Parlano gli psichiatri: chi è Jaccoud di Nicola Adelfi

Parlano gli psichiatri: chi è Jaccoud L'imputato scoppia a piangere al termine di una drammatica udienza Parlano gli psichiatri: chi è Jaccoud Da ragazzo lo chiamavano il « piccolo Calvino » per il suo rigore morale • Intelligente, brillantissimo, non era però capace di stabilire rapporti umani; gli riuscì solo con Linda Baud, la sua amante, che seppe manifestargli tenerezza e comprensione - E' individuo stretto nella morsa di contraddizioni continue, indeciso, debole di carattere, cagionevole di salute - Anche prima del delitto i suoi svenimenti erano frequenti - Tre super-periti confermano i primi esami medico-legali, rendendo disperata la posizione dell'imputato - Oggi depone il perito citato dalla difesa (Dal nostro inviato speciale^ Ginevra, 27 gennaio. Al termine dell'udienza di stasera Jaccoud è scoppiato in gran pianto. Anche i suoi avvocati apparivano piuttosto melanconici. Se nell'udienza di ieri l'interrogatorio dei periti fece fare al processo una svolta improvvisa, i tre superperiti chiamati a deporre oggi hanno ulteriormente aggravato la posizione dell'imputati. Non hanno portato nell'aula alcun elemento nuovo, ma hanno confermato pienamente i risultati delle analisi compiute dai loro colleghi svizzeri. In parole correnti, 1 tre professoroni comparsi oggi davanti al giurati di Ginevra hanno precisato che erano cellule di fegato umano quelle trovate sia sul cordoncino bianco-giallo del pugnale marocchino, sia sulla fodera dell'impermeabile di Jaccoud. Poiché Carlo Zumbach ebbe il fegato perforato da un pugnale, la prova della colpevolezza di Jaccoud può dirsi raggiunta. Solo un miracolo potrebbe ormai salvare Jaccoud: si chiama Lebreton ed è il perito parigino al quale Floriot ha affidato il compito di far vacillare i risultati delle analisi fatte dai sei periti e superperiti nominati nella fase istruttoria del processo. Nel caso che Lebreton riuscisse nel suo intento, il processo tome rebbe a svolgersi sul filo della incertezza; nel caso contrario la sorte di Jaccoud potrà dirsi bell'e segnata. Dato che Lebreton è stato citato per domattina e poiché Floriot non era presente all'udienza pomeridiana di oggi, se ne arguisce che i due maggiori patroni di Jaccoud si siano riuniti in qualche località per mettere a punto la linea di condotta da tenere davanti ai giurati. Torniamo ora all'udienza di oggi. I tre superperiti erano Paul Moureau, dell'Università di Liegi, H. E. Bock, della clinica medica universitaria di Marbourg, e Albert Adler, dell'Università di Zurigo. Nel loro campo sono tre celebrità europee, ma il più noto di tutti è il belga Moureau: ha fatto qualche cosa come cinquemila autopsie e quando un magistrato, magari americano, non riesce a vedere chiaro in una vicenda di sangue, pensa che lì ci vorrebbe Moureau. E più di una volta Moureau ha dovuto passare l'Atlantico per analizzare qualche stilla di sangue o qualche cellula umana che intrigava la magistratura americana. A parte i moltissimi titoli accademici e universitari, Moureau è segretario generale dell'Accademia internazionale di medicina legale. Anche per la circostanza che è belga e perciò la sua lingua materna è il francese, è stato Moureau che ha fatto la deposizione occupando la Corte per tutta l'udienza del mattino: i suoi due colleghi gli stavano seduti accanto, ma raramente intervenivano. Moureau ha cominciato con l'elogiare lo scrupolo scientifico che avevano messo i periti svizzeri nell'analizzare le tracce di sangue trovate sugli indumenti, sulla bicicletta e sul pugnale marocchino di Jaccoud. Indubbiamente quel Bangue apparteneva ad uno stesso individuo di sesso maschile Per raggiungere un maggior grado di certezza i superperiti hanno adottato un metodo di analisi diverso da quello seguito dai primi periti; ed 1 risultati