Hanno portato nel breve confino in Corsica le amarezze, le tare, l'angoscia del loro passato di Francesco Rosso

Hanno portato nel breve confino in Corsica le amarezze, le tare, l'angoscia del loro passato INCONTRI CON I SETTECENTO ANTICOMUNISTI "DEPORTATI,, DALLA FRANCIA Hanno portato nel breve confino in Corsica le amarezze, le tare, l'angoscia del loro passato Gli ustascia croati sono il gruppo più numeroso e turbolento; si battono ogni giorno con i serbi, sfogano il loro odio impiccando Kruscev in effigie, rimpiangono i tempi di Pavelic - Accanto ad essi, nobili e dolenti figure di liberali : profughi della Dalmazia, polacchi che hanno perduto la patria... Qualcuno non ha sopportato, dòpo anni di tragedie, il nuovo esilio: un bulgaro si è lasciato asfissiare, un ragazzo ungherese è scomparso in mare (Dal nostro Inviato speciale) Ajaccio, 25 marzo. Se aereo di analizzare i sentimenti provati durante le giornate trascorse in lunghe conversazioni con i confinati politici, sento che il tono dominante à l'amarezza, ironica, acre, torva, secondo i temperamenti; con un fondo di malcontenuta veemenza non tanto contro il governo francese che ha preso la drastica decisione di mandare in vacanza forzata nei luoghi piii panoramici della Corsica circa settecento fuorusciti stranieri, quanto contro Kruscev che, con la sua visita in Francia, ha reso necessario il provvedimento. E' inutile cercare iimiimiiiiiiiniiiimiMiiM un po' di logica nel ragionamento di uomini che hanno sempre vissuto nella irrazionalità- per essi il nemico rimane Kruscev, o il comunismo se volete, e ciò li accieca al punto da dimenticare ohe è stata la polizia francese a confinarli in Corsica per un periodo che doveva durare quindici giorni, e si protrarrà per oltre un mese in seauito al rinvio della visita di Kruscev per la sopraggiunta malattia La psicologia del fuoruscito è complessa, la nostalgia per la patria abbandonata e vietata è dominante, il ricordo delle imprese vissute e delle esperienze non sempre limpide è costante. Vi sono momenti in cui tutto il passato ritorna col suo peso opprimente ed alcuni non sanno resistere. Pochi giorni dopo il suo 'irrivo in Corsica, il bulaaro Alessandro Crlstov fu trovato morto nel bagno. Aveva 38 anni, era sano e solido, doveva sposarsi il 15 marzo scorso con una ragazza belga. Il gas dello scaldabagno pare sia stato trovato aperto. L'altro ieri è scomparso da Propriano, dove era confinato, il ventenne ungherese Michele Radvansky. Sulla spiaggia la polizia ha trovato tutti gli indumenti e le scarpe dello scomparso che, pare, soffriva di manìa di persecuzione. E' sufficiente che sul fuo- rwseito politico pesi la minaccia di una limitazione alla sua liberta, personale, perché ogni piccola contrarietà si trasformi in grave pericolo. L'altro ieri il croato Milenko Suriic pensò di inalberare sul risvolto della giubba il suo antico distintivo di ustascia. Un poliziotto lo pregò di togliere quel simbolo di violenza fascista, e l'ustascia gli vibrò due manrovesci. Il poliziotto reagì, l'ustascia lo afferrò alla gola. Lo avrebbe strozzato se non fossero intervenuti altri poliziotti, i quali, per indurlo a lasciare la presa, incominciarono a torcergli una gamba. Ora l'ustascia cammina non il ginocchio sinistro in (lessato per guarire la rottura di alcuni legamenti. E' stato il primo confinato che ho incontrato a Porto, il cèntro più popolato di fuorusciti, ed a poco a poco mi ha messo in contatto con buona parte della colonia ustascio, la più numerosa e turbolenta, e mi ha presentato anche un sacerdote croato, <l padre francescano Lamberto Ivancic, che se ne stava a giocare a scacchi in panni borghesi. « Non saprei dirle perché mi abbiano mandato qui — disse il frate con voce e gesti soavi —. Forse perché la finestra della mia cella nel convento di Parigi, in via Marie Rose, guarda proprio sulla casa dove fu ospite Lenin durante l'esilw, casa che Kruscev uisita durante il suo soggiorno parigino » A poco a poco il frate, presa confidenza e intercalando parole francesi ed italiane, mi raccontò episodi che mi furono poi confermati dagli agenti, per esempio le quotidiane furiose risse fra serbi e croati. Hanno cercato di dividerli sistemandoli in alberghi differenti, ma durante le oziose giornate si incontrano sulla spiaggia o nei giochi di bocce, e l'odio regionalistico prende il sopravvento sulla comune avversione al comunismo. La similitudine manzoniana dei polli di Renzo che si beccano fra di loro potrebbe tornare comoda; e tuttavia non si attàgliereboe a questi strani personaggi chiusi in una sola stia, ma ideologica1mente su sponde opposte. Il fondo anticomunista è identico in tutti, ma diverse sono le ideologie che lo hanno generato. Vi sono gli anticomunisti di provenienza fascista e nazista, e quelli di formazione liberale avversi ad ogni forma di dittatura. Sulla terrazza delValbergo Eden un gruppetto di confinati discorrevano sottovoce in un fluentissimo italiano, cosa che mi indusse ad avvicinarli. Erano croati' anch'essi, di