La Roisecco narra come "fabbricò,, il suo assegno da trecento milioni

La Roisecco narra come "fabbricò,, il suo assegno da trecento milioni La Roisecco narra come "fabbricò,, il suo assegno da trecento milioni Diffìcile distinguere la venta dalla commedia - Drammatica deposizione detta moglie del coimputato Spinedi: "Sono convintissima dell'innocenza di mio marito,, - Accuse delta affarista al suo ex-legale (Nostro servizio particolare) Genova, 10 febbraio. Mentre si sente vicina la conclusione di questo lunghissimo processo, ancora una ronfer ! ma dei rapporti di amicizia fra ga Roisecco e personalità poi tiche: è stata oggi la volta d una signora residente a Ro ma, la moglie del prof Spine di, già consulente della Ro; secco, coimputato di truffa e unico personaggio di tutta la vicenda che abbia pagato du ì mente di persona II prof Spinedi, colpito da infarto du rante il processo, è immobiliz zato a Roma; ha perduto tutt' i suoi averi, tutto il frutto d una vita di lavoro per risar ciré il finanziere romano Sa cerdoti, al quale aveva pre sentato la Roisecco. Nel 1953 Sacerdoti diede ali? signora genovese cento milion contro un assegno a firme Guglielmone-Gonella, risultati! falso: Sacerdoti era emico di Spinedi e da Spinedi volle es sere risarcito. Oggi la moglie del professore ha rifatto la storia di avvenimenti già not: come testimone; ha ripetut< che la Roisecco era in grarile amicizia con personalità de mocrlstiane, compresa la si gnora De Gasperi; che era cir condata da affettuose premure da notabili e prefetti, come il prefetto di Roma, Antonucci. Ma la sua deposizione ha colpito soprattutto per il tono umanissima- quando la signora Antonietta D'Aroma in Spinedi, vestita di n-.-rj, il volto pallido, le labbra tremanti, ha detto con forza ai giudici: < Oggi come sempre sono convintissima della innocenza di mio marito > si è udito per la prima volta, dopo tanti giri di parole, un autentico accento di commozione Dividiamo il racconto della signora Spinedi in due parti: quella interessante direttamente '1 processo, anche per il suo fondo politico, e quella semplicemente umana. Secondo la signora Spinedi, nessuno poteva dubitare della potenza itiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiMitfiiiiMiiMriiiiiiiiinHiiiiiiiii della Roisecco a Roma. Essa frequentava gli ambienti democristiani, godeva di prestigio, compiva affari con successo, interveniva a pubbliche cerimonie in compagnia di personalità e dei loro familiari. Durante una cerimonia a Palazzo Barberini fu fotografata in affettuoso atteggiamento con la signora De Gasperi e con la signora Cingolani. Gli Spinedi non dubitarono il 10 marzo 19j3 quando la Roisecco portò un assegno di cento milioni, a firma Guglielmone e Gonella, dopo aver detto di essere stata a casa dell'onorevole Gonella, in via Tanaro 14, e dopo essersi fatta vedere dallo Spinedi stesso sulla soglia dell'ufficio di Gonella, a piazza del Gesù. (Mentre la signora Spinedi racconta tutto questo, la Roisecco si osserva con aria raccolta la punta delle scarpe, dagli altissimi tacchi a spillo). La narrazione continua: il 33 marzo, verso le 10, Spinedi -icevette una lettera della ìoisecco: confessava di aver inventato tutto, di aver falsiMeato le firme e annunciava ■il volerai uccidere. Immediatamente Sacerdoti pretese che "Spinedi rigasse di persona E qui si ha la parte più drammatica della deposirione: in poche ore 1 coniugi Spinedi si spogliarono di tutto. Sei milioni di risparmi, azioni industriali per un totale di li milioni. Dopo pochi giorni, Sacerdoti venne a sapere che essi erano proprietari di immobili: 11 volle tutti, per un valore di circa settanta milioni. Intanto la Roisecco e'a diventata un fantasma; l'avvocato De Bernardi, comrarso a Roma, scongiurava gli Spinedi perché non la denunciassero, facendo capire che la signora genovese aveva messo al sicuro molti quattrini, depositandoli all'estero. L'aw. De Bernardi telefonò a Genova in presenza della signora Spinedi, parlando con la figlia della Roisecco: questa, anziché preoccuparsi per la iiiiiiiiiiriiiiitiitiMiiiiiiiiiiìiiiiiiiiiiMiniiHii i scomparsa della madre e per l'annunciato suicidio, domandò: «Quali sono le reazioni dell'ambiente romano? >. Il