Milazzo disposto ad andarsene e ad appoggiare una giunta d.c.-p. s. i. di Enrico Altavilla

Milazzo disposto ad andarsene e ad appoggiare una giunta d.c.-p. s. i. Milazzo disposto ad andarsene e ad appoggiare una giunta d.c.-p. s. i. L'offerta accolta con freddezza dai democristiani - L'Assemblea regionale ha tenuto una brevissima seduta, alla cui prima parte assisteva un solo deputato - Il dibattito sulla mozione di sfiducia comincerà lunedì dd li di (Dal nostro nviato speciale) Palermo, 9 febbraio. Milazzo ha compiuto oggi una mossa inattesa ed audace, dicendosi pronto ad appoggiare dall'esterno un governo formato dai soli democristiani e socialisti. La sua proposta fa comprendere quanto la situazione attuale sia diversa da quella dello scorso dicembre che vide Milazzo battersi ad oltranza contro il progetto d'un governo tripartito fra i suoi cristianosociali, i democristiani ed i socialisti. Cinquanta giorni or sono Milazzo poteva concedersi il lusso di rifiutare 11 perdono offertogli dalla de e di respingere la coalizione con i suoi antichi compagni di partito; oggi si contenterebbe di non essere ricac¬ cdcsmptvttlcn ciato all'opposizione e sarebbe disposto a dare i suol voti, a condizione di mantenere le posizioni acquisite, che sono nella maggior parte di sottogoverno. Questa offerta, nella quale si potrebbe ravvisare un altro sintomo dello sfaldamento del movimento cristiano-sociale, è stata presentata dall'avv. Pignatone, segretario regionale dell'Unione cristiano-sociale. « Accettando di appoggiare dall'esterno una giunta bipartita, noi consentiremmo alla de — egli ha detto — di rasserenarsi negli incubi che ad essa derivano per la presenza dei cristiano-sociali al governo. Le elezioni amministrative servirebbero poi a dimostrare che il milazzismo non è il frutto d'una ventata di risentimento e il risultato clientelistico di un . e , ¬ a a : o . o n e è e o potere spregiudicatamente utilizzato ». L'offerta è stata accolta con freddezza dai democristiani, ehe sembrano risoluti a dar battaglia a fo.-do contro il milazzismo. Casi sanno che non potrebbero raggiungere il loro obiettivo se dovessero pagare i voti di Milazzo con la rinuncia ad ogni polemica contro 1 cristianoòociaii durante la campagna per le « amministrative » e con la rinuncia a scalzare i cristianosociali dalle posizioni di sottogoverno, che tanto utili sarebbero a Milazzo per affrontare le elezioni amministrative con buone probabilità di successo. A questo proposito alcuni democristiani sostengono di non comprendere l'atteggiamento dei loro compagni di partito «continentali»: essi dicono che il milazzismo è un fenomeno che potrebbe dilagare nelle altre regioni italiane In cui i cristiano-sociali sono già abbastanza attivi. « Ma la testa del polipo è in Sicilia e tocca a noi siciliani di schiacciarla: del che •ci dovrebbero essere grati anche In Italia » — ci ha detto — un esponente democristiano. Per giudicare degli umori del democristiani siciliani si potrà riferire 11 ragionamento fatto stasera da uno del principali esponenti della corrente di sinistra del partito dopo la breve seduta dell'Assemblea regionale ih Sala d'Ercole. «Per liberarci di Milazzo — egli ha detto — noi dobbiamo servirci delle forze che ci permetteranno a giorni di metterlo in minoranza. Se da Roma sapranno consigliarci una soluzione differente noi l'accetteremo con gioia, ma ad una condizione: che si tratti di una soluzione da accettare contemporaneamente su scala nazionale. Se slamo di fronte ad una svolta storica nella politica del nostro partito, noi la saluteremo e l'appoggeremo con entusiasmo. Ma se ci venissero a dire: procedete in Sicilia all'apertura a sinistra mentre a Roma nulla muterà, ebbene allora risponderemmo di non essere convinti del ragionamento ». La stessa persona, a chi gli domandava se gli accordi con le destre prevedano una loro partecipazione al governo o soltanto un loro appoggio esterno ad un monocolore democristiano, ha risposto: «Visto che abbiamo tolto insieme la castagna dal fuoco... ». Andrà poi citata la lettera inviata dal segretario provinciale democristiano dì Agrigento, on. Raffaello Rubino, all'arcivescovo della sua diocesi, mons. Peruzzo. Nella lettera, che è stata pubblicata da Il Giornale di Sicilia, il deputato democristiano si riferisce alle critiche mossegli da un settimanale cattolico per la sua partecipazione alle trattative che avrebbero dovuto portare ad Agrigento alla formazione di una giunta composta da democristiani e socialisti. Egli sostiene di aver creduto di non trovarsi su una strada eterodossa ed aggiunge: «Qualora, però, la chiesa agrigentina ritenesse di dover riscontrare elementi di errore in ciò che è avvenuto, sono pronto ad uniformare la mia azione a quanto mi verrà espresso da chi, nella diocesi, rappreienta l'autorità della Chiesa ». Nel pomeriggio di oggi l'Assemblea regionale ha tenuto una brevissima seduta, alla cui prima parte assisteva un solo deputato: è stata data notizia delle dimissioni del tre assessori e della presentazione della mozione di sfiducia; domani l'Assemblea si riunirà nuovamente per stabilire quando dovrà essere discussa questa mozione. Il dibattito dovrebbe avere inizio lunedì 15 e dovrebbe costringere Milazzo a dimettersi entro due o tre giorni. Oggi è stato osservato con interesse che non era presente alla seduta l'assessore indipendente Di Grazia e che l'assessore monarchico Pivetti non è andato a sedersi al banco del governo: Di Grazia e Pivetti sono due degli uomini che potrebbero abbandonare Milazzo quando si fossero definitivamente convinti che egli non ha più alcuna possibilità di tornare al potere. Enrico Altavilla Al termine della seduta dell'Assemblea siciliana, Corrao e Milazzo (da sinistra) si intrattengono con il deputato regionale Lanza, della democrazia cristiana (Tel.) Dl t ii il) it ll'ii bbt iditt ti

Persone citate: Casi, Corrao, Di Grazia, Lanza, Peruzzo, Pignatone, Pivetti, Raffaello Rubino