Per gli automobilisti americani è il momento delle "utilitarie,,

Per gli automobilisti americani è il momento delle "utilitarie,, DECADE IL GUSTO PER LA MACCHINA COLOSSALE Per gli automobilisti americani è il momento delle "utilitarie,, Le fabbriche di Detroit hanno lanciato tre modelli «piccoli»; si ritiene che entro il 1960 ne venderanno due milioni - E' una concorrenza temibile per le vetture medie europee : sembra immutato il favore per le piccole cilindrate italiane (Nostro servizio particolare) New York, marzo. L'« utilitaria » è la macchina di oggi e di domani anche in America. Questo è quanto ormai si afferma senza più riserve tanto negli ambienti dell'industria automobilistica di Detroit, quanto in quelli finanziari di Wall Street. Il 1960 non sarà la migliore annata nella storia dell'industria automobilistica, come si sperava qualche mese fa. Nessuno pensa che si possan vendere più di 7 milioni di auto; al massimo quest'anno la produzione arriverà a 6 milioni e mezzo e non si sarebbe sorpresi se fosse anche più bassa. Ma la situazione sarebbe ben peggiore senza le tre < piccole > vetture: Falcon, Corvair e Valiant. La Falcon, che come le altre c utilitarie » messe sul mercato dai grandi di Detroit, è stata lanciata solo l'autunno scorso, è terza nelle vendite tra la ventina di modelli americani sul mercato. Sulla base dei risultati conseguiti finora i dirigenti della «Ford» prevedono ora di smerciare tra le 500 e le 600.000 Falcon mentre la estate scorsa si consideravandTortunati se fossero riusciti a venderne 250.000. Le vendite delle Corvair, che son prò dotte da < Chevrolet >, e quel le del modello Valiant, dì « Ge neral Motors >, non sono altrettanto alte; ma, prese nel loro insieme, prima della fine dell'anno ci dovrebbero essere in circolazione almeno 1 mi lione 200.000 di queste macchi 1111111111E [ 1111M11 [ Il 11111111111111111H11111111111111111 o 0 a o n a è o e e i 0 a i l e e 1 o ne. Quando a queste si aggiungano le Rambler di < American Motors » vendute quest'anno, non sarebbe sorprendente — si dice a Detroit — se ci si avvicinasse ai due milioni di utilitarie. Gli ideatori di queste auto sono, infatti, cosi soddisfatti che abbandonano perfino la riservatezza che è loro consueta. < Il segreto del successo della Falcon — diceva recentemente Charles Baldwin, che è uno dei cosiddetti " pianificatori del prodotto " della «Ford» —è nella intuizione che avemmo quattr'anni fa, che il pubblico voleva delle automobili più economiche ». Per scoprire i gusti del pubblico, Baldwin e i suoi assistenti andarono in giro un po' dovunque, nelle ore della sera, con delle a'uto straniere ed invitavano la gente a provarle e a dire con spontaneità e sincerità le loro reazioni. Il numero di auto importate era allora insignificante, in tutti gli Stati Uniti nel 1956 ce n'erano meno di centomila; ma il crescente interesse del pubblico era sufficiente per allarmare persone che, come Baldwin, hanno il solo compito di indovinare le inclinazioni e le preferenze del pubblico nel prossimo futuro. L'anno scorso di auto straniere ne furono vendute più di 600.000; ed ultimamente ai modelli inglesi, tedeschi, francesi, italiani, e scandinavi si sono aggiunti anche quelli russi e giapponesi. Quest'anno per la prima volta gli americani potranno acquistare una Moskvitch di cui i russi sperano di venderne almeno 5000; e i giapponesi contano di vendere altrettante Toyopet. Ma, secondo gli esperti americani, il momento d'oro delle auto straniere è già passato. Le « utilitarie » americane non solo stanno recuperando i clienti dei modelli tradizionali, ma incidono già sul mercato che negli anni scorsi era stato conquistato dalle auto straniere. « Quest'anno venderanno al massimo mezzo milione di vetture », dice Lee Iacocca 'dell'ufficio ricerche di mercato della «Ford» sulla base dei dati raccolti finora. Altri esperti pensano che le auto straniere non arriveranno neppure a tale cifra I modelli stranieri più colpiti dall'arrivo sul mercato delle Falcon, Corvair e Valiant sono quelle con caratterist.'che e prezzo simile alle nuove vetture americane. Per far fronte alla crescente concorrenza, quest'anno Volhswaqen ha per la prima volta stanziato 600 milioni per la pubblicità e «Renault» ne spende cinque volte tanti in una vasta campagna, che va da annunzi pubblicitari a programmi televisivi sulle Olimpiadi invernali e a un ambizioso spettacolo in primavera con Brigitte Bardot, Marcel Marceau, Jean Gabin, Fernandel e Maurice Chevalier. Tra le compagnie che finora non hanno risentito del successo delle utilitarie americane c'è la «Fiat», che quest'anno spera di poter aumentare le importazioni da 40.000 a 50.000: i suoi modelli più popolari non sono in concorrenza con le nuove vetture di Detroit. La vera concorrenza con i modelli più piccoli e meno costosi potrà cominciare allorché 1 grossi di Detroit si decidano a lanciare «utilitarie» vere e proprie. Incoraggiati dal successo della Falcon, i tecnici della «Ford» poche settimane fa hanno messo sul mercato la Cometa, che è un'altra macchina a sei cilindri. Ma ora, llllllllllllllllllllllllHIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIO a quanto è possibile apprendere, stanno febbrilmente lavorando in gran segretezza a quel che a Detroit si chiama un'automobile « piccola-piccola», denominata per il momento Sigma Tre. E' questa una vettura a 4 cilindri a trasmissione anteriore in grado di far concorrenza a varie delle « utilitarie » straniere. Alla « General Motors » si sta addirittura lavorando a quattro diverse macchine piccole: l'Invasore prodotto dagli impianti della < Euick » e la Racket di « Oldsmobile » sarebbero più lunghe e con motori più potenti di quelli della Corvair; ma la Pantera, che dovrebbe uscire dalle ofcine < Pontiac », avrebbe un motore a quattro cilindri e altre caratteristiche simili a quelle della Sigma Tre. Non molto diverso sarebbe il Guerriero di « Chrysler ». Quando questi modelli saranno pronti, Detroit avrà completato la sua controffensiva contro l'invasione delle « utilitarie » straniere. Solo 1 modelli e le' organizzazioni commerciali in grado di tener fronte a una concorrenza senza quartiere, si osserva con ottimismo a Detroit, potranno sopravvivere a tale contrattacco. Mauro Calamandrei