sono stati gli stessi. Il presidente Barde ha domandato a quale data il sangue in esame venne versato, e questa è stata la risposta di Moureau: « Non è possibile dirlo con la certezza assoluta. La data deve essere stabilita entro un certo periodo. Dalle analisi risulta che il giorno del delitto, 11 1° maggio 1958, rientra in quel periodo >. Naturalmente il discorso più lungo è stato fatto intorno alle cellule di fegato umano. Il prof. Moureau ha spiegato che ciascun organo ha cellule sue particolari e facilmente distinguibili. E cosi il fegato, i reni, il cervello presentano cellule nettamente caratteristiche. Perciò si può affermare con certezza scientifica che le cellule trovate sui corpi del reato appartenevano ad un fegato umano. Floriot — Vuole essere cosi cortese 11 prof. Moureau di spiegarci che cosa significa certezza scientifica? Moureau — Una certezza scientifica non è la stessa cosa di una certezza matematica. In merito ad alcune materie noi scienziati siamo convinti di possedere la verità. Però è una verità al novantanove per cento. La scienza progredisce continuamente, il che vuol dire che riduce ulteriormente quell'uno per cento di errore che può esserci nei nostri attuali siatemi di indagine. Nel caso delle cellule in questione, noi abbiamo raggiunto la certezza scientifica che sono di un fegato umano. Floriot — Fra certezza e grande probabilità esiste molta differenza. Non dimentichiamoci che qua ci troviamo in una aula di Corte d'assise e che stiamo discutendo di affari pe nall. E con un gran pugno Floriot ha chiuso un suo volume Nell'udienza pomeridiana tre psichiatri hanno detto alla Corte qual era lo stato di salute fisica e mentale di Jaccoud nel periodo che precede e seguì il delitto di Plan-les-Ouates, e qual era la sua personalità. E' stata una deposizione interessante perché gli specialisti si sono soffermati soprattutto a tratteggiare il ritratto interio re dell'uomo Jaccoud. La sua infanzia trascorse tranquilla egli aveva un affetto particolare per la madre e sentiva una grande ammirazione per il padre, un avvocato molto onesto e laborioso. Dotato di una intel ligenza nettamente superiore alla media, Jaccoud dovè giovanissimo rilevare lo studio legale del padre infermo e si gettò anima e corpo nel lavoro; anche il sabato e persino la domenica lavorava dal primo mattino fino a notte inoltrata. Si sposò a ventotto anni e la sua vita coniugale fu felice per molto tempo. Poi, nel 1948, conobbe Linda Baud e si innamorò come non gli era capitato mai per l'innanzi; ma non seppe decidersi. E' questa una delle caratteristiche di Jaccoud: quando è stretto nella morsa delle sue contraddizioni interne, non sa trovare una soluzione. Per una decina di anni si tenne la moglie di fronte al mondo, e continuò la sua relazione con Linda Baud. Qualche volta sembrava sul punto di decidersi, ma poi subito tornava indietro. Nella primavera del 1958 decise di sposarsi con l'amante. Convinse la moglie a concedergli il divorzio e insieme con lei preparò una convenzione. Ma all'ultimo momento si pentì, abbracciò la moglie, le disse: «Suvvia, strappiamo queste carte ». Lo stesso avvenne nei suoi rapporti con la amante: Jaccoud esita, si deci de, si pente, torna a decidersi e a pentirsi. In seguito sì è parlato della salute fisica dì Jaccoud. Non fu mai buona, e da adulto soffriva di disturbi intestinali e di distonia neuro-vegetativa. Le sue malattie si sono aggravate nel periodo di detenzione. Prima del delitto di Plan-les-Ouates, Jaccoud soffriva anche di disturbi cardiovascolari, e in diverse occasioni svenne: una volta perché un figlio tardava a rientrare a casa; una seconda volta per la morte del figlio d'un suo amico; una terza quando ebbe una violenta discussione con Linda Baud in riva al fiume Aire. Il presidente ha domandato agli psichiatri come spiegano