Parla la giovane insegnante rimasta bloccata fra la neve

Parla la giovane insegnante rimasta bloccata fra la neve Rievocata la tremenda notte sui monti fra V imperversare deità bufera Parla la giovane insegnante rimasta bloccata fra la neve L'improvviso ostacolo d'una slavina la costrinse a una deviazione temeraria - Si feri a una gamba e non potè procedere - Il padre guidava la spedizione di soccorso (Dal nostro inviato speciale) Garesslo, 11 marzo. La signorina Bianca Randone è una graziosa, minuscola, vivace brunetta di venticinque anni che ne dimostra anche meno. E* anche una coraggiosa e indomita ragazza, i:ome prova l'avventura da lei vissuta l'altra sera sulla strada di Viozene, sotto una bufera di neve. La distorsione muscolare che ne ha riportato la costringerà a riposo per una decina di giorni, nella sua casa a Trappa, una frazione di Garessio. Ed è qui che dà ancora un saggio del suo temperamento indomito, investendo colui oh" le chiede di narrare il drammatico episodio. < Ma non c'è stato nessun dramma — dice con veemenza* mentre gli occhi le lampeggiano. — Tutto l'inverno ho fatto quattro volte la settimana quella strada, sulla neve e sul ghiaccio, e non è capitato nulla. La causa di ciò che è accaduto l'altra sera è che ho preso una storta. Tutto qui ». Poi si addolcisce, e racconta il fatto, ma tentando di minimizzarlo. Dalle sue stesse parole esso tuttavia risulta quello che è, un'avventura pericolosa per una ragaz- za, sola, di notte, per otto ore, in una strada di montagna, sotto una tempesta di neve. Dall'inizio dell'anno scolastico Bianca Randone è insegnante di ruolo nella scuola elementare di Viozene, dove è titolare di una pluriclasse di dieci alunni. In paese ha preso in affitto una camera, ma il mercoledì e il sabato va a casa, a Trappa, per trascorrere in famiglia le due giornate di vacanza, e torna a Viozene il mattino del vener-. dì e del lunedi. Da casa va in motorino fino a Ponte di Nava, e lì imbocca a piedi la strada per Viozene, dodici chilometri che fa in due ore e mezzo. Quelle due ore e mezzo di strada mercoledì sera sono diventate otto e potevano allungarsi chi sa fino a quanto. Bianca Randone è partita da Viozene alle quattro del pomeriggio contando di essere in serata a casa. A Ponte di Nava era andato ad aspettarla il padre con una macchina. E a lui si deve infatti l'allarme per il suo ritardo. Bianca dunque si avviò sulla strada coperta di neve. Era nevicato dal mattino fino alle prime ore del pomeriggio, ora cadeva un lieve nevischio; ma c'era uno strato alto più d'un metro. «Affondavo sin oltre il ginocchio — racconta la ragazza, — però camminavo abbastanza spedita, sia pure con una certa fatica. Avrei potuto rimanere a Viozene, ma giovedì avevo a Mondovl un impegno di natura professionale al quale non potevo assolutamente mancare ». Pino a metà strada andò tutto bene. I primi sei chilometri lì percorse in due ore. Poi trovò una slavina, e per aggirarla mise tre quarti d'ora. Diciamolo francamente, chiunque, anche un esperto montanaro, con una strada coperta da più d'un metro di neve molliccia avrebbe rinunziato a qualunque impegno e se ne sarebbe rimasto tranquillo a casa. Ma non Bianca Randone. Aggirando la slavina, e dovette farlo quasi nuotando nella neve, si produsse una distorsione muscolare alla coscia destra che le provocava fitte dolorosissime. Ma l'indomita fanciulla continuò ugualmente, zoppicando. Erano già le sette. Ad andatura molto più lenta proseguì per un paio di chilometri, mettendoci due ore. Si era fatto buio, il tempo si era rimesso, era anche spuntata la luna. Ma infine la sofferenza e la stanchezza la vinsero. Si rifugiò sotto uno spuntone di roccia, si sistemò su una pietra, e rannicchiata nel cappotto decise di riposare un po', per poi riprendere il cammino. « Al chiarore della luna guardai l'orologio, e vidi che erano le dieci. Allora mi resi conto che oltre alla stanchezza e al dolore alla gamba avevo anche fame. Avevo con me un tegamino con un residuo di carne della colazione. In quel momento la cosa che mi diede più disagio fu la mancanza di posate. Ma infine mi feci coraggio, e baldanzosamente agguantai la carne, rimpiangendo soltanto che la quantità non fosse adeguata alla mia fame. Poi forse mi appisolai, non so. Mi parve che il t<.mpo passasse velocemente. Quando da lontano mi fendi chiamare e risposi, era mezzanotte ». Il vero dramma si era svolto a Ponte di Nava. Angelo Randone, il padre, l'aspettava per le otto. Alle nove, non vedendola ancora arrivare, allarmato per il ritardo telefonò al maresciallo Fiorito dei carabinieri di Ormea. Il sottufficiale organizzò una spedizione di soccorso col brigadiere Ruju e tre volontari, ai quali si unì il signor Randone, e insieme si avventurarono sulla neve, procedendo lentamente e a fatica. Un'altra squadra, formata dal brigadiere della guardia di finanza Canevari, due militi e altri cinque volontari, muniti di sci e racchette, li raggiunse precedendoli poi per battere la pista. Richiami venivano lanciati di continuo, nella violenta bufera di neve e vento che intanto si era scatenata. A mezzanotte infine, quando già il padre disperava di ritrovarla salva, a un richiamo rispose finalmente una voce. Poco dopo fu raggiunta dai quattordici uomini, La maestrina Bianca Rancorii, iì 25 anni, dinanzi alla sua casa a Trappa (f. Moisio)

Luoghi citati: Garessio, Ormea