dettaglio fa pensare a una commedia: la Roisecco ha ascoltato tutta compunta, a momenti distratta, senza interrompere la signora Spinedi, che non le ha mai rivolto uno sguardo. La Roisecco è intervenuta soltanto per negare di aver fatto sparire una lettera dell'on. Bonomi a lei indirizzata con impegni periiiiniiriuiiiMiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiniTMnufiio forniture di grano. Secondo la signora Sacerdoti, la Roisecco si sarebbe vantata di aver fatto sparire quel documento (al tempo di una perquisizione avvenuta nella sua camera d'albergo a Roma) per salvare lo stesso Bonoml. Oggi lo ha negato. Dopo aver perduto tutto, gli Spinedi ebbero una curiosa telefonata dal legale del partito democristiano, avv. Boitanl: voleva trattare II recupero dell'assegno con le firme Guglielmone e Gonella. Non era dunque falso? Oppure il partito temeva uno scandalo alla vigilia delle elezioni? Questo punto è avvolto nel mistero anche perché fra Spinedi e il legale della d.c. non fu concluso nulla. Il mistero si è infittito oggi dopo una < rivelazione > della Roisecco: quando essa consegnò l'assegno a Sacerdoti era presente il cognato del finanziere, Farglone, exfunzlonarlo del Credito Italiano di Torino. D'ex-funzlonarlo esaminò la firma Guglielmone e non trovò nulla da dire. Sacerdoti esclamò: «Vera o falsa la firma, qualcuno pagherà ». Ma gli assegni falsi per importi favolosi, erano una specialità della Roisecco. Nella udienza pomeridiana la signora ha raccontato con estrema disinvoltura di averne fabbricato uno di trecento milioni a firma Romolo Vaselli, per tranquillizzare uno dei suoi finanziatori, l'albergatore milanese Gtarmoleo, suocero dell'avv De Bernardi. Giarmoleo voleva indietro i suoi milioni con relativi, altissimi interessi: De Bernardi suggerì alla Roisecco di fabbricare un assegno («fasullo», dice la Roisecco, alla quale l'aggettivo r-, 1111 r i 411 ! 1 ! 111 • 11 r 1111111 l 1 • 1 w 111 j 111 r 11 [ 1 i < r i ; r 1 falso ripugna) per dimostrare l'esistenza di larghi fondi. Anche questa è una affermazione grave: il presidente ha fatto ripetere tutto all'imputata, ammonendola sulle conseguenze di quanto stava dicendo, poi ha ordinato che i documenti relativi fossero messi a disposizione del Pubblico Ministero per l'eventuale incriminazione dell'avv. De Bernardi. C'è da smarrirsi in questa ridda di assegni falsi fabbricati con tanta facilità, di accuse fra antichi soci di affari, di complessi conteggi di centinaia di milioni, prodigiosamente moltiplicati grazie ad interessi da usura, che toccavano il seicento per cento. Quando il presidente ha letto alla Roisecco la deposizione dell'avv De Bernardi, interrogato nel gennaio scorso in una clinica milanese, abbiamo risentito la storia dei rapporti con Gonella, dell'amicizia con Tupini,- dei successi mondani con cornici politiche; la Roisecco non ha aggiunto né smentito, restandosene tranquilla mentre un magnetofono disturbava la voce del giudice che leggeva il verbale con i cinguettìi di una incisione ascoltata al rovescio. La Roisecco è insorta soltanto a proposito dell'accenno di De Bernardi a una lettera che l'on Gonella le avrebbe rilasciato a suo tempo con Impegno ad appoggiare tutti 1 suoi affari: « Non è vero, non ebbi nessuna lettera, ebbi soltanto promesse verbali ». Neppure il contenuto della lettera con cui annunciava il suicidio e riconosceva le sue colpe era vero: « In quella lettera io mi assunsi tutte le responsabilità per non compromettere I miei protettori ». Il, suo atteggiamento è ora mutato. Agli Inizi del processo la Roisecco aveva detto di non ricordare nulla, di non aver mai avuto appoggi dall'on Gonella, né da altri. Ora, invece, fa nomi e precìsa circostanze. Non è facile rintracciare la verità distinguendola dalla commedia e dalla Invenzione, in questa faticosa vicenda romanzesca. Domani dovrebbe testimoniare un altro antico alleato della Roisecco, l'apolide Erwin Chatz, presentato come trafficante d'armi, espulso dall'Italia, riammesso temporaneamente nell'Interesse della giustizia. Mario Fazio f La signora Antonietta D'Aroma, moglie del prof. Spinedi, lascia l'aula del Tribunale dopo la deposizione (Tel.)

Luoghi citati: Genova, Italia, Roma, Torino