Ditta ilaliana implicala in un processo a Londra

Ditta ilaliana implicala in un processo a Londra Ditta ilaliana implicala in un processo a Londra Avrebbe ottenuto il permesso d'importazione per 2000 tonnellate di ghisa "con strattagemmi sottili e diversi,, (Dal nostro corrispondente) Londra, 11 febbraio. Ad un Tribunale di Londra ha avuto inizio oggi una complessa causa in cui si trovano coinvolte anche alcune ditte italiane. La causa è intentata dal Ministero del Commercio Estero contro la ditta inglese « Baker Bosley », colpevole — secondo l'atto d'accusa — di aver « cospirato » con la sua filiale italiana, di Milano, con un certo Pompeo Gandini, con due signori inglesi e altre persone rimaste sconosciute al fine di € ingannare e frodare » le autorità britanniche. La « Baker Bosley » — si sostiene — avrebbe ottenuto un permesso d'esportazione per duemila tonnellate di lastre di ghisa « con stratagemmi sottili e diversi », ma soprattutto affermando che 11 materiale sarebbe stato venduto in Italia per pavimentazione, a 30 sterline la tonnellata, mentre invece fu smerciato a 15, come rottame. Durante questa prima udienza, si sono udite le dichiarazioni di due italiani. Di Nicola Mannu, di Milano, direttore della ditta c Campfond », importatrice di ghisa; e di Carlo Berlingiere, agente della < Campfond » a Savona. Entrambi questi nostri connazionali hanno affermato che la « Baker Bosley » aveva offerto alla loro ditta rottami ed è su tali basi che venne fatto l'acquisto. Il signor Berlingiere ha testimoniato di aver assistito allo scarico, a Savona, del materiale. « Affinché le lastre potessero entrare come rottami ad una tariffa inferiore — egli ha aggiunto — i funzionari doganali le spezzarono per favorirci »• m. ci.

Persone citate: Baker, Bosley, Pompeo Gandini

Luoghi citati: Italia, Londra, Milano, Savona