Il concerto Pradella all' Auditorium della Rai

Il concerto Pradella all' Auditorium della Rai Il concerto Pradella all' Auditorium della Rai Che strambo programma! Si vuol sperare non ne diventi usuale la bizzarria nei concerti orchestrali, ora che quelli camerali, evitando la farragine, hanno ben assuefatto il gusto del pubblico all'integrità e coerenza delle opere. Prima, una delle Quattro stagioni di Vivaldi, poi un Concerto di Locateli!, poi un'altra di quelle Stagioni, infine un pezzo del tedesco settecentista Knecht e uno del francese e contemporaneo Corrette. Nello spezzatino, a parte gli episodi vivaldiani, noti quanto belli, incuriosiva, per la fama e la rarità della presenza, Pietro Antonio Locatelli con il concerto Il pianto d'Arianna. Che questo musicista bergamasco sia stato molto stimato in quanto violinista fra i più virtuosi nella prima metà del '700 è tramandato e certo. Cominciano ora la pubblicazione di alcune sue opere e gli studi, anche in America, della folta produzione, i quali dal campo della morfologia (finora il maggior saggio, uscito dieci anni or sono, è in lingua, purtroppo, olandese), dovranno passare a quello della critica. Si vedrà, grazie all'estesa conoscenza, se e quanto le novità tecniche da lui recate nella libera, ardita, ardua stesura dell'acrobatico capriccio, che gli diede celebrità, e l'aggiunta al trio d'archi della viola, fino allora scartata o timidamente accolta, e l'uso di non ancora tentate tonalità, e altri mezzi abbiano servito alla realizzazione dell'artistica sua individualità sentimentale.. Al pari di altri coevi il Locatelli non rifuggiva dall'immaginare stati d'animo e visioni ed impressioni, eccitamenti all'espressione musicale, ed II Pianto d'Arianna (sesto Concerto a quattro dell'op. 7, 1741) ne è un saggio; né dall'atteggiare l'eloquenza strumentale nei modi del canto umano, per esempio nel recitativo del violino solista, come praticarono poi tanti grandissimi, non repugnando alle intime relazioni spirituali ora vituperate ed abolite. S'intende che bisogna poi distinguere caso per caso il risultato dei procedimenti. Qui la « sensibilità», come precorrimento del Romanticismo storico, è evidente. La cantabilità si espande non solo nella vocalità melodiosa, ma anche in pregnanti armonie patetiche, in (specie nel secondo movimento. Seguì, come s'è detto, il Portrait musical de la nature, com'è il titolo autentico, del ■wurttemberghese Knecht. Alla Natura, come «descrizione» o come « sentimento », non v'è accenno. Una grazietta ambisce a gonfiarsi sinfonisticamente, e resta plccoletta e superficiale. Il salmo Laudate Domìnum, testualmente «Mottetto a gran coro e strumenti arrangiato nello stile della Pri¬ mavera, di Vivaldi », 1746, del francese Corrette è una scolastica, stolida manomissione da lasciare in fondo al cestino del Tempo. Parteciparono all'esecuzione orchestrale i valentissimi strumentisti Armando Gramegna particolarmente festeggiato, Luigi Pocaterra, Enzo Francatene!, Giuseppe Ferrari, I cantanti Bruna Rizzoli, Giovanna Fioroni, Ugo Trama, ed il coro istruito dal maestro Ruggero Maghini. Ad essi ed al concertatore e direttore Massimo Predella il pubblico concesse molti e meritati ap- plausi' a. d. c

Luoghi citati: America