I medici difendono nelle mutue la loro dignità professionale

I medici difendono nelle mutue la loro dignità professionale la, relazione del presiti etite dell'Ordine I medici difendono nelle mutue la loro dignità professionale Le richieste all'Inam: aprire l'elenco a tutti i medici della provincia - Lotta ai ferri corti con le mutue degli enti locali e dei contadini - Il malato deve poter scegliere il medico che vuole 31 svolge stamane in via Po 16 l'assemblea annuale dell'Ordine dei medici. Il presidente, prof. Pier Carlo Borsotti, leggerà la relazione. L'albo dei medici conta ora 3105 iscritti: mille in più rispetto al '50. Nel corso del '59 le iscrizioni sono state 113, delle quali 75 di nuovi laureati e 38 di trasferiti da altri ordini. I neo-laureati compresi nell'albo sono diminuiti .negli ultimi anni. < Vanno ad iscriversi altrove — spiega 11 prof. Borsotti. — A Torino, dove le mutua mantengono il sistema degli elenchi chiusi, la carriera è piena di incognite per i giovani >. La relazione in gran parte riguarda la lotta impegnata dall'Ordine nei confronti delle mutue. Con il 90 % circa della popolazione assistita dalle mutue, quale medico — non ancora affermato — può campare senza entrare a farne parte? Ma gli elenchi a Torino non sono aperti a tutti: ecco il primo motivo delle proteste. Il secondo consiste nella difesa della dignità del medico mutualistico, perché l'ingranaggio non lo soffochi e non 10 riduca ad un funzionario forzatamente dimentico delle sue. responsabilità. Cominciamo dall'/nani, che conta tra Torino e provincia, quasi 800 mila iscritti. L'Ordino si era impegnato l'anno scorso ad ottenere la modifica del sistema < nel senso di rendere partecipi alla mutua i medici (oltre 800) che ne erano fuori ». E questo per due motivi: aprire la strada ai medici e salvaguardare l'interesse dei mutuati, costretti a code estenuanti negli ambulatori o all'attesa lunga e ansiosa del medico chiamato per una visi ta a domicilio. Altri 42 medici e 6 pediatri sono entrati a far parte degli elenchi dell'Inani. Ora il rap porto è di 1 sanitario per ogni 800 mutuati. Non basta. L'Ordine ha proposto perciò una riforma dell'assistenza che consiste anzitutto nel mantenere i vantaggi che Torino ha rispetto alle altre province (libera scelta del me dico per ciclo di malattia, sia pure nello stretto ambito della zona per cui è competente ogni ambulatorio, assistenza specialistica anche domiciliare) e poi nell'acquistarne dei nuovi, tra i quali: dare facoltà al mutuato che lo desideri di optare per l'assistenza indiretta, scegliendo anche al di fuori dell'elenco il medico in cui ha fiducia e facendosi rimborsare in base alle tariffe dell'Ordine la spesa della visita. Per l'assistenza farmaceutica il mutuato dovrebbe poter comprare qualsiasi medicina prescritta, concorrendo alla spesa per il 20%. L'Inam ha respinto questo progetto. Ha annunciato che molte modifiche sono in atto e che Torino deve attendere. < Noi non intendiamo — dice 11 prof. Borsotti — aderire a convenzioni che ci facciano fare un passo indietro ». E come prima mossa l'Ordine dei me dici ha di nuovo chiesto all'Inam di permettere a tutti i medici di entrare a far parte degli elenchi, come avviene nelle altre città d'Italia. Con VInadel, la mutua degli enti locali, l'Ordine dei medici è ai ferri corti, perché questo istituto, per ragione di bilancio, non intende applicare la convenzione già Armata: non apre gli elenchi ai medici e ri fiuta di pagare a quelli della provincia l'effettivo numero di visite effettuate, preferendo retribuirli a un tanto per ogni assistito: «un altro clamoroso esempio — dice il prof Borsotti — di organizzazione antitaddmrmrdadppleqrgsNctcfiroSrmal■Tci : 1111 ! 111111111 ] 11M11 i 1111111111 ì i n 11111S111 ! 111 [] 1111 ! 11 a sfondo prevalentemente economico dell'assistenza malattia. Non è il bilancio che conta per gli assistiti, ma il livello della prestazione e per il medico la dignità >. I burrascosi rapporti dei medici con la Coltivatori diretti non si sono chiariti. La mutua ha tentato di concludere accordi diretti con i medici della provincia e qualcuno ha accettato « con scarso rispetto di sé — dice la relazione — e poca lungimiranza ». «Soltanto se un ammalato può scegliere il medico che vuole, soltanto se lo può cambiare quando lo ritiene necessario dice il prof. Borsotti — tiara possibile mettere fine a quegli abusi che gli enti mutualistici giustamente deprecano. Non si fa della Socialità con prestazioni necessariamente mediocri, date da medici che si vedono « livellati > d'ufficio in una situazione che non riconosce la qualità della loro opera, ma soltanto il numero. Soltanto cosi si potrà riportare la fiducia tra medico e ammalato. In questo clima sarà anche possibile salvare i bilanci delle mutue ».

Persone citate: Borsotti, Inam, Pier Carlo Borsotti

Luoghi citati: Italia, Torino