Per tutta la giornata di oggi la disperata autodifesa di Jaccoud

Per tutta la giornata di oggi la disperata autodifesa di Jaccoud MI jxx*ocgssso di Ginevra &mmém*& £simaxamx&& no Ila. imsso clGct&iva Per tutta la giornata di oggi la disperata autodifesa di Jaccoud Le risposte che egli darà alle domande unì presidente della Corte costituiranno la più importante arringa della sua vita - Venti cartelle e parecchi taccuini di appunti, annotati durante due settimane di udienze, gli serviranno da traccia - La minima lacuna sarà fatale: se egli non convincerà i giudici non riuscirà a farlo neppure il suo illustre difensore FloriOt Ùal nostro corrispondente Ginevra, lunedì mattina. Alla Corte d'assise di Ginevra è incominciata la fase decisiva del processo contro il presunto assassino del pensionato Carlo Zumbach. Da stamane si svolge infatti l'interrogatorio di Pieire Jaccoud che sin dal primo giorno del suo arresto — operato il 17 giugno 1958 su ordine del giudice istruttore Pierre Moriaud, uno dei suoi migliori amici — si è ostinato a proclamare la propria innocenza. Tutto lascia ritenere, anzi se ne può essere certi, che l'imputato approfitterà dell'odierna giornata per iniziare la propria autodifesa, per dimostrare ai giudici popolari che egli è semplicemente vittima di una mostruosa macchinazione e che durante la lunga istruttoria sono state commesse gravi ingiustizie nei suol riguardi. E' probabile che l'accusato si scagli soprattutto contro il giudice istruttore Moriaud che, in una seduta dì quattro mesi fa della camera di accusa, definì una « persona poco per bene ». Certo è '.he Pierre Jaccoud si è preparato minuziosamente per l'interrogatorio che sarà l'arringa capitale della sua vita; dopo aver difeso nella sua carriera di brillante avvocato migliaia di persone, ora egli si trova nell'aula con il difficile se non disperato compito di salvaguardare la propria libertà. Jaccoud non è di certo in una situazione invidiabile, non gli sono rimaste che due vie: l'assoluzione o l'ergastolo. A meno che all'ultimo istante si decida a fare un'ampia confessione, l'accusato non può contare su alcuna attenuante se la giuria pronuncerà il fatale « colpevole ». Di fatti Pierre Jaccoud ha sempre affermato di essere sanissimo di mente, ha violentemente criticato tutti coloro che hanno partecipato all'inchiesta contro di lui. Condotto davanti al giudice istruttore, ha ripetuto diverse volte: « Tutto ciò che si sta facendo nei miei riguardi non è altro che una perfida infamia ». Durante le prime due settimane del processo a suo carico l'imputato, probabilmente per non indispettire i dodici giudici popolari, tutti di umili condizioni, ha dato prova di un contegno quasi deferente; non ha che raramente alzato il tono della sua voce. Posto a confronto con la moglie, la madre e i suoi amici più cari, si è messo a piangere. L'interrogatorio di Pierre Jaccoud durerà fino a stasera; se necessario l'udienza pomeridiana verrà addirittura protratta fino alle ore 20. L'imputato può dunque esporre in tutta tranquillità il suo punto di vista, spiegare ai giudici qual è, secondo il suo parere, la verità dei fatti. E* probabile che udremo ancora una volta tutta la penosa storia dei suoi amori leciti ed illeciti, della sua relazione con Poupette che sarebbe all'origine del fosco dramma di Plan-les-Ouates. Con particolare curiosità sono ' attese le spiegazioni che l'accusato verrà chiamato a fornire circa i suoi movimenti la sera del delitto. Dirà certamente di essere rimasto dalle 21 alle 23 nel suo studio di avvocato alla Rue Corraterie, di essersi lì intrattenuto con il suo collaboratore Junod, di essere stato chiamato al telefono dalla propria moglie. Ma come farà a provare l'esattezza di tali sue affermazioni? Ci si chiede d'altra parte se il presidente della Corte