Il super-perito citato dalla difesa di Jaccoud: «II sangue sul pugnale potrebbe essere di coniglio»

Il super-perito citato dalla difesa di Jaccoud: «II sangue sul pugnale potrebbe essere di coniglio» Vìvaci polemiche al processo di Ginevra tra il prof. Lebreton e i tre esperti dell'accusa Il super-perito citato dalla difesa di Jaccoud: «II sangue sul pugnale potrebbe essere di coniglio» Egli ha detto che il microscopio talvolta trae in errore - Per dimostrarlo ha proiettato su uno schermo le diapositive di due gocce di sangue, una d'aomo, l'altra d'animale: sono apparse identiche - Proteste dei periti giudiziari: -Queste immagini sono un inganno!» - Lebreton aveva fretta di tornare a Parigi: la magistratura gli ha offerto un aereo per consentirgli di finire con comodo la deposizione - Le tesi difensive confermate da altri tre medici • Non hanno convinto, ma hanno insinuato il dubbiò nei giarati e nel pubblico; e Jaccoud ha vissuto finalmente una giornata favorevole e o a i e o e ù e a n e l , r e (Dal nostro inviato speciale) \Ginevra, 28 gennaio. I Il sangue trovato sui vesti ti, sulla bicicletta e sul pugna le marocchino dell'imputato apparteneva a Jaccoud o a Zumbach oppure a un terzo individuo t Questa è la domanda che il perito della difesa Lebreton ha insinuato nel cervello dei giurati e subito dopo lui stesso ha dato la risposta: non lo sappiamo e non sappiamo neppure se quel sangue apparteneva a una creatura umana oppure a un cane, a un coniglio. Il prof. Lebreton stamane aveva molta fretta (<per un affare che ha grande importanza per la mia carriera », ha precisato) e si era portato dietro un'enorme valigia: ogni tanto l'apriva e con i gesti lesti d'un propagandista di prodotti commerciali prendeva pacchi di album fo tograflci e di opuscoli e li distribuiva rapidamente al presidente della Corte, al procu rotore generale e ai quattordici giurati dicendo: < Quello che dovrei dire lo troverete spiegato qui dentro. Mi raccomando di leggere attentamente ». Il suo aspetto contraddice la immagine tradizionale che abbiamo degli scienziati e che i sei periti e super-periti comparsi nelle precedenti udienze avevano confermato: crani lustri, grandi e spesse lenti con robuste montature, una certa innocenza di fronte alle malizie degli avvocati, un modo di discorrere circospetto, asciutto, preciso. Lui invece, il prof. Lebreton, veste con cura, ha spesso atteggiamenti compiaciuti, ha cara la retorica. I suoi gesti sono per lo più curialeschi e se vi aggiungete la caratteristica volubilità francese capirete subito quale forte contrasto egli facesse rispetto ai suoi colleghi svizzeri, tedeschi, belgi, quasi tutti trascurati nel vestire, disadorni nel parlare e interessati più. alla sostanza della cose che alle apparenze. Il pubblico ha spesso e molto volentieri rumoreggiato contro l'e- iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin \legante professore della SorI bona. i e n a , , i o o i i - l , , i a o è el e n o di mo ni 3 te o mra re e a nCerchiamo di spiegare alla buona le principali tesi sostenute da Lebreton. Egli ha esordito criticando la leggerezza dei periti giudiziari che per primi esaminarono le tracce di sangue: erano ben trentuno e invece di usare un solo metodo di analisi, quello microscopico, la prudenza avrebbe dovuto consigliare a quei primi periti di servirsi di diversi metodi. Nel caso che si sia in presenza di sangue secco il microscopio riesce a distinguere i globuli rossi, ma essi appaiono talmente deformati che non è più possibile dire se appartengono ad un uomo o un animale. Avviene come per l'uva secca: i chicchi quando siano immersi nell'acqua si gonfiano, ma non è possibile dire se in origine erano rotondi oppure ovali. Secondo Lebreton il microscopio spesso conduce ad errori oppure non permette di distinguere se i globuli rossi appartengono a un uomo o a un mammifero. Il professore ne ha dato la dimostrazione mettendo in azione il proiettore. Sul grande schermo si vedono da una parte globuli di sangue umano e dall'altra globuli di sangue di coniglio. Bono eguali. L'effetto xéll'aula è grande. Con le parole e le movenze d'un attore al qua le sia riuscito bene un gioco di prestigio, Lebreton incrocia le braccia come per godersi meglio il successo e subito do po fa all'ingiro la seconda e più abbondante distribuzione di opuscoli e di album foto grafici. I periti e i super-periti giù diziari sono furiosi. Dicono che Lebreton non ha tenuto alcun conto di questo o di quell'eie mento, che le immagini proiettate sono un inganno. Lebreton alza la voce, gli altri con