«I marziani» di Zardi al Gobetti con il Teatro Stabile di Genova

«I marziani» di Zardi al Gobetti con il Teatro Stabile di Genova «I marziani» di Zardi al Gobetti con il Teatro Stabile di Genova I marziani: chi sono i «marziani » nella commedia di Federico Zardi? Siamo noi, abitanti della terra, e soprattutto noi italiani; o meglio, lo saremo tra una ventina d'anni quando vivremo sotto la dittatura della canzonetta in una repubblica «sonora e guerriera » infestata dalle squadracce degli M. M. (« Musica e mamma») formate dai «Musichieri» di Mario Riva. VestiTemo secondo la moda inventata dalla fantascienza, seguiremo il ministro Claudio Villa, il senatore Dallara, l'onorevole Mina che giureranno di « spezzare le reni » aJ nemico. Infatti saremo in guerra, e proprio con gli abitanti di Marte, i quali, assai meno « marziani » di noi, vestono correttamente, agiscono con saggezza e prudenza; e ci attaccano solo perché, disprezzando i loro moniti, abbiamo continuato, tra gorgheggi e terzine, a offrire un triste spettacolo di noi stessi. Ecco allora i veri « terrestri » conquistare il paese in un lampo e retrocedere gli italiani alle aste. Ogni giorno una paginetta di aste, corno in prima elementare: chi non le fa, o le fa male, non mangia. Ma le divagazioni avveniristiche costituiscono solo l'ultima parte della commedia. Nei primi due atti, in cui l'azione si svolge dieci anni fa e oggi, lo Zardi sfoga i suoi veleni satirici per bollare coloro che, secondo lui, sono i responsabili dell'Italia « -ìarziana » : tra essi « Madame » (trasparente allusione all'ex ambasciatore signora Luce) e II « Maestro » (una presa per il bavero, ingiusta e ingenerosa, di un notissimo letterato emiliano). « Madame » è una figura abbastanza patetica: credendosi investita di una missione redentrice ha finito, piuttosto ingenuamente, col fare il gioco dei reazionari, ma sarà la prima a recitare il mca culpa. Più spietato l'autore con il « Maestro», un personaggio addirittura emblematico come quello che assomma in sé la boria, la vuotaggine, 11 « trombonismo » di certa cultura; la quale, rinunciando a intervenire, ad ammonire, a guidare, spiana la strada alla non cultura della tv e del «juke-box». Conclusione un po' eccessiva (perché tanto accanimento contro gli intellettuali? e le responsabilità degli altri?) ma lusinghiera, in fondo, per la vera cultura, additata come un baluardo contro la dilagante imbecillità; ammesso e (non concesso che sia tanto funesto l'astensionismo di chi non si leva contro fenomeni, transitori del resto, come la tv cadplgdnqleifntrcrcptbgldstGtsslcvcesammclv.e le canzonette con il pretesto i che lui non guarda la tv, né ascolta le canzoni. Zardi ha seguito la traccia dei « Tromboni » e di alcune puntate d.?l « Mattatore » (televisivo, vedi caso): un susseguirsi cioè eli sketches affollati di macchiette disegnate con notevole astro satirico (Ma quanti bersagli sbagliati!). Talune riconoscibili, altre meno; e molte, troppe le allusioni, che il pubblico non sempre ha afferrato. Episodi e persone sono strettamente legate all'attualità e quindi, come suggerisce l'autor-» stesso, vanno continuamente aggiornati. Con un copione, per cosi dire, in movimento, è naturale che lo spettacolo abbia una parte preminente. E per fortuna, la compagnia dello Stabile genovese, guidata dal regista Menegatti, lo spettacolo lo ha offerto, compensando la delusione e lo sconcerto di chi s'aspettava qualcosa di meno trito e diluito dall'autore dei Giacobini. Quasi tutti gli-at¬ tori interpretarono più parti, come il davvero versatile Vittorio Sanipoli in quattro eccellenti caratterizzazioni, Franco Parenti, anch'egli assai felice in altrettante macchiette; e cosi via il Mantesi, il Beverini,. il Bardellini, che gareggiarono In bravura con la D'Alessio, la Rizzoli, la Vlanello e tutti gli altri. Continuamente in scena, Paola Borboni (Madarre) aveva naturalmentp un dolo personaggio e ne diede un'interpretazione di priin'ordine per ricchezza di sfumature ed intonazioni. Più sacrificato nella figura del primo segretario, Ernesto Calindri seppe tuttavia colorirla con il consueto garbo'. Le accoglienze furono cordiali, se non proprio entusiastiche. E gli applàusi parvero rivolti non tanto alla commedia quanto agli attori, che furono chiamati numerose volte alla ribalta. Si replica. Vice

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