De Gaulle e la Russia di Luigi Salvatorelli

De Gaulle e la Russia Il Flavio cfi JTriiscev st &aw*igi De Gaulle e la Russia Nel terzo volume dei Uèmóires de guerre di De Gaulle, il secondo capitolo intitolato « Le Rang » ha come idea fondamentale quella del ritorno della Francia « a far la sua parte » : la quale « doveva essere quella- di uno dei più grandi Stati ». Con questo filo direttivo, De Gaulle narra come si arrivò alla sua visita in Russia nel novembre 1944, e alla firma del patto ventennale franco - sovietico del 10 dicembre. Immediatamente prima c'era stata la visita di Churchill e Eden a Parigi, il 10 novembre e seguenti. De Gaulle aveva proposto a Churchill una stretta intesa a due per l'assetto futuro europeo e mondiale dopo la guerra. Churchill accettò in principio l'idea di un'alleanza franco-inglese ( che poi venne col patto di Dunkerque del 4 marzo 1947 ) ; ma per allora domandò di essere lasciato libero di trattare per conto suo con ' Usa e Urss. De Gauile ne concluse Iche al club dei grandi c'erano tanti sacri egoismi quanti membri iscritti: e accettò l'invito russo per un viaggio a Mosca; Due giorni prima della partenza (che fu il 24 novembre), pronunciò un gran discorso di politica estera all'Assemblea Nazionale. Idee fondamentali, la sicurezza sul Reno (era la tesi del distacco della Renania. che tornava), e dopo di essa l'unità dell'Europa, con tre poli: Mosca, Londra e Parigi. Notate: Mosca al primo posto, e silenzio sugli Stati Uniti. Nelle circa quindici ore complessive di .colloqui con Stalin, durante la prima decade di dicembre, De Gaulle tenta una intesa diretta per l'assetto della Ger, mania occidentale, ma viene subito disilluso da Stalin, che gli dice nettamente: son cose da regolare insieme con gli Stati Uniti e l'Inghilterra. Stalin, anzi, è favorevole, su una proposta telegrafica di Churchill, a un patto a tre russo-anglo-francese, che sostituirebbe quello a due con l'Inghilterra del 26 maggio 1942. Questa volta è De Gaulle che rifiuta, e bruscamente, già per il semplice fatto — a parte le ragioni di sostanza — che Churchill si è rivolto al solo Stalin, trascurando lui, De Gaulle. Stalin accetta di buona grazia il patto a due; ma ci mette quali condizioni l'accettazione francese della linea Oder-Neisse, e il riconoscimento del comitato polacco di Lublino come rappresentante della Polonia. De Gaulle è d'accordo sul primo punto; rifiuta il secondo: tocca al popolo polacco pronunciarsi liberamente sulla sua organizzazione futura. E rimane fermo al diniego, fino al punto di congedarsi da Stalin rinunciando tacitamente alla firma del trattato. La quale tuttavia avviene, cedendo i sovietici sul riconoscimento del comitato di Lublino, alle quattro del mattino del 10 dicembre. Come si sa, il trattato, concluso per venti anni (come l'anglo-russò), stipulava la prosecuzione in comune della guerra fino alla vittoria finale, l'impegno di non concludere pace separata, e l'altro di prendere in seguito in comune ogni misura adatta a far fronte a una nuova minaccia tedesca. Si sa pure che questo trattato, e quello anglo-russo, sono stati denunciati dall'Urss dopo che le due potenze occidentali ebbero firmato (insieme con Italia, Benelux e Repubblica di Bonn) gli accordi di Parigi del 23 ottobre 1954 per l'« Unione dell'Europa occidentale ». * * Possiamo, da questi precedenti, trarre qualche lume circa il significato é i possibili risultati dell'odierno incontro De Gaulle-Kruscev ? Converrà, innanzi tutto, considerare l'invito a Kruscev, e l'incontro, sotto l'angolo visuale del « rango della Francia ». De Gaulle vuole un pareggiamento formale tra la Francia e gli . altri grandi, o grandissimi. Fino a che punto egli si rende conto che il pareggia¬ mento formale ha scarsovalore quando sia deficiente quello sostanziale (in pri- ma linea, per il concorso al- io j;fM„ „„„,,,„„\ „ „v>„ i la difesa comune), e che esconsigliabile, per vantaggi tormali del genere, mettere anche minimamente in peri- colo interessi di fondo? Un vantaggio specifico dello stesso ordine formale De Gaulle tenterà di otte¬ nerlo per gli esperimenti atomici. Egli vorrebbe riconosciuto il diritto della Francia a proseguirli fino a che non ci sia l'accordo una-, nime per la soppressione dell'arma atomica. Codesto è un. ostacolo non indiffe-lrente per la desiderabilissi ma sospensione indefinita delle esplosioni atomiche prima di ogni altro accordo. Per quanto riguarda l'equilibrio degli armamenti convenzionali — altro argomento d'importanza pregiudiziale — De Gaulle si trova in una posizione estremamente scabrosa. Fino a che dura la guerra algerina, la Francia sarà costretta, o a reclamare per sé una quota particolarmente alta assumendone contemporaneamente il peso, o a portare un grave pregiudizio all'equilibrio medesimo, a danno della Nato. C'è anche da domandarsi se l'interesse di De Gaulle al mantenimento da parte di Kruscev dell'attuale contegno riservato nella questione algerina non corra rischio di indebolire la sua solidarietà con gli alleati, per esempio nella questione di Berlino. Tuttavia la fermezza dimostrata nel dicembre 1944 sul non riconoscimento del comitato di I Lub,!in° .fa bene sperare per quella di oggi nel mantenere intatta — o se mai, accresciuta -— v la sicurezza di Berlino libera. I.precedenti del.1944 dàn-. no la chiave della recente presa di posizione pubblica da parte di De Gaulle in favore della linea Oder-Neisse. Nella sostanza, non si può non essere d'accordo con lui (e per conto mio l'ho detto da un.pezzo): soltanto, c'è i il guaio che De Gaulle ha rinunciato, con la sua anticipazione, a ogni contropartita. Bisognerebbe, almeno, che egli cercasse di far entrare nella testa di Kruscev che l'ipotetico trattato russo, e polacco, con la sedicente repubblica democratica tedesca, per il riconoscimento di quella lineai non avrebbe il minimo valore giuridico o morale. Un riconoscimento tedesco ci vuo le; ma esso non può essere dato che da tutta la Ger mania contemporaneamente. Potrebbe darsi benissimo che al nazionalismo di De Gaulle una permanenza in definita della scissione tede sci non dispiaccia. Tuttavia la Nato si trova nell'impos sibilità morale di ripudiare la causa della riunificazione e oggi più che mai, di fronte ai metodi indégni di col lettivizzazione agraria for. zata nella Germania di Pan' kow. Il massimo a cui si può pensare è un qualche aggiustamento di fatto che regoli equamente i rapporti quotidiani fra le due Germanie, nella sicurezza reciproca. Ma anche per ciò la condizione minima dovrebbe essere una Berlino riuniti cata, sicura e libera. Un punto capital ; va considerato ben fermo: la ma> novra grossolana disegnata da Kruscev fin dalla prima ora parigina di un'intesa a due franco-russa, tipo quel la di Tilsit (ma il Napoleone, oggi, sarebbe il russo), per « pacificare » l'Europa non può avere alcun successo. Luigi Salvatorelli