Domani Jaccoud difenderà se stesso di Nicola Adelfi

Domani Jaccoud difenderà se stesso Settimana decisiva per il grande penalista svizzero accusato di omicidio Domani Jaccoud difenderà se stesso Martedì la requisitoria del P.6., che per treni'anni fu intimo dell'imputato - Mercoledì e giovedì parleranno i difensori: grande attesa per l'arringa di Floriot, cui si rimproverano alcuni errori psicologici durante il processo - Venerdì.la sentenza -1 giurati dovranno rispondere al quesito: innocente o colpevole? - Il meccanismo per decidere la pena, se Jaccoud fosse riconosciuto responsabile di assassinio (Dal nostro inviato speciale) Ginevra, 30 gennaio. Sfa pei cominciare la terza e ultima settimana del processo Jaccoud, quella decisiva. Giovedì sera, o al massimo venerdì, Jaccoud conoscerà la sita sorte: ergastolo, reclusione per un buon numero di anni, oppure la libertà. Nelle previsioni che si fanno, la giornata di lunedì trascorrerà tutta per interrogare l'imputato; ma più che una deposi- zione, sarà una vera e propria arringa, una lunga e concitata autodifesa. Come è nello stile dell'uomo, Jaccoud cercherà di scagionarsi dall'acoiisa di omicidio attaccando con altera violenza uno per uno tutti coloro che l'hanno precipitato sul banco degli imputati: il capo della polizia di Ginevra e i suoi collaboratori per l'accanimento con cui, per odio di casta e per la vanità di fare un colpo sensazionale, avrebbero perseguitato lui, Jaccoud, in quanto era il presidente dell'Ordine degli avvocati; il giudice Moriaud, per il modo come condusse l'istruttoria; i periti e i superperifi giudiziari e tutti i testimoni che nei giorni scorsi si sono presentati davanti alla Corte per testimoniare contro di lui. Sarà questa, probabilmente, la linea difensiva di Jaccoud: non chiedere pietà, ma attaccare, attaccare, attaccare. Resta solo da sapere come egli si comporterà con quella Linda Baud che per otto anni fu l'angelo della sua vita, ma che in seguito divenne per lui una specie di demonio e lo trascinò da ulUmo di bassezza in bassezza, fino alle più avvilenti obbiezioni. Nell'udienza di martedì dovrebbero esaurire le loro arringhe U procuratore generale Cornu, che fu l'amico intrinseco e premurosissimo di Jaccoud per quasi trent'anni, e che il caso ha oggi tramutato nel principale suo accusatore, e l'avvocato di parte civile Yves Maitre, collega di Jaccoud nel fòro e nel parlamento cantonale, ma da lui diviso nel campo religioso e politico: Jaccoud è protestante, Yves Maitre è cattolico osservante ti primo è un radicale accanito (si ricorda tuttora una frase che lanciò nel parlamento di Ginevra: < Preferirei vedere sventolare la bandiera rossa sul campanile di San Pietro, piuttosto che la bandiera nera del Vaticano >), il secondo è un democristiano. Fra mercoledì e giovedì dovrebbero parlare i tre difensori di Jaccoud. La prima arringa sarà dell'avv. DupontWillemin, che illustrerà alla Corte la vita pubblica di Jaccoud e dirà in quale considerazione egli era tenuto a Ginevra, nella Svizzera e anche fuori dei confini nazionali: come avvocato, come uomo politico, come pubblico amministratore, come mecenate di artisti, come persona di cultura. La conclusione sarà implicita: dietro un uomo così universalmente riverito non poteva celarsi un volgare assassino. L'art). Nicolet spiegherà ai giurati come era fatto l'uomo Jaccoud, quali erano le sue qualità umane e come il suo amore, più che altro di natura cerebrale, per Linda Baud, andasse spegnendosi all'epoca in cui avvenne il delitto di Plan-les-Ouates: dirà insomma Nicolet che il suo cliente non ha la stoffa dell'assassino notturno e che non aveva alcun motivo per andare ad uccidere un vecchio che egli non conosceva neppure di l'isfa. E' questo un punto importante: si attribuisce un omicidio a Jaccoud, ma nessuno riesce a trovare un movente appena plausibile. Va da sé che l'arringa difensiva più attesa resta pur sempre quella di maitre Floriot. Egli ha un compito preciso: dimostrare che gli indiai raccolti contro Jaccoud non hanno una base fondata, certa Perciò quello di Floriot sarà un discorso spoglio di retorica, senza enfasi, ma pratico, chiaro Non staremo qua a ripetere quale sia la bravura di questo avvocato francese; vn però detto che Floriot, capitato in un ambiente straniero, ha commesso inteialmente diversi errori di psicologia Per esempio, ha chiesto e ottenuto U permesso di indossare la toga, ed è stato un errore: gli svizzeri amano la semplicità e la praticità, hanno in sospetto i simboli