Lo studente matricida ha tentato di togliersi la vita alle "Nuove,,
Lo studente matricida ha tentato di togliersi la vita alle "Nuove,, Lo studente matricida ha tentato di togliersi la vita alle "Nuove,, Sfugge alla sorveglianza e si scaglia a testa bassa contro il muro - Immoilizzato dopo violenta lotta e trasferito al manicomio in attesa della perizia Lo studente matricida di Carmagnola ha tentato ieri di uccidersi alle «Nuove»: immobilizzato in tempo dagli infermieri che lo custodivano. Lo sventurato, sofferente di epilessia, è stato portato all'ospedale psichiatrico di Collegno, In attesa che giunga l'ordine di trasferimento al manicomio giudiziario. Il giovane ha agito in preda ad un nuovo accesso del male da cui è affetto? Sembra che questa volta non si tratti di un « raptus » epilettico. Giovanni Agnese, a quanto risulta, avrebbe tentato di togliersi la vita perché pentito e sconvolto. Negli intervalli tra le crisi la sua mente è normale e questo fatto rende più atroce e allucinante Il suo dramma. Egli si rende conto di aver assassinato la madre e di aver ferito il padre, che ancora lotta con la morte all'ospedale di Carmagnola. E' in mi iimmmmim limitili iiimiiii grado di capire la sua malattia, si dispera per le sue azioni di cui pure non sembra moralmente né giuridicamente responsabile. Subito dopo il trasferimento da Carmagnola, avvenuto mercoedì sera, il sostituto Procuratore della Repubblica dott. Franimartino, aveva disposto perché il giovane fosse ricoverato all'Infermeria delle carceri di corso Vitorio ed aveva raccomandato una speciale sorveglianza. Poi 11 magistrato (essendo necessaria, in un simile caso, un'approfondita struttoria) ha inviato gli atti al giudice istruttore e contemporaneamente ha richiesto che l'Agnese venisse inviato al manicomio criminale di Reggio Emilia per la perizia psichiatrica. Ieri la situazione è precipitata Lo studente, eludendo per un attimo la sorveglianza degli Infermieri, si è scagliato a testa bassa contro la parete della stanza che lo ospitava. Ha battuto contro il muro con violenza, ma senza prodursi gravi ferite. Al secondo tentativo è stato fermato. Gli infermieri sono riusciti ad immobilizzarlo soltanto dopo aspra lotta: l'hanno trattenuto fino all'arrivo del medico che gli ha praticato un'Iniezione calmante. « Voglio morire — ripeteva lo sventurato —, rerché non mi sono gettato nel Po a Carmagnola, quella stessa notte? Sono tornato dai carabinieri perché volevo che salvassero mio padre. Ma ora lasciatemi morire ». Dalle « Nuove » veniva avvertita la Procura della Repubblica e il dott. Biffi-Gentili ordinava che il giovane fosse trasferito a Collegno: naturalmente si tratta di un provvedimento d'emergenza che non durerà più di qualche giorno. Seguirà poi il trasferimento al manicomio giudiziario. Anche il difensore dell'Agnese, avv. Astore, si è associato alla richiesta per una perizia sulle fa colta mentali del giovane; egli afferma che la perizia con ogni prò» babilità consentirà di proscioglier lo in istruttoria per totale incapacità di intendere e di volere nel momento in cui commise il delitto. In tal caso il giovane dovrebbe restare in manicomio giudiziario per un periodo minimo di cinque anni, perché « socialmente pericoloso ». Poi potrebbe riavere la libertà soltanto se giudicato guarito o non più pericoloso. Purtroppo non sono molte le forme di epilessia che, con le attuali conoscenze scientifiche, possano essere curate e guarite con Interventi operatori.
Persone citate: Astore, Giovanni Agnese
Luoghi citati: Carmagnola, Collegno, Infermeria, Reggio Emilia
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