Don Jaime di Borbone è dal tribunale di Parigi perché « interdetto debole di niente »

Don Jaime di Borbone è dal tribunale di Parigi perché « interdetto debole di niente » Su richièsta della famiglia reale di Spagna Don Jaime di Borbone è dal tribunale di Parigi perché « interdetto debole di niente » Il duca, pretendente al trono di Madrid, si è riconciliato giorni fa con la moglie, un'ex cantante tedesca dalla quale voleva divorziare - La duchessa sostiene che il marito è vittima di un'oscura macchinazione dei suoi due figli, nati dal primo matrimonio - Ora ricorrerà in Appello, sperando nell'appoggio di Franco (Nostro servizio particolare) Parigi, 7 marzo. Da stamane il duca di Segovia, figlio primogenito di Alfonso XIII e eome tale pretendente al trono di Spagna, è interdetto in seguito a decisione del tribunale di Parigi. A cinquantanni, egli è quindi considerato come un minorenne che non può disporre liberamente dei propri beni, la cui amministrazione provvisoria è stata affidata dai giudici all'avv. Weil. Da oggi in poi, il duca non può fare nulla, praticamente, senza l'autorizzazione del tutore. La notizia ha provocato vi¬ va sensazione negli ambienti spagnoli di Parigi, specialmente in quelli dell'aristocrazia, perché l'interdizione è un provvedimento grave, che viene preso soltanto a carico dei maggiorenni pazzi, « anche quando hanno intervalli di lucidità », dice la legge. Il caso si applicherebbe proprio al duca di Segovia, secondo i giudici parigini, i quali gli hanno imposto un tutore considerandolo debole di mente. In effetti, l'atteggiamento del duca è per lo meno sconcertante. Il 24 dicembre scorso egli uscì di casa dicendo alla moglie, l'ex-cantante e attrice Carlotta Tieldmann, che andava a comperare le candeline per l'albero di Natale e che sarebbe ritornato subito. La moglie lo aspettò invano, e due giorni dopo ebbe la visita di un usciere che aveva l'incarico di fare l'inventario dei mobili, nonché di sequestrarle l'automobile. Il duca, infatti, accusava la moglie di voler sottrarre l'argenteria di famiglia, fra cui alcuni pezzi storici particolarmente preziosi, come dei candelabri che avevano appartenuto a Carlo V e che recavano il suo- stemma. il fatto stupì; il duca aveva infatti sempre dichiarato di amare la consorte e di esserle riconoscentissimo perché gli aveva restituito la parola. I due s'erano conosciuti in Italia dopo la guerra e lui era quasi sordomuto. Carlotta Tieldmann divorziata da un funzionario austriaco, prodigò al duca le sue cure, come una infermiera, ed egli la sposò nel 1949. Ritrovato l'uso della parola, sia pure con difficoltà, il duca di Segovia, che aveva rinunciato al trono di Spagna a causa della infermità, ritrattò la rinuncia e non tralasciò occasione per dimostrare alla moglie la propria riconoscenza. Che cosa era dunque accaduto la vigilia di Natale da indurre il duca ad abbandonare il domicilio coniugale e poi ad intentare un'azione giudiziaria contro la moglie? Il mistero non è stato ancora chiarito completamente. Carlotta Tieldmann affermò che, di cèrto, il marito era stato costretto ad agire in quel modo, ed accusava l'ambasciata di Spagna. Contrattaccò quindi, chiedendo II divorzio perché il marito l'aveva abbandonata, e un assegno di 375 mila lire al mese, sostenendo inoltre di avere pagato lei l'automobile con il proprio denaro (mostrò ai giudici la matrice dell'assegno bancario) ed affermando di non avere sottratto nulla al duca semplicemente per che egli non aveva mai posseduto nulla, la famiglia non avendogli mai dato ciò che gli spettava dell'eredità paterna. E' noto che Alfonso XIII lasciò morendo parecchie decine di miliardi. Il tribunale fissò quindi al SS febbraio la riunione in se de di conciliazione, come esi ge la legge, prima che le pra tiche per il divorzio vero e proprio incominciassero. Ma nessuno dei due coniugi si presentò in aula e l'avvocato del duca chiese un rinvio, ottenendolo per soli otto giorni. Quella sera stessa gli interessati facevano sapere di essersi riconciliati. Il duca raccontò che la vigilia di Natale aveva un appuntamento col figlio Alfonso, il quale lo portò a casa di alcuni amici e poi lo trattenne perché aveva un po' di febbre influenzale. Il duca rimase quattro giorni a letto e poi gli dissero che sua moglie se n'era andata da Parigi, aggiungendo che non lo voleva più vedere. Nei giorni successivi gli fecero firmare parecchi fogli, dei quali egli non capi nulla, e seppe soltanto più tardi che erano destinati ad una querela contro la moglie. Il figlio gli disse che Carlotta Tieldmann vale zlruApng va sbarazzarsi di lui inviandolo in una casa di salute in Svizzera, e che aveva chiesto il divorzio. Il duca si mise allora a piangere come un bambino e, a quanto dice, trasoorse ore terribili. Il 24 febbraio gli dissero che l'indomani si doveva presentare dinanzi ai giudici per la udienza della « conciliazione ». All'avvocato egli dichiarò che prima di tutto voleva vedere sua moglie. Quando i due coniugi s'incontrarono egli scoppiò di nuovo in lacrime e si gettò nelle braccia della moglie dichiarando: €Non sapevo nulla di tutto quella che ti hanno fatto, contro la mia volontà. Voglio la riconciliazione perché non ho mai avuto l'intenzione di separarmi da te. Senza di te sono soltanto un infermo, e d'ora in poi non ci lasceremo mai più*. Dinanzi a questa situazione gli avvocati non poterono far altro che inchinarsi ed i due coniugi ritornarono a casa a braccetto. Al termine della proroga di otto giorni concessa dal tribunale di conciliazione il duca non aveva mutato parere, quindi tutta la procedura fu annullata. Ha la famiglia reale di Spagna non avrebbe rinunciato alla speranza che don Jaime di Borbone y Battenberg, duca di Segovia e di Angiò, si separi dalla moglie, ed ha contrattaccato chiedendo ohe gli fosse imposto un tutore. Il duca è abbattuto e piange. Gli aristocratici spagnoli sono divìsi. La duchessa è furibonda ed accusa principalmente 4 due figli che il marito ha avuto dal primo matrimonio: Alfonso e Gonzalo. Spera tuttavia nell'appoggio del generale Franco, il quale non sarebbe affatto contento dell'affronto fatto all'ex-erede del trono di Spagna. Gli interessati ricorreranno ora in appello. L. Mannucci