In Austria il nazismo è sostenuto da cinquanta giornali e periodici di Enzo Bettiza

In Austria il nazismo è sostenuto da cinquanta giornali e periodici Le folli teorie di Hitler hanno tatto numerosi proseliti In Austria il nazismo è sostenuto da cinquanta giornali e periodici Trenta di essi sono stampati nella Germania di Bonn - Un «decalogo» programmatico auspica il razzismo, il pangervtanesimo, il militarismo - Si esalta Nflsser perché « i treni egiziani viaggiano in orario»; alcuni vagheggiano un'Europa «carolingia» con l'unione di Francia, Germania ed*Austria - Di queste velleità insensate si fanno portavoce persino deputati, professori d'università, uomini di cultura (Dal nostro corrispondente) Vienna, 9 marzo. Tra settimanali, mensili e periodici, in Austria vengono regolarmente poste in vendita cinquanta pubblicazioni di contenuto apertamente nazistico, pangermanistico, antisemitico: venti si stampano nelle tipografie austriache e trenta provengono dalla Germania Occidentale. Le teorie naziste vi sono pubblicamente divulgate in una gamma di sfumature che va dal nazismo hitleriano, ripreso alla ettera in maniera grossolana, al più aggiornato neonazismo di intonazione europeistica. Scegliamo alcune frasi che si possono leggere in questa prosa inconfondibile. V Il Trommler, portavoce dei neonazisti austriaci più radicali, capeggiati da Konrad Windisch, attualmente in carcere, pubblicava nell'agosto del '59 una speci a di decalogo programmatico del movimento: « 1) riconosciamo la nostra appartenenza a un popolo comune (cioè germanico); 2) difendiamo il passato e la virtù militare; 3) patrociniamo la separazione razziale come fondamento di ogni sano sviluppo biologico nazionale; 4) combattiamo l'alienazione della nostra Kultur inquinata da infiltrazioni straniere; 5) riconosciamo che ogni popolo possiede una sua élite spirituale e biologica; 6) affermiamo che non vi può essere Libertà senza Ordine > e così via, fino al decimo comandamento. Da un altro periodico, l'Europa Korrespondenz del gennaio 1960, spulciamo una curiosa apologia del nasserlsmo fatta nel momento in cui si era nel pieno delle manifestazioni antisemitiche: « Coni è il nuovo uomo egiziano: egli, servendo il presidente Nasser, vive per un più alto ideale, potenzia il proprio io, opera per un socialismo nuovo, nobile, puro » (Nel medesimo ar ticolo si ammonisce a « non dimenticare, inoltre, la puntualità delle ferrovie egiziane»). In certe pubblicazioni che si sforzano di essere più < mo derne > s'avverte il tentativo di un grottesco inserimento nella realtà contemporanea. «Auspichiamo il principio della, neutralità armata per tutta l'Europa >, dichiara perentoriamente un settimanale; altri, ancora, affacciano la dottrina della resurrezione di una Europa «carolìngia», che si dovrebbe realizzare politicamente mediante l'unificazione della Francia con la Germania (più l'appendice austriaca) in uno stato autoritario, l'esclusione degli angloamericani dall'Europa, la sottomissione degli altri popoli europei alla dittatoriale «diarchia» franco-tedesca. Tutte queste enunciazioni, prese in se stesse, potrebbero essere considerate per ciò che sono, sgrammaticature e velleità di esaltati. Ma quando si pensa che esse vengono scritte sotto lo sguardo troppo indifferente delle autorità d'un Paese dove la cronaca da qualche tempo segnala, quasi ogni giorno, una nuova, sorprendente manifestazione di rinascita neonazista, allora ci sembra che non sia più 11 caso di ignorarle. Esse finiscono per costituire lo sfondo su cui avvengono fatti concreti e gravi: la cam pagna contro gli ebrei, l'irre dentismo esaltato d'Innsbruck, i 130 mila biglietti tranviari stampati a Linz con un ornamento ambiguamente simile alla svastica, messi e subito ritirati dalla circolazione, la scoperta 'che uno dei più alti funzionari della polizia di Graz comandò esecuzioni in massa di ebrei, l'infiltrazione nella « Volkspartei » di Graz, da cui proviene il nuovo presidente del partito, di ex-SS o exfunzionari nazionalsocialisti. Si aggiunga a tutto ciò l'inasprimento della polemica tra socialisti e cattolici, la cui virulenza, talvolta, sembra riportarci alla torbida atmosfera della prima repubblica Non vogliamo esagerare, né di ; che una triste storia si stia ripetendo di nuovo. Per fortuna, non siamo a questo punto. Il problema della denazificazione non essendo mai stato affrontato seriamente in Austria, il nazismo e l'estremismo pangermanistico, clandestini o trasformistici che siano, sono però riusciti in questo paese a vigoreggiare paradossalmente di più che nella stessa Germania. Il neonazismo austriaco rappresenta un pericolo potenziale; e si accentua a mano a mano che dal neonazismo semiclandestino e teppista si sale a quello trasformistico parlamentarizzato nel