La figura dello scomparso

La figura dello scomparso PROFONDA. EMOZIONE AJP lFflgA, La figura dello scomparso DAL NOSTRO INVIATO Ivrea, lunedì mattina. Ivrea ha appreso la notizia della morte improvvisa dell'Ingegner Adriano Olivetti ieri mattina poco prima di mezzogiorno. Gli stabilimenti erano chiusi, le vie affollate e vocianti, migliaia di persone erano venu e dai paesi del Canavese per le sfilate del carnevale. Sul balcone del municipio un inserviente ha esposto il gonfalone a mezz'asta. Il sindaco prof. Rossi, appartenente al movimento « Comunità » fondato da Olivetti e suo successore all'amministrazione civica, ha convocato d'urgenza i consiglieri che in una brejve commossa seduta proclamavano il lutto cittadino. Il comitato delle manifestazioni del carnevale annunciava che tutti i festeggiamenti, in programma Ieri oggi e domani, erano" sospesi. Percorsa dall'emozione, Ivrea si è lentamente svuotata; nu-^ merosi locali pubblici hanno abbassato le saracinesche in segno di cordoglio; gruppi di operai si sono raccolti in via Jervis, davanti agli uffici deserti della società. Nella villa di Monte Navale, sulla collina eporediese, dove lo scomparso risiedeva con la consorte signora Grazia e con i figli Lalla e dott, Roberto, le informazioni ancora frammentarie erano state comunicate all'alba dalla gendarmeria di Losanna. La signora aspettava una telefonata del marito, fu lei a raccogliere la notizia. Non disse nulla alla piccola Lalla, che ha 9 anni, e dominando il dolore partì subito per Aigle, la località dove nell'obitorio di un ospedale è composta la salma. Da Ivrea partivano anche l'ing. Dino Olivetti, fratello di Adriano e vice presidente della < Olivetti » ed il vice sindaco ing. Iona; da Torino il dottor Giuseppe Pero, vice presidente ed amministratore delegato; da Milano la figlia maggiore del defunto, signora Soave. Si cercava di rintracciare il figlio trentaduenne Roberto, in vacanza a Saint Moritz, ma gli amici corsi per avvisarlo non lo hanno trovato né negli alberghi né sui campi di sci. Adriano Olivetti avevano trascorso l'ultima settimana ad Ivrea, in piena attività ed apparentemente in ottime condizioni fisiche. Pareva non risentire delle conseguenze della grave crisi cardiaca che, sei anni fa, aveva fatto temere per la sua vita. Lavorava con tenacia, secondo una ferrea re¬ gola, instancabile, rivolto a molteplici cure ed à vari interessi, senza risparmiarsi e con rapide e rare parentesi di riposo. A 59 anni si sottoponeva a uh ritmo di fatiche che pochi organismi, anche nel pieno del vigore, possono sopportare. Giovedì scorso aveva partecipato all'assemblea degli azionisti della società, nella'quale si erano decisi importanti provvedimenti finanziari (l'aumento di capitale da 13 miliardi e mezzo a 25 miliardi, la ripartizione degli utili, l'incremento di produzione collegato a un recente accordo con la ditta americana Underwood) e in cui era stato riconfermato presidente della « Olivetti >. Venerdì aveva avuto lunghi colloqui nel suo ufficio e soltanto nella mattinata di sabato si era recato a Milano, nella sede di via Clerici, per altri contatti di lavoro. Ai familiari ed ai collaboratori, che insistevano perché si concedesse una tregua, disse che finalmente li voleva accontentare. Alle 18,5 salì sul diretto di Losanna per passare una giornata da solo sul lago Lemano: lunedì sarebbe ritornato a Ivrea per prepararsi ad un viaggio d'affari a Parigi e ad uno, di più lunga durata, negli Stati Uniti ove era atteso. Aveva sempre con sé una valigia piena di libri: i suoi week-end si traducevano in una logorante attività intellettuale. Questa volta aveva portato apche una copia dell'ultimo suo libro, edito da qualche settimana, La città dell'uomo, una raccolta di saggi, discorsi ed articoli che riassumevano il suo pensiero in materia di sociologia, politica, economia' ed urbanistica: un compendio di ciò che egli era stato nella vita pubblica e come privato imprenditore e studioso, una specie di biografia ideale di uno dei personaggi più significativi del dopoguerra italiano. Era nato ad Ivrea l'il aprile 1901. Ottenuta la laurea In chimica industriale al Politecnico di Torino, entrò a far parte della società del padre ing. Camillo (il creatore in Italia dell'industria di macchine per scrivere) ed iniziò il tirocinio come operaio. Il padre lo mandò negli Stati Uniti perché esaminasse i criteri di una organizzazione moderna: si era negli anni difficili della depressione del '30 ed occorreva rinnovare la struttura dell'azienda, attuare piani di espansione commerciale, affrontare preparati il mercato internazionale. Adriano Olivetti ebbe una parte di primo piano nell'attuazione di questo rinnovamento. Dal 1933, quando fu nominato direttore generale della società, continuò a trasformare la tecnica di produzione, introdusse quadri giovani e scientificamente preparati, diede una sua originale impronta alla pubblicità, istituì una rete di efficienti servizi sociali. Divenuto presidente della « Olivetti » nel 1938, egli promosse, parallelo al movimento di sviluppo produttivo, provvedimenti assistenziali e culturali fra i suoi dipendenti. In tutti 1 numerosi scritti volle dimostrare che considerava fondamentale l'ambiente umano In cui un'azienda lavora. A poco a poco rivelò un interesse per l'urbanistica, intesa come problema di convivenza e di progresso: 1 nuovi quartieri di abitazioni che sorgono intorno agli stabilimenti di Ivrea> e che hanno quasi cambiato il volto alla antica citta, sono un esempio realizzato delle intenzioni dell'ing. Olivetti, al quale fu riconosciuta competenza 1 (Continua ire nona pagina}

Persone citate: Adriano Olivetti, Dino Olivetti, Giuseppe Pero, Iona, Olivetti, Soave