Svalutazione dell'aggettivo

Svalutazione dell'aggettivo LA LINGUA PURA E IMPURA Svalutazione dell'aggettivo Avviene come degli antibiotici, che quanto più se ne cresce la dose tanto meno sono operativi - "Egregio,, signore, ha dell'insolente; "un artista,, vai meglio di un "valoroso,, artista - E, per esempio, "straordinario, immenso, superbo, formidabile,, non dicono più nulla Da tutte le lingue si ripercuote il grido lanciato dall'umorista spagnolo Julio Camba: l'aggettivo è in ribasso! In prova, egli racconta quel che vide in una camiceria di Londra, dove appese a una stecca erano molte cravatte ripartite in gruppi. « Buona seta: tre scellini e sei penny», diceva il cartellino del primo gruppo; ^Ottima seta: cinque scellini», il secondo; « Seta della miglior qualità: sette scellini», il terzo; e finalmente, il quarto e ultimo: « Seta: una sterlina e dodici scellini ». Se ne deduceva che la buona seta, l'ottima seta ecc. valevano assai meno della «seta» punto e basta. < Allora mi convinsi non solo dell'inutilità dell'aggettivo lodativo, ma anche della sua azione controproducente ». Così è stato tante volte notato che se il semplice « Signore» ha dell'asciutto. « Egregio signore » ha dell'insolente e fu spesso cagione di schiaffi. Come anche che nessuno darebbe di illustre e molto meno di illustrissimo a chi veramente illustra il mondo col suo genio (por esempio Dante); «illustri » sono nel linguaggio comune gli appena appena «chiari»; mentre nel superlativo è già un forte sospetto d'ombra: l'illustrissimo Pinco Pallino. E' avvenuto dell'aggettivo esornativo quello che degli antibiotici: che quanto più se ne cresce la dose e il grado, tanto meno sono operativi. Grande Straordinario Immenso Superbo Formidabile ec: chi li intende più per quello che effettivamente valgono? E come in molti casi è mepl.o lasciare che la malattia segua il suo corso naturale, cosi non di rado il sostantivo solo loda di più e meglio del sostantivo accompagnato dall'aggettivo; e certo l'artista sì gode di più a sentirsi chiamare «un artista» che non «un valoroso artista». Contro l'invadenza dell'aggettivo laudatorio l'Uso stesso, che pur ne è cagione, ha cercato e cerca di rimediare. Durante la guerra, fra le cose più desiderate dall'uomo della strada fu una tazza di buon caffè. Ma perché si sapeva che conto fare dell'aggettivo « buono », il richiedente specificava meglio: caffè vero; e non bastando neppur questo, si trovò finalmente pace nella dizione: caffè-caffè, che veramente non sarebbe di buona lingua; ma poco importava. Quell'iterazione sUiva a dimostrare che non avendosi più nessuna fiducia, oltre che del governo, degli aggettivi, si chiedeva al sostantivo di trovare in se medesimo la forza per esaltarsi. E ancora oggi si ricorre a quel si¬ stema quando si vuol dare una lode piena, assoluta; e senza perdersi in petrarcherie non pochi definiscono Anita Ekberg una donna-donna. Ma nessuno vorrebbe che si parlasse così, tutto per doppioni: ho visto una commediacommedia; mi dia un libro-libro. Il rimedio migliore contro l'abuso degli aggettivi (lodativi e altri) è d'usarli con parsimonia e proprietà; guardandosi dall'enfasi dalla moda e dalla pedanteria, che sono altrettanti fomiti di aggettivite. Della prima s'è detto; alla seconda sono da addebitare quegli aggettivi di larghissimo giro che appunto perché girano troppo concludono poco: parole consuetudinarie messe avanti al pensiero e non dopo. Dinamico, che oggi si dà anche ai polpacci delle ballerine, deve la sua fortuna all'essere un traslato scientifico come Anemico Trascendentale e infiniti altri paroloni che, o troppo forti o troppo precisi e determinati, falsano l'idea. A pensarci bene, un bambino dinamico non sarà più semplicemente un bambino vivace? e un film dinamico, un film brioso? Un lettore ha contato più di venti volte in una stessa intervista televisiva l'aggettivo Simpatico, un'altra parola che per essersi troppo dilungata dall'etimo {.sim-patia: com-passione, conformità di affezioni) vaga oggi senza un indirizzo preciso, versandosi indifferentemente su persone e cose, su concreti e astratti. Ma l'abuso è scusato dalla necessità, frequentissima specie nelle interviste, di dire parole che non dicono niente. Infine alla pedanteria, oioè al voler evitare il complemento di specificazione quasi fosse un'onta (tribunalizio, invece che Del tribunale) si deve una rigogliosa messe di aggettivi nuovi, derivati da derivati, del quali di volta in volta ridiamo come di stranezze burocratiche: proprio come i nostri vecchi ridevano di cranico prefettizio e slmili che oggi a noi paiono naturalissimi. Tali Dirczionalc, per ciò che concerne la Direzione, Deviazionistico e, crediamo ultimo, Amatoriale: « Concorso a premi per Compagnie amatoriali del teatro di prosa », come si è recentemente letto in un manifesto. Per risparmiare un di si fa questo e altro; perdurando l'animosità contro la povera particella, presto non sarà più possibile tenere il censimento degli aggettivi. Leo Pestelli

Persone citate: Anita Ekberg, Julio Camba, Leo Pestelli

Luoghi citati: Londra