Non basta dare aule e maestri ai raggzzi poveri fino a 14 anni

Non basta dare aule e maestri ai raggzzi poveri fino a 14 anni Isa. nuora scuola, media obbligatoria Non basta dare aule e maestri ai raggzzi poveri fino a 14 anni Un milione di nuovi alunni dovrebbe studiare per un triennio dopo le elementari - Spesso sono figli di analfabeti, vivono in estrema miseria, incominciano a lavorare sui 10 anni Occorre che lo Stato offra, insieme con le scuole adatte, una larga assistenza e molti aiuti Le discussioni intorno alla scuola dagli undici ai quattordici anni si sono, specie negli ultimi tempi, polarizzate sul problema della sua struttura. Con la conseguenza che non sempre si è dato adeguato risalto ad altri, e talora non meno im- portanti, aspetti della que-'stione. E che non tutti sembrano essersi resi esatto conto della gravità e complessità dei problemi connessi all'attuazione del principio costituzionale, dell'obbligo scolastico sino al quattordicesimo anno di età. .Alludiamo non tanto all'imponente sforzo finanziario richiesto dall'istituzione, nel prossimo decennio, di circa 56.000 nuove classi, che dovranno esser dotate di altrettante nuove aule (e delle attrezzature relative) e di circa 130.000 nuovi insegnanti. Ma, piuttosto, oltreché ai problemi attinenti alla formazione e selezione di un così ingente numero di docenti (quasi eguale a quello complessivo degli attuali professori di scuole secondarie), alle difficoltà d'ordine didattico, educativo, sociale ed assistenziale che non mancherà di recare con sé l'immissione, sia pure graduale, nella nostra scuola media di óltre un milione di nuovi alunni. Tanto più che questi non apparterranno, come quelli che oggi frequentano le scuole medie e di avviamento professionale, a ceti sociali ormai pervenuti a un certo livello economico e culturale. Proverranno in grandissima parte dalle classi e categorie più diseredate: da quegli strati sociali su cui pesa tuttora un'eredità secolare di miseria e d'ignoranza, e che conferiscono al nostro paese il triste privilegio di annoverare più di un quinto di nuclei familiari in condizioni di estrema miseria o di grave disagio economico. Saranno, cioè, prevalentemente figli di analfabeti o di semi-analfabèti, di disoccupati o di sotto-occupati, di manovali e di braccianti: vale a dire, ragazzi spesso malnutriti e debilitati, privi di eredità familiare di cultura, senza la possibilità di trovare nella loro cerchia domestica e sociale gli aiuti e gli stimoli di varia, natura di cui fruiscono invece i loro coetanei più fortunati. L'assicurarne la frequenza della nuova scuola media (una scuola che non si prò pone finalità immediate di carattere pre-professionale o utilitario), in un'età in cui essi vengono normalmente avviati ài lavoro e cominciano a recare alle famiglie qualche aiuto economico, non sarà certamente facile. Ma ancora più difficile sarà il metterli in condizione di frequentarla con frutto : giacché, nei loro confronti, l'opera della scuola non potrà fare assegnamento su quei fattori e sussidi extrascolastici, senza il cui con corso essa rischia di rimanere sterile. Basti pensare che già oggi non pochi di essi non riescono nemmeno a seguire sino alla fine il ciclo,, assai meno impegnativo, fc|gli studi elementari; e che tra gli stessi ragazzi, socialmente molto più selezionati, che s'iscrivono annualmente alla scuola di avviamento, solo il quaranta per cento raggiungono poi il traguardo della licenza. Ciò significa, anzitutto, che al pari dei problemi dell'analfabetismo e dell'evasione dalla scuola elementare, anche il problema della frequenza generalizzata della scuola media non potrà esser affrontato e risolto solo sul terreno scolastico. Esso presenta tali implicazioni economico-sociali, che dovrà essere inquadrato in una ■più vasta opera di trasformazione civile e sociale, intesa a combattere l'arretratezza e la miseria e a migliorare il livello di vita di larghi strati della nostra società: anche se di quest'opera essa -otrà, a sua volta, costituire uno degli strumenti più efficaci. Ma ciò significa anche che la nuova scuola media dovrà necessariamente avere una fisionomia e ispirarsi a criteri didattici ed educativi in parte diversi da quelli tradizionali. Dovrà, cioè, tener conto della mutata provenienza sociale e delle maggiori difficoltà di acclimazione culturale di parte dei suoi alunni. E dovrà quindi non restare più chiusa in se stessa, in un mondo spesso libresco e artificioso, ma conquistare una più profonda, e socialmente aperta, consapevolezza della sua lai o, i, lnsi d m- funzione civile e una maggior capacità d'irradiazione educativa e culturale. E, in pari tempo, attuare in sé, molto più di quanto non sappia oggi, l'ideale di un organismo comunitario, nel cui àmbito lo scolaro, qualunque sia la sua origine socia- e-'le, si senta, oltre che protet partecipe di un'opera co to e aiutato, una vita e di mune. Dovrà essere più orientativa che precocemente selettiva: o, meglio, come osserva la relazione premessa al disegno di legge ministeriale, dovrà sostituire alla prassi tradizionale della selezione per mezzo dell'eliminazione (che rischierebbe di risolversi in uno strumento di paurosa « mortalità scolastica », ossia di bocciature) quello, più equo e razionale, della selezione per mezzo della differenziazione: così da assicurare al maggior numero di alunni l'effettiva nartecipazione alle possibilità di educazione. Dovrà ispirarsi a un ideale culturale meno aristocratico o, se si vuole, meno « classico » di quello attuale (ma, anche ^e apparentemente più modesto, non meno serio e intrinsecamente «umanistico»), e meglio rispondente ai nuovi interessi e ai nuovi bisogni sociali. Dovrà essere validamente sostenuta da tutto un complesso d'iniziative culturali e di provvidenze assistenziali (biblioteche scolastiche e popolari, centri ricreativi, classi di recupero, corsi integrativi, collegi, borse di studio, assistenza sanitaria, ecc.), che ne integrino e prolunghino l'azione, specialmente nei piccoli 'centri e nelle zone rurali, e che ne rendano possibile e profìcua la frequenza. E dovrà, i soprattutto, fare assegnamento su insegnanti che abbiano una preparazione e una mentalità adeguate ai loro nuovi, e più difficili, compiti: che sappiano, oltre che ispirarsi (soprattutto nell'insegnamento delle lingue e delle osservazioni scientifiche) a criteri e metodi più razionali ed efficaci, supplire con il loro impegno e le loro iniziative alle deficienze niae, di i, di e e i i i e e n é aa i n i e n e a i al i ri adi uczi e lvbddmdtctddt dell'ambiente familiare e sociale dei loro alunni: che siano cioè, in una certa guisa, anche degli assistenti sociali. (Donde la necessità di una riforma sostanziale dei modi della loro formazione e del loro reclutamento). Solo a queste condizioni la progettata scuòla media obbligatoria potrà dare i suoi frutti educativi e civili. In caso diverso, c'è il pericolo, tutt'altro che ipotetico, che essa peggiori le condizioni della nostra scuola, abbassandone fortemente il livello culturale, e che aggravi le diffidenze e resistenze delle classi che più ne dovrebbero sentire domani i benefici. Paolo Scrini

Persone citate: Paolo Scrini