La torinese Alba Cavalli assolta anche in Cassazione di Guido Guidi

La torinese Alba Cavalli assolta anche in Cassazione Una complesso vertenze durato 9 anni La torinese Alba Cavalli assolta anche in Cassazione Non provato l'accusa di circonvenzione di incapace nei confronti del defunto marchese Cavalli di Porto Arsimi, di cui è faglia naturale - La vicenda continuerà in sede civile per la divisione con gli eredi del patrimonio Nostro servizio particolare • Roma, lunedi mattina. Nessuno potrà mai dire con sicurezza se il marchese Vincenzo Cavalli di Porto Arsino, ultimo discendente maschio di una antica famiglia patrizia del Ravennate, morto a Torino all'età di 73 anni nell'ottobre 1948, sia stato indotto da qualcuno a ricordarsi, in un semplice codicillo del proprio testamento, di una sua figlia naturale avuta nel 1908 da una guardarobiera di cui era diventato l'amante. La giustizia, dopo una faticosa indagine protrattasi per quasi nove anni attraverso cinque procedimenti penali, sabato sera si è dichiarata impotente a risolvere il problema al quale è legato un cospicuo patrimonio. E la Cassazione ha confermato quanto avevano detto nel giugno scorso i giudici della Corte di appello di Venezia, assolvendo per insufficienza di prove dall'accusa dì circonvenzione d'incapace la signora Alba Cavalli, figlia naturale del defunto marchese. Non è questa una vicenda molto semplice; ha origini molto lontane ed è ricca di un numero infinito di episodi complessi, n suo protagonista, passato a miglior vita quasi dodici anni or sono, come sì è detto, è il marchese Vincenzo Cavalli di Porto Arsino, che, proprietario di un patrimonio immobiliare il cui cespite più notevole era costituito — come hanno accertato i giudici nelle loro sentenze — da una vasta tenuta agricola di oltre 400 ettari tra Codo e Ravenna, a ventisei anni diventò l'amante di una sua guardarobiera dalla quale nel 1908 ebbe una figlia, Alba, la signora che ha praticamente dato origine alla •vertenza di cui per dieci anni circa la magistratura è stata costretta ad interessarsi. Alla bimba, però, il marchese non volle dare il proprio nome; e di conseguenza all'anagrafe risultò essere nata nel 1908 Alba Macchi figlia di Brigida e di N. N. L'anno successivo il marchese, però, sposò la marchesa Adele Ferrerò di Ormea dalla quale ebbe una figlia, Mary. Allorché nell'ottobre 1948 a Torino, nella sua villa paterna, il marchese mori, nel testamento fu trovato materiale sufficiente per dare origine ad una vertenza che, se dal punto di vista penale s'è conclusa soltanto sabato sera, da quello civilistico non è da esclude-, re che possa protrarsi ancora per molto tempo. Per quarant'annì, infatti, fl marchese Cavalli s'era sempre rifiutato di riconoscere, giuridicamente, la figlia avuta dalla sua ex-guardarobiera Sennonché nel testamento, oltre a nominare erede universale del suo patrimonio la propria figlia legittima Mary, lasciando alla moglie l'usufrutto stabilito dalla legge e dopo aver disposto che il nome patronimico si estinguesse con la sua morte, intendendo che non venisse assunto da nessun altro discendente, aggiungeva in un codicillo: < Lascio alla mìa figlia naturale Alba Macchi e sua madre L. 45 mila al trimestre anticipato. Cosa intendeva dire il marchese con questo codicillo? Poteva essere considerato va lido agli effetti di un riconoscimento di paternità naturale questo scritto? Alba Macchi, dopo avere concordato con l'erede del marchese Cavalli una somma di 7 milioni-di lire a tacitazione di ogni sua pretesa ereditaria e dopo essere riusci ta a ottenere dal tribunale di Firenze di poter assumere, in base a quel codicillo testamentario, il cognome di Cavalli, annunciò che intendeva far valere 1 propri diritti, come figlia naturale, ad una quota pari a due noni dell'intera eredità. Ma a qualcuno venne il sospetto che il marchese non avesse scritto quel codicillo sapendo quel che facesse, ma fosse stato indotto a scrìverlo dalla figlia naturale la quale aveva approfittato delle condizioni mentali del marchese. Alba Macchi-Cavalli venne cosi denunciata per circonvenzione d'incapace. In due successivi processi — in tribunale a Ravenna e in Corte d'Appello a Bologna — i giudici ritennero che, pur essendo il marchese Cavalli un « gracile di mente », la signora Alba Cavalli dovesse essere prosciolta perché il fatto non sussiste. Ma, su ricorso del P. G., la Cassazione nell'ottobre 19S7 annullò la sentenza e stabili che altri magistrati, quelli di Venezia, tornassero ad esaminare la situazione. I nuovi magistrati, pur prendendo atto che certamente la signora Alba Cavalli dovesse essere considerata la figlia del marchese, mutarono la formula dell'assoluzione in quella < per insufficienza di prove >. E, sabato sera, la Cassazione — dopo le arringhe del patrono di P. C. prof. Arturo Santoro e quelle dei difensori on. Filippo Ungaro e Marchesini — ha confermato questa decisione, respingendo il ricorso della signora Alba Cavalli. Ora, conclusa la vicenda penale, la storia avrà un seguito in sede civile dove è logico presumere che continuerà la battaglia fra gli eredi del marchese per la divisione del patrimonio. Guido Guidi Lucia Bosè (a destra), Fabio Picasso, Jacquellno Roque e Luis Miguel Domunfuln assistono a Nizza alla ripresa di una scena del film «Il testamento di Orfeo» Interpretata da Tal Brynner. Jean Cocteau ha dichiarato che questo sarà U suo ultimo film (Telefoto)