegnazione, per il miglior film straniero, all'ineguale e presuntuoso Orfeo negro, di Camus, non può non lasciare perplessi. L'unica nòta convincente è l'Oscar a Simone Signoret per La strada dei quartieri alti. Un'attrice giunta alla sua più recondita semplicità espressiva, e quale forse soltanto la vecchia ma inesauribile Europa può ogni tanto ancora offrire. * * Le previsioni ottimistiche degli organizzatori del secondo festival afro-asiatico, al Cairo, non si sono avverate. colare e spettacolosa, un ennesimo ritorno alle più vistose origini della produzione di laggiù. A Hollywood il ricordo e l'esempio di un De Mille sono ancora e sempre quelli di un venerato e venerabile santone. Uno sportivo segnalerebbe anche il < crollo » di tutti i primati. Il record era infatti detenuto dal mediocre Gigi, di Minnelli, con nove Oscar; Ben Hur ne ha avuti undici. Passe¬ ranno certo degli anni, prima ro maggior parte dei Paesi invitati ha fatto scena vuota, o ritirando all'ultimo momento l'adesione, o accampando pretesti, con tutte le dovute scuse. Sono così state presenti, su trentadue invitate, soltanto sei Nazioni, ivi compresa la BAU ; e di tutti i Paesi africani uno solo, l'Egitto, che naturalmente doveva fare gli onori di casa. — La cucaracha, per la regìa di Ismael Rodriguez, si ambienterà durante ia rivoluzione messicana, e avrà per protagonista Marta Felix, nelle vesti di una sdegnosa amazzone, combattente ti fianco dei rivoluzipnari. — Alain Resnais, il regista di Hiroshima mon amour, sta preparando un film assai diverso, Harry Dickson, ispirato alle avventure dell'eroe dei romanzi americani « a fumetti » di quarant'anni fa. .Riprese a Parigi e a Londra, con, probabilmente, Laurence Olivier. — Un altro film su Napoleone, dovuto, per la sceneggiatura, a Charles Spaak: Sant'Elena, per la regìa di Duvivier, che vi inquadrerà gli ultimi anni dell'esule prigioniero. * * Si dette a suo tempo notizia come alcune delle massime sigle editrici. di Hollywood avessero dichiarato di confermare una decisione del 1947, tendente a escludere dalla produzione quegli scrittori che si erano rifiutati di collaborare con i comitati parlamentari di investigazione. Erano cosi, di fatto, vere e proprie liste « nere », che colpivano soprattutto parecchi sceneggiatori. Al punto che i migliori di questi continuarono a lavorare con pseudonimi, e qualcuno, sempre con uno pseudonimo, ebbe poi a beccarsi persino ' un Oscar. Recentemente Otto Preminger assunse un atteggiamento molto energico, e affidò senz'altro a Dalton Trombe, e ufficialmente, senza p'seu donimi, la sceneggiatura diEsodo, dal romanzo di Leon Uris. Ire, proteste e polemiche, da. parte del soliti benpensanti,' che si ostinano a considerare non superate alcune formule di maccartismo. Ma la < Lega degli scrittori america- ni », preso atto della decisione di Preminger, non ha potuto, a termini di regolamento, non « riammettere » nelle sue file 11 reprobo Trumbe. Lo ha dichiarato in questi giorni Curtis'* Kenyon, presidente della «Lega»; e con, fra le righe, un certo disappunto. * * La garsonnière è il nuovo film di Giuseppe De Santis; inizio delle riprese in questi giorni con Eleonora- Rossi Drago, Raf Vallone, Gordana Miletic e Marisa Merlini. Il titolo è un po' 1920, e adombra l'avventura di un uomo non più giovane con una giovanissima ragfizza < di buona famiglia». — La Federazione dei Circoli del Cinema pubblica un catalogo (per generi e temi) dei film attualmente reperibili in Italia. — Francesco Mosetti ha iniziato le riprese de I delfini, un gruppo di ragazzi della buona e ottima borghesia in una città di provincia, una probabile variazione del tema de I vitelloni; sono fra gli attori Gerard Blain, Claudio Gora, Antonella Lualdi, Claudia Cardinale, Betsy Blair e Anna Maria Ferrerò. — Kapo, a Belgrado, per là regìa di Gillo Pontecorvo, con Susan Strasberg, Laurent Terzieff e Emmanuelle Riva. — Un regista esordiente, Giuseppe Rolando, sta dirigendo a Torino Appuntamento in Paradiso, che rievocherà la figura del giovanissimo santo Domenico Savio. — Mari, Scarpelli, Giàgni e Mandarà sconfessano, date le varianti apportate, la loro sceneggiatura per II principe fusto, il film ideato, prodotto, diretto e interpretato da Maurizio Arena. * * Critiche — Un vecchio attore, giunto alla fine della sua parabola, si compiaceva di avere sempre avuto una quasi imperturbabile serenità nei 'confronti della critica e del suoi giudizi. «Una sola cosa» aggiungeva «non ho mai potuto sopportare: il tono d'una compiacente indulgenza. Perché, se indulgenza è, deve allora essere plenaria». m. g.