Fa peccato il funzionario che accetta la «bustarella» di Giovanni Trovati

Fa peccato il funzionario che accetta la «bustarella» Come il clero considera il malvezzo di molti uffici Fa peccato il funzionario che accetta la «bustarella» , Per riparare deve restituire la somma - Il cittadino che si adatta a offrirla in genere non pecca perché costretto da un indiretto ricatto dei pubblici impiegati E' convinzione radicata che in taluni uffici della pubblica amministrazione sìa necessario passare sottomano la bustarella per ottenere quanto sarebbe dovuto per legge o per accelerare il disbrigo delle pratiche. Il sistema di ungere le ruote burocratiche è criticato da tutti, però resiste alle inchieste ed ai provvedimenti. Contro l'uso della busterella ha scritto il canonico Giuseppe Rossino della Consolata di Torino su La rivista del clero italiano. L'articolo è diretto ai sacerdoti perché possano « orientare le coscienze ben disposte >. Vi sono servizi che il cittadino ha diritto di ottenere dagli organi amministrativi senza alcun compenso, oltre quelli contemplati per legge. Il funzionario che esige la busta commette una vera ingiustizia. La sua azione è peccaminosa e per riparare ha il dovere di restituire il denaro avuto con indebita appropriazione. Si è obiettato (perché è evidente che spiace rinunciare al denaro) che quasi sempre è il cittadino ad allungare la mano per consegnare la busterella dimostrando quindi di essere consenziente. E' lecito al funzionario accettare almeno in questi casi? Non è lecito « Se la busta è data anche senza richiesta, ma soltanto perché si sa già che senza di quella busta l'impiegato o il funzionario, sotto pretesto qualunque, rifiuterà la dovuta prestazione (o non sarà sollecito come gli è di dovere), la offerta è priva di libertà, ed è atto compiuto sotto coazione morale». La immoralità sta per intero dalla parte del funzionarlo, perché il cittadino non intende associarsi alla sua cattiva volontà, ma è vittima della sua cattiva volontà. «L'offerta del cittadino non è corruzione del pubblico ufficiale, ma giusta difesa... non potendo ottenere la prestazione dovuta senza quel mezzo >. H canonico Rossino paragona il cittadino all'aggredito che consegna subito il portafoglio per salvarsi la vita. Però l'offerta della bustarella può essere azione peccaminosa anche per il cittadino: 10 è quando con essa mira ad ottenere qualcosa di illecito, una promozione ai danni di chi ha maggior merito, ' una abusiva licenza di importazione, un permesso di costruzione contro il regolamento. In questi casi è il cittadino che induce il pubblico ufficiale a mancare ai suoi doveri di ufficio. Così è colpevole di ingiustizia il cittadino che tenta di corrompere l'ufficiale, perché non faccia indagini di ufficio o non applichi le aliquote ri sultate giuste da accertamenti aderenti alla verità. Nel campo della «Vononi» o dell'imposta di famiglia è immorale dichiarare il falso, e lo è altrettanto cercar con la bustarella che il funzionario chiuda un occhio in sede di trattative. Sovente si sente dire che in fondo fan tutti così. Può que sta generalizzazione dell'uso della busterella essere una scusante? Non lo può per due ragioni: perché è calunnioso far di ogni erba fascio, in quanto ci sono cittadini e funzionari onesti, e poi «perché 11 male è sempre male, anche se dilaga e diventa una epidemia ». Si vuol prospettare un'altra scusante: il cattivo o insufH ciente trattamento economico, non adeguato ad un onesto so stentamento, è causa di tentazione fortissima per alcune categorie di funzionari. Il moralista risponde che neppure per questa situazione precaria e forse ingiusta, la quale naturalmente va sanata, non è ammissibile aprire le porte alla corruzione, «che farebbe crollare la impalcatura stessa della convivenza sociale, ba; sata sulla onestà e fiducia negli organismi amministrativi » Il can. Rossino accenna ad altri settori dove può inserir si la busterella: le fatturazioni compiacenti in caso di in fortunio, le false dichiarazioni in caso di assunzione. «Il denaro può scorrere anche at torno a cliniche, ospedali, am bulatori, pronto soccorso ove gli interessati si assicurano con la busta i clienti, accaparrandosi persino gli autisti incaricati dei trasporti ». E' dovere dei sacerdoti « in sistere di più sulla moralità professionale per non correre il rischio di avere coscienze addormentate e rese atone da un sistema di vita che è diventato abitudine connatu rata ». Giovanni Trovati

Persone citate: Giuseppe Rossino, Rossino

Luoghi citati: Torino