L'in. Segni inizia oggi le trattative con i socialdemocratici ed i repubblicani di Michele Tito

L'in. Segni inizia oggi le trattative con i socialdemocratici ed i repubblicani La decisione dei dirigenti d.c. per giungere ai tripartito L'in. Segni inizia oggi le trattative con i socialdemocratici ed i repubblicani Una riunione collegiale fissata per il pomeriggio: vi prenderanno parte assieme al Presidente del Consiglio, gli on.li Moro, Piccioni, Gui, Saragat e Reale - Il programma della d.c. è articolato in 14 punti: prevede lavori pubblici, opere sociali e la revisione delle norme costituzionali per le regioni - Una minore intransigenza sulla scuola; il problema principale è quello della nazionalizzazione delle fonti d'energia Il p.s.d.i. ed il p.r.i. chiedono che il tripartito abbia l'appoggio esterno dei socialisti - Pessimismo di Nenni per le pressioni della destra d.c. Roma, 17 marzo. ' L'eventuale apertura a sinistra della de sarà una conseguenza del programma governativo che essa intende adottare, e non deve apparire come una svolta deliberatamente preordinata : questa è la tattica decisa dal segretario del partito, on. Moro, accettata dall'on. Segni, presidente del Consiglio designato, e praticamente subita anche da quei democristiani che sono contrari all'esperimento. Repubblicani e socialdemocratici non hanno da eccepire sostanzialmente nulla, né 1 socialisti appaiono interessati ad una distinzione che può sembrare irrilevante. Irrilevante, invece, essa non è, per lo meno per quello che riguarda la possibilità di attuazione della politica di Moro. H segretario della de ha perfettamente compreso che talune forze e certi gruppi cattolici di pressione non accetterebbero mai un risoluto cambiamento di rotta che porterebbe con sé implicazioni ideologiche di soluzione difficile, se non impossibile. Del resto a ricordargli l'atteggiamento di queste forze di destra è venuto proprio oggi un articolo di Padre Lener sulla Civiltà Cattolica. « Il solo prospettare come possibilità concreta la collaborazione politica tra cattolici e socialisti nenniani — scrive il gesuita — scuote e minaccia di rompere senz'altro l'unità dei cattolici intorno alla de, e pone in forse non tanto l'unità del partito, quanto la sua stessa ragion d'essere ». Moro, comunque, non ha mostrato fino ad ora di voler rinunciare ad una azione politica autonoma, che egli rivendica a diritto effettivo del partito in quanto tale, e proprio per evitare gli ostacoli si è risolto all'espediente tattico che la battaglia nell'interno della de — tanto in sede della direzione del partito quanto nei gruppi parlamentari — venga condotta all'insegna del programma da proporre agli alleati e al paese, senza mettere sul tappeto la questione della formula politica (tripartito di centro-sinistra con l'appoggio esterno del psi) mercé la quale il programma potrà venire realizzato. Dagli onorevoli Piccioni e Gui, rispettivamente capi dei gruppi parlamentari democristiani della Camera e del Senato, Moro ha ottenuto il consenso a questa tattica, e infatti i giorni scorsi, durante le riunioni dei comitati direttivi dei gruppi, Piccioni e Gui hanno regolarmente interrotto gli oratori che chiedevano conto della « formula » in progetto, invitandoli ad attenersi scrupolosamente al tema delle discussioni: cioè al « programma ». E' difficile che in un partito come la de si trovi qualcuno, per quanto moderato, che respinga una qualunque impostazione programmatica, e fosse pure la più ardita. Così il programma è stato varato secondo le intenzioni di Moro, e vale a dire conveniente per il centro-sinistra, e con il pieno gradimento dell'on. Segni. La tattica di Moro è, difatti, approvata dal presidente del Consiglio designato. Egli desidera anzitutto avere in mano un buon programma, che abbia il consenso di tutto il partito. Ritiene poi che, se una formula di centro-sinistra dovesse rivelarsi di attuazione impossibile, quello stesso programma gli potrebbe servire per cercare e trovare consensi altrove, altre alleanze, altri compagni che gli consentano di ritornare alla presidenza del Consiglio. Moro è più fermo nei suoi propositi ed ha più chiar: prospettive avanti a sé. Egli ha portato gli organi direttivi della de ad approvare un programma accettabile dalle sinistre allo scopo preciso di mettere alla prova la buona volontà e le effet¬ tive disposizioni democratiche dei socialisti. A Nenni Moro vuole offrire quella chance concreta che fino ad ora mai nessuno seriamente gli ha offerto. Se