tinuano a protestare, vanno tutti insieme sotto il banco del presidente. Il pubblico si innervosisce,ogni tanto dal gruppo dei contendenti si alzano parole incomprensibili. Più che un'accolta di famosi scienziati si direbbe un gruppo di scolari sfuggiti alla, sorveg7ianza del maestro. Interviene tt presidente Barde, cerca di far parlare prima Lebreton, poi l'ematologo Undritz, ma le spiegazioni che gli danno non lo persuadono. Dice: « Il. prof, Undritz sostiene che la dimostrazione da lui fatta è chiara come l'acqua di fonte. E perciò le tracce di sangue che interessano questo processo sarebbero sicuramente di un uomo. Il prof. Lebreton a sua volta sostiene che la dimostrazione è molto insufficiente. Che possiamo fare per metterli d'accordo t >. Interviene di scatto il superperito belga Moureau e reclama un bastone; lo vuole subito, e molto lungo. Il bastone non si trova e gli mettono in mano una pertica che serve per chiudere le tende sui finestro ni dell'aula durante le prolezio ni. Sullo schermo tornano le immagini delle cellule sanguigne trovate sui corpi del reato. Con la pertica Moureau ino sira il nucleo di un globulo, parla di fotoplasmi, protoplasmi e di altre cose, conclude che quel lo là è certamente sangue umano. Lebreton pretende di avere a sua volta la pertica e fa la dimostrazione contraria. Ag giunge: < Disgraziatamente ho poco tempo a disposizione. Permettetemi, signor Presidente, di lasciarvi questo incartamento, che vi illustrerà le mie opinioni ». E porge al Presidente tre grossi volumi dove sono raccolti la bellezza di duemila rapporti scientifici. Lebreton, volgendosi poi al suo avversario Undritz, gli dice: <Vol affermate di potere in ogni caso distinguere qual è sangue umano e qual è sangue di coniglio. Sta bene. Facciamo allora una prova. Mettiamo 50 tracce di sangue umano e 50 di sangue di coniglio su dei pezzi di stoffa e lasciamo- le in giro per due mesi. Poi vedremo se sarete così bravo da distinguere le une e le altre ». Presidente — Se il collegio di difesa voleva fare questo esperimento avrebbe dovuto chiederlo durante il periodo istruttorio. Jaccoud — In che modot Se non mi permisero neppure di chiamare una persona di mia Jfiducia nel corso delle perizie...^Ma di questo e di come si svolse l'istruttoria parleremo a suo tempo. Un nuovo e certamente più confuso litigio si accende fra i periti giudiziari e il controperito francese in merito alle cellule di fegato umano. Da ultimo, accennando ai superperiti, Lebreton dice: « Ma se non lo sanno neppure loro... Essi del resto hanno dovuto lavorare su una traccia che era la cinquemillesima parte d'una goccia di sangue. E perciò nel loro rapporti usano sempre espressioni dubitative: ci sembra, pensiamo, è nostra opinione, ecce tera ». A nome dei tre superperiti, Moureau replica che quelle loro esitazioni scientifiche scom parvero non appena confron tarono i risultati della loro analisi con quelli conseguiti dai primi tre periti giudiziari con un altro metodo. Data la concordanza delle, due analisi, egli ora ha la certezza scientifica che le tracce erano di sangue e di fegato umano. La querelle s'invelenisce, Le breton fa alcuni apprezzamenti personali nei riguardi dei superperiti giudiziari, il pubblico mormora, il Presidente 10 riprende severamente. Lebreton capisce di essersi lasciato andare e quando il Presidente gli domanda: « Ma pensate che il prof. Moureau sia almeno un vostro eguale?», Lebreton con aria contrita risponde: <No, è molto superiore a me. Moureau rappresenta per noi tutti un maestro » E' un'umiltà passeggera. Poco dopo Lebreton fa una lunga tiritera sulla democrazia svizzera, modello di libertà per tutte le genti e termina con una citazione tratta da Bossuet: « E' virtù del buon giudice dubitare quando occorre». Molti ridono, qualcuno applaude ironicamente. Lebreton guarda l'orologio, chiede di essere congedato subito perché altrimenti perderà l'aereo per Parigi. Il Presidente vorrebbe trattenerlo per portare a termine la discus sione fra i periti aiudteiari ed 11 controperito. Lebreton infine propone di ritornare qui sabato mattina. P. G. — Come potete pretendere che quattro vostri colle ghi restino a Ginevra fino a sabatot Jaccoud — Non ritenete che la libertà d'un uomo ne valga la penai Il Procuratore Generale che nell'udienza di ieri si rivolse a Jaccoud dandogli il tu come negli anni della loro amicizia oggi è tornato al voi e ribatte: — Appunto per questo mi pa re che il prof. Lebreton po trebbe fermarsi qui ancora qualche ora. E' il vostro perito. Il Presidente confabula brevemente con