L'indossatrice rinnova la fiaba di Cenerentola nei tempi nostri di Clara Grifoni

L'indossatrice rinnova la fiaba di Cenerentola nei tempi nostri OGGETTO DI SOGNI E DI INVIDIA PER MILIONI DI DONNE L'indossatrice rinnova la fiaba di Cenerentola nei tempi nostri Le « mannequins » che riescono, sembrano le protagoniste di un incantato romanzo, « Dallo spillo al miliardo» - Esemplare è la carriera di Elsa Martinelli: povera ragazza trasteverina, incontrò la fortuna in una « boutique » di Roma - Ora è una « stella », ha raccolto tutti i doni della vita (Nostro servizio particolare) Roma, aprile. Dicono gli specialisti del rotocalco, che il personaggio più popolare dei loro giornali e il più seguito dal grosso pubblico è la mannequin. Niente di strano, dato che la mannequin riassume e concreta, molto meglio di quanto non faccia la « diva », le ambizioni e gl'ideali d'una grande massa di donne. E' la fiaba di Cenerentola modernizzata e dimostra come una ragazza povera, spesso di umili origini, non sempre bella, né dotata di speciali talenti, possa, a furia di volontà, creme, rossetti e lavoro instancabile, « far carriera », che nel caso specifico vuol dire abbandonar la professione per prendere marito (un marito non di rado principe, magnate, attore celebre e cosi via), o una strada più prestigiosa, o tutte due. E un eventuale storiografo delle mannequins si troverebbe già sottomano un buon numero di" < protagoniste >, quante ne occorrono per aggiornare un'altra vecchia favola: che non s'intitolerà più Dall'ago al milione, ma Dallo spillo al miliardo. Gli spilli hanno una funzione-base nella vita di queste ragazze. « Io, con dieci spilli, mi faccio stare addosso qualunque vestito! », dichiara infatti Elsa Martinelli. E' la « protagonista numero 1 », quella che le in¬ chieste da rotocalco hanno designato più volte come < la donna del giorno », e che riunisce veramente in sé tutti gli elementi del mito popolaresco. Figlia d'un piccolo ferroviere a trentamila lire mensili e penultima di otto fratelli, cresce in un abituro di Trastevere. A dodici anni, galoppina presso una modista, va attorno con 10 scatolone. E' una ragazzetta di lingua lunga, che non rimane più di qualche giorno nel medesimo posto. Promossa cassiera di bar a ventimila mensili, investe il suo primo stipendio in un favoloso servizio da tè per dodici, antico e mal realizzato sogno della famiglia. Ma in casa la rimproverano molto per quella < pazzia» ed Elsa promette di rinsavire. Non mantiene. In via Frattina, ha visto un delizioso abito estivo che non le riesce di togliersi dalla mente E bisogna capirla: a diciassette anni porta ancora gli abiti smessi delle sorelle maggiori. Perciò un mattino, col denaro contato nella borsetta e il cuore in tumulto, si accinge a commettere la sua seconda follia; spingendo la porta del negozio è convinta di perdersi, e invece trova la fortuna. Mentre Elsa guarda 11 vestito, la proprietaria della boutique guarda Elsa, la sua figura alta e slanciata, il suo lungo collo, il suo viso d'inge- nua-maliziosa, e infine le rivolge la fatidica domanda: « Non le piacerebbe far l'indossatrice? ». Tre giorni dopo la ragazza partecipa, con altre mannequins della casa, alla sua prima sfilata. Tre anni dopo è già al centro d'una delle grandi leggende della moda e il suo tipo di sbarazzina (ma sofisticata come una lady) fa da modello alle ventenni, che copiano fedelmente la sua andatura sciolta, la sua irsuta spettinatura e la sua candida spregiudicatezza. Chi la ferma più? Passa da un treno a un aeroplano, e da Parigi a New York. Qui, dove guadagna sino a trecentocinquanta dollari al giorno (duecentoventimila lire) posando davanti ai fotografi, riceve la sua prima offerta cinematografica da Kirk Douglas, il russo di Odessa, che vuol debuttare come produttore. Elsa, in vesti di pellirossa, sarà l'eroina d'un film western. Ed eccola impegnata con un contratto di sette anni, a milleduecento dollari iniziali per settimana; quattro mesi di lavoro all'anno e i rimanenti otto da usare come meglio crede. Quando torna in Italia nel '56, ventunenne appena, è già in grado di provvedere largamente ai bisogni dell'intera tribù Martinelli, che da poco ha perduto il suo capo (nel dicembre '55, Felice Martinelli è stato travolto e ucciso da un camion, mentre rincasava dopo il suo turno di notte): la madre, sette sorelle di cui tre sposate, un fratello e se stessa. «Finché ci sono i miei soldi — dice a tutti la generosa Elsa — è proprio inutile che vi arrabattiate a guadagnare venti o trentamila lire al mese ». Oggi, di soldi, l'ex-galoppina di Trastevere, ne guadagna moltissimi: è una «star». Prima e dopo la Martinelli, altre indossatrici hanno trasvolato dalla pedana allo schermo, con più o meno successo. Nomineremo Luciana Angiolillo, la prima « volante » italiana, presto famosa anche all'estero (fu indossatrice di Elizabeth Arden e Oleg Cassini a New York, e di Hartnell, sarto della Regina Elisabetta, a Londra) ; la bionda e smagliante Lilli Cerasoli, apparsa in una parte di rilievo nel film Ragazze d'oggi e attualmente occupata a «girare» in Spagna; Marcella Scarafla, torinese, che si è affermata a Londra, prima come mannequin predilet ta di Margaret, della quale ha le misure e poi, col nome di Maria Landi, in diversi film inglesi. Si arriva così a una raduta recente, l'incantevole R»née Longarini, che ne « La dolce vita» interpreta il personaggio della moglie di Steiner, l'intellettuale-suicida. Renée, triestina di nascita e concertista per vocazione, è tra le nostre « volanti » più foto- geniche e contese. E' la ragazza bruna e ridente che ci fissa dalle pagine di tante riviste, con un pupo in braccio o con una scatola di cipria in mano (filmetti pubblicitari), oppure, in abito d'organza, spenzolata dall'alto della Torre Eiffel, o anche, in calzoni da safari, seduta accanto a un leone (« Era un cucciolo — dice lei — ma sempre un leone »), secondo i paesi e i capricci del fotografo. Fu uno di questi fotografi a segnalarla a Fellini, che era in cerca/di « volti » per il suo film. La moda vi è abituata. Le defezioni sono continue, tra le file delle indossatrici. Bianca Simonelli ha abbandonato la pedana per diventare cantante lirica, Mafalda Jez si è vòlta alla letteratura e Ivy Nicholson, che per qualche anno impersonò da noi la donna-gatto, ovvero « il fascino perverso », è passata alla pittura. Altre hanno cambiato continente, come Luisa Ardenghi, Isabella Albonico e Iris Bianchi, stabilitesi da anni a New York e divenute laggiù famose cover-gtrls, ragazze da copertina. Altre ancora si sono ritirate dalla pedana per convolare a nozze con uomini in vista. Marta, figlia dì un casellante e che si guadagnò da vivere come mondariso, prima di affermarsi tra le nostre indossatrici di maggior classe, ha sposato un ricchissimo industriale veneto; la dolce Giuliana, dopo un lungo fidanzamento, sì è unita al figlio d'un insigne scrittore milanese; Elsa ha sposato il più celebre «carrozziere» di Torino e Doris, un principe romano. La carriera di indossatrice porta a tutto, purché si sappia uscirne in tempo. Clara Grifoni