Tragica visione dei marocchini storpiati per sempre dall'olio adulterato di Francesco Rosso

Tragica visione dei marocchini storpiati per sempre dall'olio adulterato MANI RATTRAPPITE, PIEDI INERTI, UNA FOLLA DEFORME Tragica visione dei marocchini storpiati per sempre dall'olio adulterato Conseguenza tremenda di una spaventosa frode alimentare: 10.000 paralitici, donne uomini fanciulli, che non guariranno più - Fu come un'epidemia fulminante: crollavano per la strada, annaspando, afflosciati, contratti, cercando un sostegno - I colpevoli saranno impiccati; ma il popolo non ha reagito al crimine, soprattutto le vittime accettano, con incredibile rassegnazione, il crudele destino mandato da Allah -1 medici, gli infermieri cercano di rieducarli con cure e ginnastiche; gli infelici, assorti in lontani pensieri, lasciano fare, sanno che le loro dita non potranno mai più accarezzare il volto di un bimbo (Dal nostro inviato speciale) Meknes, 17 marzo. Lo spettacolo degli storpi di Meknes ha una grandiosità orrenda, la folla di bimbi, donne, uomini che protendono le mani rattrappite, sollevano le gambe a mostrare i piedi che cadono cionchi, per sempre inerti, è protagonista d'una tragedia di dimensioni bibliche. Sono giunto a Meknes di mattina, nel momento in cui la folla di storpi si radunava nel vasto piazzale di El Mers, un villaggetto che i francesi hanno costruito qualche anno fa alla periferia della città per gli svaghi amorosi a tariffa dei loro soldati. Scendevano dalle stradine tortuose in lenta processione, alcuni appoggiati alle grucce iiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiùiiitiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiitiiiit avanzavano strisciando i piedi inerti, altri goffi e lenti come papere sventagliando nell'aria con un semicerchio le fiacche estremità, altri portati a braccia dai parenti e altri an'eora sulle ambulanze A poco a poco il piazzale fu colmo e la folla stava immobile, silenziosa, impenetrabile, ad attendere. Non si udiva una voce, un lamento, un'imprecazione, il fatalismo musulmano sconfinava in un'ottusa pazienza che accresceva l'orrore dello spettacolo Erano le vittime della più abominevole frode alimentare consumata nel mondo, pochi grammi di olio infetto li hanno storpiati per sempre, eppure non ho sentito uscire da quelle labbra una iiiiiiiiiiiiiiiiintiiiiiiiiitiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiB maledizione per i ventisette malfattori che li hanno rovinati, accettano il male con unr. rassegnazione che rasenta l'insensibilità, già lieti che' l'olio maledetto non liabbia uccisi. Il fatto dì cronaca è nòto, ma pochi conoscono le tremende conseguenze della criminosa vendita d'olio adulterato: il Marocco ha oltre diecimila paralitici che non guariranno più. Nell'agosto dell'anno scorso, gli americani vendettero ad un' gruppo di commercianti marocchini due tonnellate di olio per aerei a reazione che doveva essere destinato a usi industriali. Oli speculatori mescolarono l'olio minerale con tre tonnellate di olio di semi e lo misero in commercio come commestibile ad un prezzo inferiore a quello del'mercato, 180 franchi anziché SSO franchi al chilo, realizzando guadagni ingenti. Era sul finire d'agosto, nei giorni in cui i marocchini festeggiano la nascita del profeta. A Meknes, una delle città sante dell'Islam, era presente anche il sovrano Maometto V, e fu diretto spettatore della tragedia che sconvolse la città. A due, tre, dieci, cento, mille, la gente crollava per strada, i piedi afflosciati, le dita delle mani contratte e rigide a cercare un sostegno. A conti fatti, i paralitici di Meknes risultarono S.500. Si pensò ad una fulminante epidemia di poliomielite di proporzioni immani, ed il sovrano fu