Radicali e socialisti in Italia e fine Ottocento di Paolo Serini

Radicali e socialisti in Italia e fine Ottocento Vicende poco note dello storia recente Radicali e socialisti in Italia e fine Ottocento Il socialismo, nel nostro paese, si sviluppò intorno alla tradizione rivoluzionaria e mazziniana del Risorgimento - Tra i democratici di sinistra ed i marxisti durò a lungo un intenso, difficile dialogo Al largo interesse che hanno trovato, nell'ultimo "quindicennio, tra gli studiosi del nostro Postrisorgimento, il movimento socialista e il movimento, cattolico nei primi decenni dopo l'Unità, non ha fatto neppur lontanamente riscontro "quello per la democrazia radicale' e repubblicana Si può dire anzi che la storia di questa, sia ancora In gran parte da'scflvér re. Eppure, come vien ora confermato da-un ottimo ' Saggio di Leo Valiani su La lotta sociale e l'avvento della democrazia in Italia, uscito presso l'Utet, l'evoluzione del repubblicanesimo dopo il 1872, il sorgere e svilupparsi accanto a esso del movimento radicale, l'affermarsi-dopo il '76 in campo parlamentare d'una estrema sinistra sempre più nettamente differenziata dalla sinistra storica e, infine, le complesse vicende dei rapporti tre tali movimenti e quello operalo e socialista, costituiscono uno dei filoni più importanti della storia politica e sociale dell'ultimo Ottocento. E alutano grandemente a intendere anche molti degli aspetti più caratteristici del nòstro socialismo: che, sviluppatosi primamente intorno al filone del ri-' voluzionarismo risorgimentale, non cessò mai (neppure quando si organizzò su basi strettamente marxiste) di avere In quel periodo, con la. democrazia radicale e. .repubblicana, rappòrti ohe il Turati ben caratterizzò quando scrisse, nel '91, che < tra democratici- e socialisti » era « un .continuo respingersi e Cercarsi),1come di persone che vorrébberp^sposarsi (magari con la legge dei divorzio) e temono l'incompatibilità dei caratteri >. .* Su tali aspetti e problemi della nostra storia politica iti quello scorcio di secolo recano ora nuova luce i carteggi del siciliano Napoleone Colajanni, testé pubblicati nelle edizioni Feltrinelli da SI.M. Ganci, ti ' quale vi ha premesso un'ampi a • e utile introduzione. Si tratta, è vero, come nel caso dei carreggi del Cavallotti, usciti nella stessa collezione, solo di stralci: e mancano purtroppo, accanto alle lettere dirette al Golajanni, quelle di lui. Ma la qualità del suoi corrispondenti (Pantano, Ghisleri, Bovio, Mal'on, Kautskjr, Turati, Prarnppr. > lini, Ferri;- PahtàTèòhi', "Pereto} e la stessa complessità della figura del Colajanni (medico, sociologo, giornalista, profes sore universitario e, dal 1890, deputato di Castrogiovanni), che nella trasformazione ideo logica e politica della nostra (democrazia e nelle vicende parlamentari del 1890-38 ebbe ,una parte di priVno plano, ne fanno uno dei documenti, di maggior interesse di quell'età. Ne escono particolarmente illuminati la storia interna del partito repubblicano tra 11 1873 e il 1882; i rapporti di col laborazione e di contrasto tra democrazia e socialismo e il passaggio dall'una all'altro di uomini come Turati; l'evoluzione ideologica del socialismo stesso; le vicende del movimento dei Fasci siciliani e, infine, tutta la crisi politica e so cìale dell'ultimo decennio del secolo. Entrato giovanissimo nelle file repubblicane (dopo aver partecipato, a soli quindici anni, alla spedizione di Aspromonte e a diciannove alla campagna garibaldina nel Trentino), 11 Colajanni ebbe (accanto ad Alberto Mario, ad Arcangelo Ghisleri, al Rosa e ad altri) una notevole parte in quell'evoluzione del partito repubblicano che lo portò ad ab bandonare, tra il 1879 e il 1882, la politica < intransigente > di astensione elettorale e parlamentare. Ma va ricordato so- • prattutto per il tentativo da lui compiuto, nel decennio successivo, di attuare, sul plano ideologico come su quello politico, una sintesi tra