Lebreton, dà ordini ad un brigadiere e annuncia che il prof. Lebreton è disposto a continuare il confronto: il professore avrà a sua di sposizione un aereo privato, offerto dalla magistratura svizzera, e in tal modo potrà raggiungere Parigi nelle. primissime ore del pomeriggio. La discussione riprende ma più fiacca. Undritz ad un certo punto dice che non desidera tediare la Corte con i ragionamenti che ha già ripetuto molte volte. Si limita a, con fermare che il metodo impiegato dai primi periti permise di raggiungere la certezza al S9 % che globuli e cellule di fegato appartenevano ad un uomo; quel margine dell'I % di allora venne praticamente eliminato con il secondo metodo analitico, quello usato dai superperiti. Nell'udienza pomeridiana le polemiche fra periti e controperiti sono rimaste vivaci ma hanno preso un tono cordiale. E' stato interrogato per primo il direttore della clinica dove Jaccoud passò nove giorni prima di essere arrestato. Il testimone ha detto che Jaccoud soffriva di una grave depressione, tanto che lui fu costretto a prendere misure energi- che ed urgenti sia per atte nuare in Jaccoud il senso di angoscia sia per evitare che attuasse ì suoi propositi imicidi. Perché Jaccoud era in tale stato t II clinico ha preferito non pronunciarsi: certo Jaccoud presentava un carattere ansioso, iperemotivo, ma può anche darsi che i sospetti che già la magistratura aveva su di lui lo avessero sconvolto. Un perito in metalli ha dichiarato che quando gli venne presentato il pugnale marocchino notò subito un odore di muffa nel fodero e ne arguì fosse stato lavato. Anche le tracce di ruggine sotto l'impu gnatura dovrebbero avere la stessa origine. E' stato in seguito chiamato il prof. Muller, che insegna medicina legale aMT/niversità di Lilla. E' un signore distinto e modesto, non ha l'alterigia né la volubilità di Lebreton e produce nell'aula un'ottima impressione con la sua pacatezza. Ha esordito dicendo di non aver mai messo la sua esperienza al servizio di nessun collegio di difesa. Lo ha fatto ora per la prima volta in quanto la sua coscienza gli impone di criticare alcune conclusioni alle quali sono arrivati i periti giudiziari. Per esempio le cellule ó.*l fegato sembrano tali ma nrssuno può averne la certezza. Neppure si può dire con sicurezza, a quale epoca risale una traccia di sangue; in questo campo c'?.\ Pm \ sempre un ampio margine di errore. Lo stesso è per il sesso. Va da sé che sono ricominciate le discussioni con i periti giudiziari; il tono della' discussione ha preso un andamento nettamente scientifico, il linguaggio si f: fatto del tutto ermetico e gl'inviti del Presidente ad esprimersi « in un modo laico » sono rimasti lettera morta. In ogni modo il professore di Lilla è riuscito ad insinuare il dubbio nell'animo dei giurati e in definitiva ha fatto lui quel che la gente si aspettava avrebbe fatto il famoso Lebreton. Quel margine di dubbio è stato successivamente allargato da due professori di medicina legale dell'Università di Gratz, Anton Wehrgartner e Wolfgang Maresoh. Il primo dopo aver criticato i metodi analitici impiegati dai periti giudiziari ha detto: « Questi signori hanno fatto come coloro che cercano, cercano e non trovano niente; allora ricorrono alla fantasia ». Il secondo a sua volta ha criticato coloro che eseguirono l'autopsia sul cadavere di Carlo Zumbach ed è avvenuta una scena piuttosto macabra. Il dott. Franz, il medico che fu incaricato di fare l'autopsia, è saltato su gridando che aveva con sé in una ampolla un pezzo di pelle della vittima. Sono state portate nell'aula bacinelle e pinze, la discussione è continuata intorno a quell'ultimo frammento di Carlo Zumbach. Al termine dell'udienza il Presidente ha concluso: < Come accade molto spesso con le perizie, ci troviamo di fronte ad un profondo dissidio fra gli uni e gli altri ». Quella di oggi è stata la più lunga udienza da quando è cominciato il processo: la Corte è rimasta riunita dalle 8,30 alle 19,15 con un intervallo di un'ora e tre quarti intorno al tocco. Se fra domani e dopodomani sarà possibile sentire tutti gli altri testimoni citati dalla difesa, lunedì Jaccoud farà la sua deposizione o, se preferite, la sua arringa. La giornata di oggi si è ri' solta complessivamente a suo favore: la gente comune pensa che se nemmeno gli uomini di scienza sono riusciti a mettersi d'accordo questo vuol dire che incerta deve considerarsi la paternità delle trace di sangue e delle cellule epatiche. Nicola Adelfl L'esperto della difesa, prof. Lebreton, di Parigi, espone ai giudici la sua tesi (Tel.)