d'assise, Barde, lo lascerà parlare tranquillamente o se gli porrà di continuo domande insidiose. In altri termini l'abilità del presidente avrà certamente il suo peso sull'esito dell'interroga-, torio. Che Pierre Jaccoud sin deciso a difendersi con accanimento, lo dimostra pure il fatto che per l'interrogatorio ha preparato una specie di arringa da sviluppare sugli appunti annotati in una ventina di cartelle scritte a mano. Del resto va ricordato che nel corso delle prime due settimane del dibattito egli non si è limitato ad ascoltare le deposizioni dei duecento testi, ma ha riempito di annotazioni parecchi taccuini. Non è esagerato dire che l'odierna seduta è decisiva per l'ex avvocato: la minima lacuna nella sua autodifesa potrà essergli fatale: qualora i giudici dovessero definitivamente convincersi della sua colpa, difficilmente potrà salvarlo la arringa di mercoledì o giovedì prossimo del suo difensore numero uno, il celebre Floriot di Parigi. Non ci dilungheremo sui numerosi indizi che gravano su Jaccoud. Diremo semplicemente che la sua difesa, pur avendo mobilitato un centinaio di testi, fra cui una mezza dozzina di rinomati esperti, non è stata in grado di demolire gli indizi emersi durante la istruttoria contro il suo cliente. Alcuni di essi si sono addirittura trasformati in prove, e per di più i periti dell'Accusa, fra cui figurava il prof. Moureau di Liegi, sono stati concordi nell'affermare che le macchie di sangue rinvenute sul - i pugnale e l'impermeabile dell'imputato contenevano tracce epatiche. Quest'ultimo è un indizio gravissimo, giacché dall'autopsia del cadavere è risultato che 11 vecchio Zumbach ha avuto il fegato trafitto da una pugnalata. A favore di Jaccoud parlano due circostanze: all'epoca del crimine di Pian des Ooates 11 figlio della vittima non frequentava più Poupette, la sua ex amai.te; inoltre non si è mai scoperto il movente che avrebbe ' potuto Indurre l'ex deputato a uccidere Carlo Zumbach, a meno che non sia venuto a diverbio con il pensionato nel tentativo di ricuperare le lettere anonime che una decina di mesi prima aveva spedito al giovane Zumbach. Le autorità ginevrine hanno adottato eccezionali misure per garantire un normale svolgimento delle due udienze odierne: dinanzi al Palazzo di Giustizia sono ricomparse nume rose guardie e nell'interno 1 gendarmi, che Indossano la grande uniforme, effettuano un severo controllo di tutte le tessere di lìbero accesso. I fotografi, che finora avevano- potuto operare assai Uberamen te, sono stati costretti a lasciare l'aula dopo dieci minu¬ ti. Molti ginevrini vedono in questo provvedimento uno dei tanti riguardi che si sarebbero usati per l'imputato. La verità è che il presidente della Corte vuole evitare una Inutile e pericolosa tensione nell'aula. Domani avremo la requisitoria del. P. M. Cornu, che per una trentina d'anni è stato intimo amico di Jaccoud, poi sarà la volta dell'avvocato di Parte Civile. I difensori dell'accusato parleranno in questo ordine: Wlllemin-Dupont, Nlcolet e Floriot. L'arringa del celebre penalista parigino sarà quasi certamente scevra di argomentazioni retoriche e filologiche, come di solito è sua abitudine. Pare infatti che egli voglia stavolta portarsi sul campo scientifico, dimostrare cioè che gli esperti dell'Accusa si sono sbagliati nell'affermare che sull'impermeabile del Jaccoud si trovavano delle cellule di fegato. Sarà insomma il tentativo in extremis per coltivare nell'animo del giurati dei dubbi circa la colpevolezza del suo cliente. La sentenza sarà pronunciata giovedì sera o venerdì mattina. Luigi Fascettì Pierre Jaccoud risponderà oggi alle domande del presidente pronunciando un'accanita autodifesa. (Telefoto)

Persone citate: Carlo Zumbach, Cornu, Junod, Moureau

Luoghi citati: Ginevra, Parigi, Pian Des Ooates