Tambroni presiede oggi il Consiglio dei Ministri per concordare il programma del governo

Tambroni presiede oggi il Consiglio dei Ministri per concordare il programma del governo Situazione incerta s rinviata la nomina dei Sottosegretari Tambroni presiede oggi il Consiglio dei Ministri per concordare il programma del governo L'on. Moro s i'on. Gui riaffermano che il "monocolore,, deve tener conto delle direttive del partito, con una netta chiusura verso i missini ed i comunisti - L'on. Donat-Cattin manda una lettera al segretario delia d.c: se i voti neofascisti dovessero essere determinanti i 36 deputati sindacalisti "trarranno le conseguenze,, - Socialdemocratici e repubblicani sono intransigenti; Fon. Pedini afferma che anche i socialisti sono contrari (Dal nostro corrispondente) Roma, 29 marzo. Le previsioni sulle difficoltà che il governo Tambroni avrebbe dovuto affrontare fin dagli inizi si stanno tutte puntualmente verificando. La nomina dei sottosegretari è stata rinviata ed i quattro esponenti della de (Tambroni, Moro, Piccioni e Gui) sono tornati a riunirsi per l'esame della situazione, ancora poco chiara. Alcuni ministri in sede di Consiglio, e poi l'on. Moro a nome della direzione del partito e l'on. Gui per il gruppo parlamentare democristiano, si sono infatti dichiarati intransigenti sulla necessità che il presidente Tambroni accolga come programma esclusivo e irrinunciabile del suo governo i cinque punti già fissati dalla de, che comprendono il divieto di accettare i voti determinanti dell'estrema destra missina. A questa condizione inderogabile, il partito ed il gruppo parlamentare sono disposti a considerare il governo Tambroni come un governo democristiano ed a dargli, quindi, il proprio appoggio totale ; diversamente, il governo Tambroni sarebbe solo considerato un governo « amico », secondo la qualifica usata per il ministero Pella sette anni fa, e sarebbe accettato dalla de come una transitoria formazione imposta dalle necessità del momento, in attesa di indire a scadenza breve nuove elezioni generalf politiche. L'alternativa' che viene posta all'on. Tambroni è pertanto assai netta, e non è un segreto per nessuno che egli personalmente rifuggirebbe volentieri dalla seconda soluzione: quella del governo d'affari che si prendesse la responsabilità di un anticipato scioglimento delle Camere. Del resto, le pressioni che vengono esercitate sul nuovo Presidente del Consiglio sono abbastanza forti. Insieme a Moro ed a Gui, come si è detto, insistono presso di lui alcuni ministri che l'hanno avvertito di riservarsi libertà d'azione nel caso che il governo si dovesse sostenere con i voti missini. In altri termini, essi darebbero le dimissioni, rimettendo in crisi il governo appena nato. Analogo pronunciamento è stato compiuto dall'on. Donat Cattin, che a nome della corrente di « Rinnovamento » (alla quale appartiene l'on. Pastore, membro del governo), ha informato per lettera l'on. Moro che i sindacalisti sarebbero pronti ad uscire dalla direzione della de. Così anche il partito verrebbe in crisi. L'appoggio dei missini, com'è logico, non sarebbe concesso gratuitamente, e quindi gli ostacoli da superare per accettarlo non sono di natura solamente morale, ma hanno aspetti concreti di una certa rilevanza. Si parla di richieste che i più esigenti del msi vorrebbero avanzare di garanzie di finanziamenti per mantenere in vita il loro quotidiano e per sovvenzionare la loro propaganda in occasione della campagna per le elezioni amministrative. Circola pure un elenco delle leggi e leggine che i missini vorrebbero approvate allo scopo di assicurare vantaggiosi trattamenti agli ex-fascisti (per la cosiddetta ricostituzione delle carriere interrotte o sacrificate, per l'equiparazione nei concorsi, per il riconoscimento di certi titoli preferenziali, e così via). Queste leggi e leggine dovrebbero naturalmente 1 « passare » entro un breve termine di tempo, dando un'automatica ed immediata qualificazione a destra al nuovo governo. A questi gravi ostacoli che sorgono da destra fanno riscontro, sulla sinistra, prospettive ben poco favorevoli. I socialisti non hanno dato alcun segno di essere disposti a sostenere il governo con la loro astensione dal voto di fiducia. Era un espediente che