Scorge un uomo che pende impiccato da un traliccio della linea elettrica

Scorge un uomo che pende impiccato da un traliccio della linea elettrica Scorge un uomo che pende impiccato da un traliccio della linea elettrica Il suicida è un manovratore di gru, soffriva d'esaurimento nervoso - Un altro «pisodio - Anziana e malata fugge per cercare la morte: « Ho paura della solitudine » Alle 11,30 di ieri il signor Pietro Sburlato stava percorrendo a piedi la riva destra della Stura, nella zona delle Basse. Ad un certo momento s'arrestava di colpo, inorridito: ad un traliccio dell'alta tensione penzolava, impiccato con una fune, un uomo anziano, modestamente vestito. Passati i primi attimi di sbigottimento, il signor Sburlato s 'avvicinava: l'uomo doveva essere morto già da alcune ore. Il passante dava l'allarme; sul posto accorrevano agenti della P. S. Barriera di Milano. Dai documenti si identificava il suicida, Casimiro Gubbio di 56 anni, abitante in via Sempione, operalo, manovratore di gru. In tasca aveva un biglietto: «Chiedo perdono, non ne posso più. Mia moglie e mio figlio sono innocenti. Portatemi subito all'obitorio. Addio a tutti ». Il biglietto, li- per 11, pareva strano. Che cosa significava la frase « Mia moglie e mio figlio sono innocenti»? Le indagini del commissariato chiarivano nel pomeriggio ogni mistero. Da molto tempo il Gubbio soffriva di una grave forma di esaurimento nervoso: 11 medico, proprio in questi giorni, gli aveva dato buone speranze, assicurandogli una pronta guarigione. Ma il Gubbio era sfiduciato, abbattuto, sempre cupo. Ieri mattina usciva di casa molto presto: in preda ad una nuova e più acuta crisi di sconforto, invece di andare al lavoro si recava sulle rive della Stura e s'impiccava. Prima di uccidersi vergava convuliamente il biglietto d'addio. Nel suo sconvolgimento mentale si preoccupava che nessuno potesse imputare, sia pure alla lontana, responsabilità d'alcun genere alla moglie e al figlio. Di qui la frase oscura, per scagionare 1 familiari. — La signora Romana Trincherò, di 82 anni, abitante in via Mazzini 56, ha denunciato ieri al commissariato Castello la scomparsa della nipote con la quale conviveva. La donna è la signorina Leontina Varusio, di 56 anni, un'impiegata da alcuni anni in pensione per una grave malattia agli occhi. Si è allontanata nella tarda serata di giovedì dopo aver lasciato bene in vista nella sua camera una lettera in cui chiede perdono del grave atto che sta per compiere. « Mi fa paura la solitudine », ha scritto. La Varusio è di statura piuttosto bassa e di corporatura esile. Ha i capelli quasi bianchi, indossa un.cappotto scuro e porta occhiali con lenti affuniicatc. Inutili sono state finora le ricerche compiute dalla polizia e dai parenti per rintracciarla.

Persone citate: Casimiro Gubbio, Romana Trincherò

Luoghi citati: Milano