Fiume e di Zara, ma fieramente nemici del gruppo conosciuto poco prima attorno al frate francescano, per i quali usavano parole tra cui fascista era la più blanda. Sono anche di diversa estrazione, le carnevalate li lasciano indifferenti. Mentre il frate francescano mi raccontava con compiaciuta dovizia di particolari lo spettacolo dell'asino bardato in rosso e frange d'oro, portato a spasso per le vie di Porto da un araldo che declamava il decalogo di Kruscev grossolanamente satireggiato, il comandante pilota Iginio de Zgardely, di Fiume, condannava la farsa con parole amare, toccando invece i punti dolenti della democrazia francese in pericolo. A Piana i confinati hanno fatto di più di quelli di Porto: messo assieme un fantoccio di stracci, gli hanno appiccicato un testone di cartapesta che figurava Kruscev e lo hanno impiccato ad un albero. La polizia ha lasciato fare, ma oggi è arrivato da Ajaccio un commissario per indagare sulla manifestazione cui hanno partecipato anche i còrsi di Piana, brava gente che hanno sempre parteggiato per la parte più reazionaria dei francesi d'Algeria, che hanno votato per De Gaulle, ma oggi lo manderebbero volontieri in pensione perché pensano sia troppo a sinistra. I confinati che addobbano l'asino e impiccano Kruscev in effìgie sono . più numerosi, gente inquieta e dallo sguardo sfuggente, croati in buona parte dal passato politico movimentato da violenze non sempre giustificabili sul piano umano. Ma vi sono anche personaggi coerenti con se stessi e con la propria ideologia, molti polacchi rimasti senza patria per non soggiacere alla tirannia comunista e che hanno cercato in Francia quella libertà che, sia pure provvisoriamente, hanno perduto anche qui. C'è tra il gruppo dei polacchi il signor Alessandro Demidecki, ex-ministro degli interni nel governo esiliato a Londra, uomo dall'aspetto nobile, la candida barbetta a punta sempre in moto durante la conversazione, che mai scendeva al pettegolezzo o al risentimento superficiale. E c'era il russo Boris Fedoscenko, ex-colonnello zarista, che parla sei lingue e guida i turisti stranieri in visita a Parigi. « Sono il decano della lotta antibolscevica — mi diceva il signor Fedoscenko —. Ho combattuto contro Lenin e contro Trotzky con i russi bianchi, poi contro Stalin a distanza, e sono pronto a lottare contro tutte le dittature dì destra e di sinistra. Vivo in Francia da trent'anni, ma non mi sono mai mescolato alla politica interna francese. Sono russo e tale intendo rimanere ». Intorno a noi un gruppo di ucraini leggevano un giornale' nella loro lingua, glielo avevano spedito da Parigi gli amici rimasti. Le autorità francesi, proprio oggi, avevano mandato un pope russo, il reverendo Genkin, perché si lagnavano che i cattolici hanno due sacerdoti e gli ortodossi nessuno, tanto che il povero bulgaro Cristov era stato seppellito senza la preghiera di un prete. « Faceva meglio a non venire — mi ha detto il francescano croato —. Alla sua funzione religiosa c'erano forse cinquanta persone. Quando celebro io, ve ne so¬ no almeno duecento >. Oli ho chiesto notizie dell'altro religioso croato che era confinato a Porto con lui. « Ha riottenuto la libertà — mi ha risposto —. Il reverendo Teodoro Dragun appartiene all'Ordine dei Domenicani e il suo provinciale è potente. Il mio ha fatto certo qualcosa per me,' ma non ho ottenuto nulla». Guardavo il frate -mentre parlava e sentivo nella sua voce un rimprovero appena contenuto. < Hanno fatto m ile a mettere insieme 'anta gente senza discernimento — mi diceva —. Ci sono ragazzi di vent'anni, ungheresi, croati, bulgari, polacchi, che non sanno nemmeno che cosa sia politica. Frequentando i vecchi professionisti dell'antirivoluzione hanno imparato cose che non dimenticheranno. Quando ritorneranno in Francia, sapranno dove rivolgersi ». Brano davvero così estranei all'attivismo politico, i giovani che ho incontrato in questi villaggi a nord di Ajaccio t A sentirli si direbbe di sì, tanto si proclamano indifferenti ai regimi di destra o di sinistra, preoccupati soltanto delle loro necessità immediate, del lavoro abbandonato; ma nelle mezze frasi che gli sfuggivano loro malgrado, sentivo l'amarezza che gli sta stato vietato di gridare almeno qualche ingiuria al passaggio di Kruscev attraverso le città di Francia. Parlano bene della Francia, dei mille franchi al giorno che ricevono oltre al vitto e alloggio negli alberghi (e al governo francese costa duemilacinquecento franchi al giorno per ogni ospite), ma avrebbero volentieri rinunciato a tutto, anche allo struggente paesaggio che li circonda, per poter fare qualcosa di diverso. Intanto, per manifestare il loro anticomunismo, impiccano Kruscev in effigie, litigano fra di loro e parlano dell'altro gruppo di confinati, che essi definiscono di lusso, sistemati nei grandi alberghi di Ile Rousse, oltre duecento chilometri a nord di Ajaccio, tra i quali vi è anche El Campesino, il più illustre deportato politico, che andrò a trovare domani. Francesco Rosso