non sarebbe stato sgradito a quelle forze che si sono tenacemente battute per provocare il falli¬ mento del tentativo dell'on. Segni, e ciò non sembri paradossale. Esse avversavano essenzialmente la costituzione del tripartito perché lo temevano come strumento efficace per l'attuazione di una vera politica di centrosinistra, mentre avrebbero meno da obbiettare contro un governo monocolore che vivesse con il tacito consenso di Nenni. Sono dichiarazioni fatte dall'on. Berry. esponente della destra democristiana. I socialisti non intendono accettare la parte passiva che la destra democristiana vorrebbe far loro assumere, ritenendo altresì che sia po¬ litica più realistica affiancarsi alle forze di centro-sinistra che in questi giorni, profittando della obbiettiva consistenza degli ostacoli che si oppongono al monocolore, stanno attivamente tentando di rilanciare la loro formula. Questo spiega i contatti che La Malfa e Saragat hanno avuto con Nenni sabato scorso, e quelli con Fanfani il giorno dopo. I tre uomini politici vogliono essere pronti per il caso che la congiuntura torni a mostrarsi a loro nuovamente propizia. Vittorio Gorresio partito. Deve allora tener cónto dei cinque famosi punti programmatici della direzione, e in quei famosi cinque punti c'è {1'pspiicita chiusura alle estreme di destra e di sinistra, cioè al missini e ai comunisti. L'on. Moro ha dato anche | comunicazione di una lettera che gli era giunta nelle prime ore del mattino. Il documento, firmato dall'on. Donat-Cattin a nome di trentasei deputati della corrente sindacalista di c Rinnovamento », dice che, t una volta accettati i cinque punti fissati dalla direzione del partito, 1 voti missini, come quel'i comunisti, non potranno essere determinanti. Se lo saranno, Il governo dovrà trarne le conseguenze; se non le trarrà, noi manifesteremo nelle legittime sedi il nostro completo dissenso riservandoci ogni ulteriore azione intesa ad esaminare il rapporto tra quella posizione del governo ed i deliberati congressuali >. E' una presa di posizione molto seria, che rende obiettivamente più ardua, anche nell'ipotesi in cui l'on. Tambroni volesse farlo, l'accetlazione dei voti «missini. Gli esponenti della corrente di c Rinnovamento» si sono decisi a scrivere la loro lettera a Moro dopo aver tentato invano essere ricevuti dall'on. Tamoroni. In tal modo Moro, Gui, Tambroni e, sembra, almeno In parte, lo stesso Piccioni, hanno convenuto che la cosa migliore da farsi è quella di abbandonare, anche come Ipotesi, la via di un governo sostenuto dal missini. L'on. Tambroni si sarebbe mostrato, sembra, già pronto a muoversi sulla base del presupposto che l'eventuale maggioranza non deve essere ricercata a destra. Il prò-, gramma che egli enuncerà sarà, nella sostanza, un programma di centro-sinistra. Tuttavia le decisioni spettano al Consiglio dei ministri, e l'on. Tambroni, che, nonostante tutto, non può accettare una via obbligata, vedrà domani se e in che misura si possano ancora contemperare le esigenze programmatiche, quelle tattiche e quelle dell'unità interna del partito. L'astensione dei socialisti appare sempre poco probabile. Le ultime notizie, anzi, l'escludono in ogni caso. L'on. Pertini, nel corso di uno scambio di battute con Saragat nei corridoi di Montecitorio, ha confermato l'intransigenza del proprio partito. Nonostante la simpatia che l'on. Nenni nutre per l'on. Tambroni, il' psi incontra due ostacoli alla revisione del proprio atteggiamento: in primo luogo non conviene a Nenni mettersi in condizioni difficili con la sinistra del suo partito, nel momento attuale; in secondo luogo c'è una specie di impedimento morale a scavalcare socialdemocratici e repubblicani che combattono con irriducibile fermezza 11 tentativo Tambroni. Questa è la situazione. Il Consiglio dei ministri la stu- j dierà domani nei suoi dettagli e comincerà a fissare le linee principali dell'orientamento del nuovo governo. Ma rimangono ancora alcuni giorni per l'inizio del dibattito alla Camera e il voto si avrà non prima di | venerdì o sabato della pros¬ jsima settimana. L'ultima parola ciascun gruppo la dirà, come è doveroso, dopo che l'on. Tambroni avrà' esposto il proprio programma. m. t.

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