Scarcerato per un errore deve tornare in prigione

Scarcerato per un errore deve tornare in prigione Condannato a 30 anni per omicidio Scarcerato per un errore deve tornare in prigione I difensori, dopo la sentenza della Cassazione, hanno chiesto la grazia (Nostro servizio particolare) Roma, 17 febbraio. Per un errore dell'ufficio esecuzioni della Procura generale presso la Corte di appello di Roma, Renato Piacente, uno dei quattro condannati per la uccisione di Mariella Laffi, sarà costretto a tornare nel carcere, da dove era uscito nel marzo scorso, perché deve scontare ancora tre anni, tre mesi e 22 giorni di carcere. Così ha deciso la Corte di Cassazione respingendo un ricorso che gli avvocati Alfonso Favino e Giuseppe Sabatini avevano presentato contro una ordinanza della Corte di Appello che intendeva far rettificare l'errore commesso dall'ufficio esecuzione. Questo caso che ha degli aspetti paradossali è sorto dopo che la Procura generale presso la Corte d'Appello giudicò un < errore » la concessione della libertà per Renato Piacente. Costui venne condannato il 15 febbraio 1946 dalla Corte d'Assise a 30 anni di reclusione per la morte di Mariella Laffi, la signora trentasettenne uccisa la mattina del 20 giugno 1945 nel suo appartamento in via Giovanni da Procida. Nel '49, il condannato beneficiò di un condono di tre anni. In seguito, e precisamente nel 1958, Renato Piacente venne a beneficiare di un altro condono di 10 anni. Nel 1959, Piacente, compresi 1 condoni, aveva scontato oltre ventisei anni di pena: ne restavano solo tre anni, tre mesi e 22 giorni. E qui avvenne l'errore da parte del giudici della Corte d'Appello: essi concessero a colui che insieme ad Alberto Galluppi, Luigi Tirone e Alfio Fantasia fu il protagonista del tragico delitto di via Giovanni da Procida, un terzo condono di tre anni che in realtà non gli spettava più: era stato assorbito dal condono di 10 anni. < La concessione successiva di tale beneficio — questo in sostanza hanno affermato i giudici della Corte di Cassazione — non può essere ammessa in quanto il maggiore beneficio della riduzione della pena finisce per assorbire il beneficio minore. Inoltre — hanno concluso i giudici — in questi casi non è ammesso il cumulo: onde il beneficio minore è assorbito da quello maggiore >. Come dire in sostanza che per Renato Piacente restano ancora da scontare 3 anni 3 mesi e 22 giorni, sempre che, però, il Presidente della Repubblica non voglia concedergli quella grazia che è stata subito chiesta dai suoi legali. fm g#

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