cosiddetto partito < liberale » oppure camuffato nello correnti più conservatrici della Volkspartei, soprattutto delle organizzazioni regionali della Volkspartei. Coloro che studiano il fenomeno della penetrazione neonazista, constatano che essa, nella seconda come già nella prima repubblica, tende a differenziarsi in tre strati: dallo strato illegale delle organizzazioni paramilitari si passa a quello intermedio delle associazioni studentesche e com battentistiche e si giunge infine al terzo strato. E' questo il più pericoloso; è qui che militano le persone « rispettabili », 1 « liberali » che siedono incgsstrenssrtuqnrrtemnAstinzdnlamnprplaefisvdzrassfstmnunmnoqtrcctadlgrlpnncèaEnesddèzfsgcmcddbHssmddscdGvln in Parlamento, i professori che insegnano all'università, gli scrittori e gli ìdeologhi che sanno dare una giovanile veste letteraria alle vecchie dottrine; è qui che 11 confine tra elementi nazisti, conservatori, nazionali e la destra cattolica, si fa più labile. lsscqiepTiplco esempio del « terzo tczrudGbsulcptspmstrato » è l'associazione cultu rale Allgemeine Deutsche Kulturverband. Uno scrittore alquanto noto, Mirko Jelusich, ne è il fondatore, e 11 professore universitario Taras von Borodajkowycz ne è il presidente (caratteristico dei pangermanisti austriaci è, spesso, di non avere un nome tedesco). Ambedue questi intellettuali sono autori di opere apologetiche del nazismo e non fanno mistero delle loro inclinazioni. Chi protegge Von Borodajkowycz e gli consente di tenere una regolare cattedra alla facoltà di economia e commercio dell'università di Vienna, è i! ministro all'istruzione pubblica Drimmel, l'uomo più rappresentativo e, data la sua posizione, forse più nocivo, della destra clericale. Drimmel, esemplare esponente di quel filone cattolico reazionario, spagnolesco, che si può ritrovare in Austria, non nasconde neppure lui le sue inclinazioni: egli, per una commemorazione di Carlo V, organizza a Vienna un incontro universitario con studenti e professori spagnoli, briga per conferire all'ex-cancelliere Schuschnigg la direzione dell'istituto di cultura austriaco a Roma, lascia figurare il proprio nome nel comitato d'onore di un ballo organizzato da giovani neonazisti. Ed è Drimmel il ministro che, in seno al governo, cerca sempre di bloccare ogni tentativo distensivo nella questione altoatesina. Il presidente della Volkspartei, Gorbach, intanto fa capire di voler rivedere il patto di coalizione con. i socialisti, e ciò con ogni evidenza nel tentativo di attuare una vecchia aspirazione delle correnti dì destra del suo partito: la collaborazione governativa, magari il tripartito, con i «liberali». Chi sono questi «liberali» con i quali la Volkspartei presentò già una lista comune nelle elezioni presidenziali del 57? La Neue Zurcher Zeitung, nel commento al loro ultimo congresso, scriveva: «... Ci si è richiamato apertamente alle aspirazioni pangermanistiche... E' stata richiamata in vita, nonostante le catastrofiche esperienze dell'epoca nazionalsocialista, la teoria del secondo stato tedesco » (la teoria dell'Anschluss, cioè). Presidente di questo partito è Anton Reinthaller: organìz zò la penetrazione nazista nel fronte dei nazional-cattolici austriaci, divenne ministro del gabinetto Seyss-Inquart che consegnò l'Austria alla Germania, e Hitler lo ricompensò chiamandolo a Berlino e affidandogli il sottosegratariato dell'agricoltura. Un altro mem bro della direzione liberale è Helfried Pfeifer, professore a suo tempo di diritto nazionalsocialista, autore di un libretto dal titolo Die Ostmark (la marca orientale, come Hitler denominò l'Austria). Un altro dirìgente ancora è il generale delle SS Josef Punzert. Non senza rilievo è il fatto, infine che l'uomo che procurò i fondi al partito liberale, Wilfried Gredler, proviene dai ranghi cattolici. Come si vede, al livello del « terzo strato », ove la Volkspartei non si vergogna più a progettare la possibilità di una collaborazione col neo nazismo rispettabile, le omertà, BlIllilMIIIIIIIIIIMMIIIIir MIIIIIMMIlllMIIIlMI le inframmettenze, 1 maneggi si fanno più fitti e più confusa si fa la demarcazione tra 11 campo della democrazia e quello dei suoi nemici. Due anni fa scrivevamo che il clima della nuova Austria era caratterizzato da una sempre più lucida presa di conlat- to degli austriaci con la loro coscienza e la loro realtà nazionale. Lo sforzo di conferire alla nazionalità austriaca un'originalità distinta e libera da ogni soggezione verso la Germania ci colpi. Oggi, dobbiamo ammettere che quello sforzo sembra essersi ridotto a una stretta cerchia intellettuale e a certi ■ ambienti della socialdemocrazia; è comunque passato in secondo piano, mentre i rigurgiti del passato si sono venuti via via sempre più minacciosamente affermando. Enzo Bettiza