indotto a partire immediatamente dalla città infetta, ma si vide poi che il male colpiva anche vecchi ottuagenari, normalmente inattaccabili dilla poliomielite, e che mieterà vittime esclusivamente ville classi sociali più poveri'.. Sorse il dubbiò che /o.ssfì stato qualche alimento a. provocare l'epidemia di paralisi e venne fuori la faccenda dell'olio a buon mercato che i marocchini poveri avevano comperato in quei giorni di solennità religiosa. L'analisi rivelò che l'olio conteneva il triortocresilfosphat, sostanza tossica di cui ignoro la definizione italiana, che provoca la paralisi dei piedi e delle mani. Nel volgere di due''giorni i colpiti furono S.S00 a Meknes,.come ho detto, e altri sette mila nei villaggi sparsi intorno alla città, nel bled riàrso. L'aspetto più odioso della frode alimentare è la speculazione svila povertà i commercianti sapevano che il loro olio, maledetto lo avrebbero consumato i miseri, gente che guadagna trecento franchi al giorno quando trova lavoro, per cui la differenza di cinquanta. franchi su un litro d'olio rappresenta un risparmio ingente, e sapevano onche,\ se non ci fosse stata la sostanza tossica a provocare la paralisi e denunciarli, di poter compiere impunemente la frode e o n a l . n perchè i loro clienti, pur rendendosi conto di mangiare olio minerale, avrebbero continuato a comperarlo perchè costava poco. L'orribile fatto di cronaca consente di esaminare certi aspetti della psicologia musulmana che soltanto le grandi calamità rivelano totalmente. Le autorità marocchine hanno agito esemplarmente, l'indignazione per la frode abominevole ha indotto il sovrano a ristabilire la pena di morte ed > 1 entisette colpevoli saranno appesi fra qualche mese alla forca, ma le masse popoinri, soprattutto i diecimila stoi piati, non hanno quasi reagito alla speculazione infume. La sventura, la sofferenza, il male inguaribile sono accettati come una condizione dell'esistenza, imposti da unavolontà superiore, e sarebbe sacrilegio imprecare. Poco dopo la catastrofe, l'Organizzazione mondiale della Sanità inviò in Marocco un gruppo di medici e infermiere di nove nazioni, specializzati in ortopedia, per tentare sugli storpiati dall'olio velenoso le cure che si fanno ai poliomielitici, una particolare ginnastica che dovrebbe rieducare alle funzioni le membra colpite. La maggior difficoltà incontrata dagli specialisti fu la resistenza passiva degli storpiati, che non volevano lasciarsi curare. < Se Allah ci ha voluti storpi, — dicevano — storpi dobbiamo rimanerey. Ler autorità marocchine .dovettero ricorrere a mezzi coercitivi per indurre i malati alle cure, ma hanno ottenuto soltanto una passiva partecipazione fisica senza la indispensabile volontà di guarire. Nel loro inconscio fatalismo, i malati sentono la vanità delle cure, benché i medici li esortino alla speranza sanno che le loro mani ed i loro piedi non riacquisteranno più la naturale scioltezza ed un miglioramento, leggero o sensibile, li lascia indifferenti. - Mi rendevo conto di questa rassegnazione visitando le sale dove infermiere svedesi, americane, ,cang.desi,. tedesche sorvegliavano gli esercizi fisioteràpéutici dei malati. Seduti intorno a lunghi tavoli, uomini, donne, ragazzi allungavano le mani brune tentando di muovere le dita in gesti ritmici che la infermiera scandiva pronunciando numeri progressivi, oppure giocherellavano con grossi dadi di legno per rieducare le dita rigide, contorte, insensibili ad afferrare gli oggetti. C'erano molte mamme fra gli ammalati, giovani a giudicare dallo sguardo ' balenante oltre il velo steso sul viso, coi piccini legati dietro alla schiena. Facevano la ginnastica delle mani seguendo gli ordini, ma senza una partecipazione attiva, svogliate