e le uniformi, i loro giudici e av- vocatì indossano durante le udienze giacche scure e pan-talont a righe. Un altro errore di Floriot è stato il modo comf, assaliva e torturava i testi nell'aula. Per la verità, l'ha fatto solo nelle prime udienze: poi ha capito che quella maniera cinematografica di torchiare i testi per mezza parola che s'erano lasciati sfuggire non andava a genio agli svizzeri, ed ha smesso Ma finché l'ha fatto, l'ha fatto molto sul serio: come un uccello di malaugurio si precipitava con la sua toga nera accanto al testimone, si curvava su di lui con le mani che sembravano tenaglie e lo costringeva a dire cose che forse il teste neppure pensava. Ho visto testimoni uscire dall'aula sconvolti, tremanti, furiosi. E gli svizzeri, invece di applaudire, s'indignavano sinceramente. Ha ancora sbagliato, Floriot, quando ha presunto di potersi cimentare con periti e superperiti che hanno conseguito una fama internazionale specializzandosi in campi molto specifici come l'ematologia o l'analisi spettrale: e naturalmente ne è uscito con le ossa rotte. E anche un errore è stato quello di puntare grosso sul controperito Lebreton; costui non ha portato praticamente elementi in difesa di Jaccoud, avevo fretta di scappare via dall'aula come se il terreno gli bruciasse sotto i piedi, trattava con evidente jattanza professori europei di primissimo ordine, fior di galantuomini. Come si vede, sono errori che Floriot ha commesso o prima del processo, o nella fase iniziale: poiché è un uomo di grande intuito ha ora capito l'ambiente ginevrino, che è molto sospettoso verso le novità forestiere e piuttosto provinciale, ed ha mutato tattica. Dicono gli amici di Floriot che la sua sarà un'arringa da ri cordarsi per molto tempo. Dopo le arringhe difensive, il presidente darà lettura dei capi di accusa e per ciascun capo proporrà il quesito se esistano circostanze aggravanti o attenuanti. Gli avvocati potranno intervenire circa la maniera come sono state formulate le domande poste ai giurati. Da quel momento calerà il sipario davanti al pubblico I giurati si riuniranno, insieme con il presidente, nel- iiiiimmmmi iimmiimmiiiriimmii la camera di consiglio e co minceranno le discussioni: eia',scun giurato può esaminare gli atti del processo e chiedere delucidazioni al presidente. La decisione deve essere presa a maggioranza semplice: nel caso che i voti siano pari, prevalgono quelli favorevoli all'imputato. Facciamo il caso che i giurati ritornino nell'aula e dicano che l'imputato è innocente: il processo avrà termine e Jaccoud sarà rimesso immediatamente in libertà. Se invece i giurati diranno che Jaccoud è colpevole, gli avvocati delle due parti torneranno a parlare: i primi per chiedere il massimo della pena, gli altri la minima. Al termine delle nuove arringhe i giurati torneranno nella loro sala e decideranno la misura della pena. In sede di previsioni possiamo solo dire che fino a questo momento il processo ha avuto un andamento sfavorevole a Jaccoud. Gli indizi raccolti contro di lui nel periodo istruttorio sono rimasti sostanzialmente in piedi, e si sa quanto siano impressionanti. Durante il processo è venuto ad aggiungersi un elemento molto grave e ignorato dal pubblico, perciò anche dai giurati; i periti hanno detto di avere trovato cellule di fegato umano non solo sul cordoncino del pugnale marocchino, ma anche sulla fodera dell'impermeabile di Jaccoud. E' vero che i controperiti hanno messo in dubbio l'esattezza delle analisi, ma probabilmente i giurati finiranno con l'accordare maggiore credito ai periti e super-periti giudiziari: j j quali erano sei, alcuni di no- torietà mondiale, come il bel ga Moureau, e per lo più stra m'eri; ossia non legati all'am biente ginevrino o ad interessi di parte. j In conclusione, se lo svolgi¬ mento del processo, l'aria dei giurati e l'umore popolare risultano, fino a questo momento, sfavorevoli per l'imputato non per questo si può dire che la partita sia bell'e finita. Jaccoud ha ancora due grosse carte da giocare: la sua autodifesa, e sappiamo tutti che è un uomo intelligente e pieno di risorse, e l'arringa che Floriot pronuncerà nell'ultima udienza, quella della sentenza. Nicola Adelfi iiimimiimiimimmi miimiiiimmmi Jaccoud con il suo difensore, René Floriot. Il celebre avvocato pronuncerà giovedì la sua arringa (Telefoto) ni iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii

Persone citate: Cornu, Lebreton, Moureau, Nicolet, René Floriot, Yves Maitre

Luoghi citati: Ginevra, Svizzera