Nenni la accettasse, la de potrebbe venire colta da una crisi di pentimenti e farsi prendere dalla tentazione di ritrattarsi. Già in questi giorni alcuni democristiani oppositori di Moro (della corrente « primavera » ) hanno protestato contro il suo gioco troppo rischioso : « E se poi Nenni accetta?», gli hanno domandato. Mòro ha risposto che, se il partito, a questo punto, dovesse aver paura di pericoli, egli chiederebbe la immediata convocazione del Consiglio nazionale, impegnandosi a dare battaglia proppio sul tema della collaborazione fra democristiani e socialisti. Ovviamente, ne! caso che perdesse la battaglia, darebbe subito le dimissioni da segretario del partito. In tutto questo gioco, che dal pubblico è ignorato, ma che i responsabili dei diversi partiti vedono molto chiaramente, i repubblicani, i socialdemocratici e i socia¬ listi tengono un contegno diretto in vario modo a favorire la politica di Moro. I socialdemocratici accettano di discutere sul programma anziché sulla formula, poiché là formula sarà diretta conseguenza del programma: perciò, essi dicono, il programma buono porterà alla buona formula dell'appoggio del psi. Sostanzialmente analoga è la posizione dei repubblicani: essi, nel fondo, sono più esigenti dei socialdemocratici, ma tengono a non calcare sulle divergenze per non offrire a Segni il pretesto di una ritirata dell'ultimo minuto. 1 socialisti, finalmente, sono d'accordo con Moro sulla necessità di mirare esclusivamente al programma, osservando peraltro che un programma è cosa molto seria non solo al momento della sua formulazione, ma anche e soprattutto nei successivi momenti della sua applicazione. A noi, dicono, preme l'attuazione effettiva; su questa base esclusivamente giudicheremo il tripartito, e lealmente lo sosterremo se i fatti seguiranno alle parole. Vittorio Gorresio ve compierne ancora altri e che la crisi deve percorrere ancora un <lungo cammino» perché si pervenga a quella « svolta » che i socialisti desiderano, enuncia in. termini piuttosto moderati le condizioni alle quali il. psi può dare al nuovo governo la propria astensione. Per il leader socialista i punti principali del programma richiesto sono i tre delle regioni, della scuola e delle naziolizzazioni: ma, a parte le regioni,' sulla scuola e sulle nazionalizzazioni il discorso, tutto sommato, appare possibile. Se non vi fossero in seno alla de e da parte delle forze che sostengono la de pressioni contrarie, il problema dell'astensione socialista potrebbe essere risolto con la formula, di cui stamane si è parlato, di voti « non determinanti, ma utili ». Ma le pressioni cominciano ad essere molto forti. Nell'attesa della riunione della direzione de di lunedi o martedì (che dovrà decidere definitivamente sulla formula di governo), la destra democristiana è in movimento. L'on. Fella in un articolo su un settimanale milanese ricorda che la de si impegnò con i propri elettori, nel '58, a combattere il socialcomunismo (e non solo i comunisti) ed afferma che l'apertura agli «alleati» del comunismo dev'essere contrastata per ragioni < che attengono al piano spirituale e che non possono essere ignorate ». La destra democristiana ritiene di avere ricevuto un apporto determinante, e conta di farlo valere presso Moro, con l'intervento della rivista dei gesuiti, Civiltà cattolica, contro un'eventuale intesa, sotto qualsiasi forma, col psi. E' un intervento molto duro: la rivista nega il valore delle formule usate per l'« apertura a sinistra» e dice che «il solo prospettare come possibilità concreta la collaborazione politica fra cattolici e socialisti minaccia l'unità della de e pone in forse la sua stessa ragion d'essere ». La de, dice la rivista, ha assunto la funzione di difendere anche gli interessi politici dei cittadini cattolici. «L'apertura a sinistra — prosegue la rivista — si presenta politicamente come una flagrante contraddizione e, moralmente, come un vero e proprio tradimento ». Civiltà cattolica non rispecchia in questi casi il pensiero della Chiesa. La sua ipotesi di una rottura della de ha suscitato scalpore. E di rincalzo sono venuti i neofascisti, i quali, in pieno Consìglio comunale, hanno annunciato stasera attraverso De Marsanich che passeranno all'opposizione per il Comune se nascerà un go verno di centro-sinistra. La situazione, come si vede, è molto complessa e anche le più sicure volontà politiche rischiano di non poterla dominare. Michele Tito

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