e. distratte. Oppure camminavano fra le dande, sollevando quasi contro voglia % piedi inerti che sbatacchiavano come ciabatte vuote. Nei gesti esagerati, scomposti, i piccini oscillavano sulle schiene ricurve delle madri, piccole some insensibili, i vasti occhi dilatati su uno spettacolo disumano e lacerante, già formati anch'essi ad un'esistenza che non conosce reazioni. Sono rimasto parecchie ore in quella singolare palestra e non ho sentito il pianto.di un bimbo rompere il silenzio che gravava sulla folla degli storpi. Mi accompagnava il dott. Svennilson, uno svedese gentile e sollecito^ che dirige il centro di rieducazione di Meknes. Visitando le molte sale mi spiegava l'organizzazione tecnica, l'opera svolta, le difficoltà superate. Poiché l'Organizzazione Mondiale della Sanità non può trattenere all'infinito medici e infermieri in Marocco, gli specialisti hanno educato al- ■ 1 e 111 ■ 1111111111 ■ 131111111 i ■ 11111111 111 ] 11 ■ 1 ■ 11111111 ij, la fisioterapia alcune centinaia di giovani marocchini che continueranno le lezioni di ginnastica quando i medici forestieri saranno partiti. In una vasta pagoda posta al centro del villaggetto, i malati erano numerosi. La moglie del dottor Svennilson, una signora esile, coi capelli biondissimi avvolti in grossa crocchia al sommo del capo, una sciabolata di luce fra le pelli brune dei pazienti, dirigeva gli esercizi ginnastici e partecipava direttamente alle cure. Con le mani chiare, esili e delicate muoveva il piede inerte di un uomo che rimaneva immobile sotto la ginnastica forzata, lo sguardo assente, perduto in. chi sa quali pensieri. La vasta pagoda, col tetto di maiolica verde, era la sala comune degli incontri fortuiti, le SSO mercenarie dell'amore ospiti del villaggio facevano salotto qui prima di ritirarsi nelle camere in stile moresco dove alita ancora l'ambigua atmosfera di quelle ore segrete. Disinvolte, prendendolo sovente per argomento di conversazioni scherzevoli, si. aggirano oggi in quelle camere le nordiche infermiere, bionde, la pelle liscia e smaltata, a .curare la folla di storpiati, sollecite di ridestare negli sventurati un po' di volontà ed il desiderio di guarire, ma urtano contro un muro di rassegnazione che difficilmente riusciranno a smantellare: L'abissale divergenza, nel concetto di vita: non ha, tuttavia, creato barriere di incomprensione, i marocchini sono gente mite, tollerante, ed hanno subito fraternizzato con infermiere e medici stranieri, ma con sorride) te condiscendenza per il dinamismo con cui si dedicano alla loro missione. Li lasciano fare, si prestano passivamente agli esperimenti, come fa un adulto che si adegua al gioco di un bimbo pur conoscendone l'inutilità. Gli storpi di Meknes sanno di non guarire più, i loro piedi continueranno a ciondolare, le mani deformi, le dita rattratte non ritroveranno grazia e scioltezza per accarezzare il volto dei bimbi. Li guardavo mentre, a mezzogiorno, ripartivano dal villaggio per ritornare a casa. Si erano nuovamente raggruppati sulla piazza, folla compatta e angosciante di deformi. Le madri, coi piccini appesi alla schiena, le grucce sotto le ascelle, parevano statue senza espressione. I bimbi, le gambine già rinseccolite dalla paralisi, si reggevano a bastoncini ricurvi. Gli adulti, avvolti nelle misere geliate, appoggiavano il peso inerte del corpo su grucce e bastoni. Il silenzio era greve, intollerabile sulla folla immobile e rassegnata. Allo scoppio dei motori di alcune ambulanze, gli storpi ondeggiarono nello sforzo sgraziato di rimettersi in cammino, formarono piccole colonne che mossero lentamente, arrancando sulle ripide stradine verso la bianca Meknes irta di minareti, in una tragica processione di deformi che non dimenticherò. Francesco Rosso