All'asta dieci quadri falsi ritenuti di famosi pittori

All'asta dieci quadri falsi ritenuti di famosi pittori All'asta dieci quadri falsi ritenuti di famosi pittori Le firme: Cézaone, Renoir, Modigliani, Toulouse-Lautrec, Vao Gogh e altri • Appartenevano al titolare della "Minerva Film,, che li diede in garanzia di nn prestito di centodieci milioni (Nostro servizio particolare) Roma, 16 febbraio. Fra qualche giorno l'istituto delle vendite giudiziarie metterà all'osta dieci quadri falsi, destinati però a risvegliare molte curiosità fra gli amatori sia per la loro singolare storia e sia, soprattutto, per essere stati ritenuti per lungo tempo opere dei maggiori nomi dell'impressionismo — da Cézanne a Renoir, da Corot a Modigliani, da Toulouse-Lautrec a Van Gogh e a Degas — e perfino accettati da un istituto bancario come garanzia di una concessione di credito per oltre cento milioni ad un noto produttore cinematografico. Le tele, a detta degl; esperti che le hanno esaminate nel corso della vicenda giudiziaria, sono delle < copie > tutt'altro che grossolane dì opere poco note dei maggiori fra gli impressionisti francesi, eseguite con ottima mano e buona conoscenza delle tecniche dei vari artisti; tali, insomma, da indurre facilmente in errore iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiinii e o e i e o n n o e i i à i. e i osservatori poco provveduti. Fra costoro è da comprendere il produttore cinematografico Antonio Mosco, il quale ha sempre affermato di aver comprato in assoluta buonafede le opere delle celebri firme, pagando cifre che, seppur lontane dalle quotazioni altissime raggiunte dagli impressionisti sul mercato internazionale, erano tuttavia ragguardevoli Tali acquisti erano stati effettuati dal Mosco nell'immediato dopoguerra, a più riprese. I quadri andavano ad « arricchire > la galleria che Antonio Mosco aveva allestito nella sua villa ai Parioli. Il produttore ne andava fiero e portava i suoi ospiti ad ..ammirare il Modigliani o il Corot di recente acquisto. Alle sue serate intervenivano attrici ed attori, uomini d'affari e gente del bel mondo e le notizie sul pregio addirittura fastoso della collezione si spargevano per tutta Roma. Antonio Mosco era il titolare della Minerva Film, le cui vicende sono note: imprese troppo avventate misero il produttore in serie difficoltà e lo costrinsero a richiedere un prestito ad un istituto finanziario: l'Italcasse. Occorrendogli 200 milioni, egli offrì come garanzia la sua collezione di arte. Non ottenne che 110 milioni e l'istituto, che aveva voluto far precedere una perizia all'accettazione del pegno, ritirò i quadri e li rinchiuse nei suoi forzieri. Alle prime difficoltà, seguirono avvenimenti disastrosi. Gli stabilimenti della Minerva come si ricorderà furono distrutti da un tragico incendio nel quale si ebbero numerose vittime umane. La casa produttrice fu la prima fra le grosse imprese cinematografiche andate in rovinali Mosco fece di tutto per (salvarsi dal fallimento, che tuttavia fu inevitabile. Allora l'Italcasse intervenne presso il tribunale per ottenere il permesso di vendere giudizialmente i « pregevoli > quadri che teneva in cassaforte. Solo allora il magistrato ordinò una ulteriore perizia, che venne compiuta con maggiore competenza dall'antiquario Attanasio e dalla quale risultò che le tele erano soltanto opera di uno o più abili falsificatori. La singolare vicenda sta ora per concludersi nella sala delle vendite giudiziarie, ove, malgrado tutto, amatori e curiosi saranno certo richiamati in folla dal desiderio di osservare l dipinti che ebbero, per qualche anno, tante immeritata celebrità. a. si.

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