la 'tradizione repubblicana è il socialismo, del quale aveva finito anche lui col sentire la crescente attrazione. Erano gli anni In cui Turati, Prampolini, Bissolatl e altri andavano sottoponendo le dottrine positivistiche, imperanti nel campo culturale e filosofi co, a una revisione e rielaborazione in senso socialistico. E anche il Colajanni procedette nella loro orbita: cercando di dimostrare, negli scritti raccolti nel volume II Socialismo (1884), che la teoria dell'evolu zione, nonché escludere (come sostenevano il Haeckel e altri) . la possibilità di attuare l'eguaglianza sociale, giustificava invece la convinzione che lo svi luppo della società umana, do minato dalla legge della soli darietà e dell'altruismo, avreb be necessariamente condotto, c con moti sempre più mode rati >, a forme di organizza zione collettivistica, capaci d assicurare, insieme con la emancipazione dalla miseria, «l'eguaglianza dei diritti poli liei e sociali, il livellamento delle classi, il riconoscimento di ogni lavoro di pubblica ut: tità». Inutile rilevare 1 limiti di tale concezione, più < senti mentale » d'ispirazione che < scientifica > (limiti che non sfuggirono sin da allora all'acuta critica di Anna Kull- stltltnpligntencmrdslpgcucpmpmfmvplasvisnatn- scioff). Quel che importa notare piuttosto è, da un lato, la sua rispondenza allo spirito dei tempi, incline a sottolineare nel socialismo soprattutto i motivi morali ed umani e a interpretarlo in chiave positivistica e in termini evoluzionistici; dall'altro, il forte influsso ch'essa esercitò sulla gioventù intellettuale siciliana, da cui fu accolta < con entusiasmo quasi mistico », e che essa contribuì a impegnare nella via che doveva metter capo, dòpo il 1890, al movimento del Fasci dei lavoratori. Il quale, nel suol primordi, si sviluppò in gran parte sotto la guida ideale del Colajanni, divenuto nel frattempo deputato e direttore del giornale palermitano L'Isola. Il tentativo ch'egli allora compi di costituire in Sicilia un fronte comune tra democrazia e socialismo falli: sia per l'organizzarsi, nel '42, del movimento socialista in un partito di classe d'ispirazione marxistica, interessato a differenziarsi sempre più nettamente dagli altri partiti e movimenti di sinistra; sia, e soprattutto, per il carattere violentemente insurrezionale che assunse, nello scorcio del '93, specie nelle campagne, il movimento del Fasci. Tuttavia, il Colajanni, pur distaccandosi sempre più dal socialismo, non cessò di restare fedele a questo tema centrale della sua azione politica Al quale dovevano, del resto, ridare ben presto' attualità la dura politica , repressiva del Crispl , e, più tardi, i tentativi reazionari di fine secolo, che culminarono nelle leggi Pelloux, e che determinarono, nel 1900, -il, costituirsi di quel vasto schieramento di opposizione parlamentare che andò dai socialisti a Zanardelli e a Gìo- Uttl- - « • « In tale sua azione, il Colajanni trovò consenzienti an-1 che uomini da lui ideologicamente lontani, come 1 due direttori del Giornale degli Economisti, Maffeo Pantaleoni e Vilfredo Pareto. I quali lo tenevano in tale stima che, quando, nel '94, nel pieno della campagna contro Crispi, egli, a causa delle strettezze in cui si dibatteva, pensò di rinunziare al mandato parlamentare, Tal 'offrirono di venirgli 'generosamente in aiuto. Le lettere del due insigni economisti attestano, d'altronde, quanto pesante fosse divenuta in quegli anni l'atmosfera politica italiana e profonda, anche tra gli uomini d'ordine, la sfiducia nella classe politica dominante: tanto da Indurre 11 Pantaleoni ad abbandonare l'Università di Napoli per quella di Ginevra e da spingere il futuro critico dei Sistemi socialisti a ravvisare nel partito socialista «l'unico partito serio rimasto tra noi >. Paolo Serini aillllllllItlllllllllIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIllllIllllllll

Luoghi citati: Ginevra, Italia, Napoli, Pereto, Sicilia, Trentino