che in alcuni casi Jaccoud mostrò di essere in possesso d'un sangue freddo eccezionale mentre in altri casi perdeva addirittura ogni controllo su se stesso. La risposta è stata che dietro il grande av- vocato e il brillante uomo politico viveva un individuo profondamente turbato. Egli si metteva una maschera sul volto in certi momenti, ma in certi altri momenti non riusciva a farlo. Di tanto In tanto Jaccoud si smarriva, si dilaniava in una muta angoscia. Come mai? Il fatto di doversi concentrare sulla sua attività professionale o in qualche altra occupazione lo distraeva dall'angoscia, ma non appena Jaccoud veniva a trovarsi solo con se stesso, specialmente nelle ore notturne, l'angoscia tornava ad impadronirsi dì luì. E allora perdeva in parte il controllo della sua ragione. Un'altra delle caratteristiche di Jaccoud è il suo moralismo. Sin da ragazzo era di un grande rigore morale, serio e pensoso, tanto che a scuola lo chiamavano < il nostro piccolo Calvino ». Anche durante gli interrogatori nel periodo istruttorio, l'aspetto morale della situazione lo affliggeva moltissimo. Un altro tratto della sua personalità era l'ironia; se ne serviva volentieri, specialmente quando poteva giovargli. Cercava poi di emergere nei più diversi campi, di mettersi in primo piano: dietro questi impulsi si può intravvedere l'immagine idealizzata del padre. E poi era molto scrupoloso nel suo lavoro e disinteressato. Nelle sue relazioni private non riusciva ad espandersi, a stabilire rapporti umani con la gente; forse lo ha fatto nella sua vita con una sola persona, Illlllllllllllllllllltllllllllllllllllllilllllltlltllltllll Linda Baud. Ma di solito egli se ne stava nascosto dietro la sua maschera. Presidente — In questo suo atteggiamento si può vedere quella specie di « pudore ginevrino » di cui qualcuno parla? Lo psichiatra ha fatto un gesto vago ed ha ripreso 11 ritratto di Jaccoud. L'uomo mancava di fiducia in se stesso, anche come professionista; e di conseguenza sentiva il bisogno di essere compreso, apprezzato, sostenuto. Forse per Io stesso motivo si rifugiava in una specie di teatralità; recitava la sua parte per mostrare a se stesso di essere qualcuno e per raccogliere consensi immediati. In balìa della sua solitudine interiore e delle sue contraddizioni, Jaccoud poteva in uno stesso momento sentire la felicità e la sofferenza. Lo si rileva da tutta la corrispondenza con Linda Baud, che egli, quando arrivarono alla rottura, si fece restituire; e ogni lettera catalogò con estrema precisione, annotò i.morevolmente e conservò. Per l'appunto in una lettera di Jaccoud all'amante si legge: «Ti scrivo dall'estremo limite della disperazione e della felicità»; erano lettere stilisticamente belle, poetiche, a volte persino commoventi. Ma neppure allora, neanche quando più si abbandonava all'impeto delle emozioni, Jaccoud riusciva a dimenticarsi di essere un uomo importante; e di avere una moglie, sebbene egli non l'amasse più. Presidente — Sì, egli era un lllllllllllllllllllllf lllllllllllllllllltllllllfllllllllltll uomo ammogliato, ma anche l'amante di una donna di diciassette anni più giovane di lui. Jaccoud — No, di sedici. Come reagì Jaccoud quando fra lui e Linda Baud andò a cacciarsi il giovane Andrea Zumbach? Hanno detto gli psichiatri che egli si mostrò molto agitato, triste, tormentato ; presentava, insomma, tutti i sintomi dell'uomo geloso. In diverse occasioni aillMIIIItlllllllllMIIIMIIIllll MllEllIIIIUMIII Jaccoud cessò di comportarsi come un uomo della sua statura e condizione; trascese a bassezze infami. Il suo umore divenne molto variabile: passava in un momento dall'allegria alle lacrime. Certo la sua teatralità c'entrava un poco in questi rapidi mutamenti di umore. Parlando della natura dei legami che univano Jaccoud e Linda Baud, gli psichiatri hanno ricordato che l'uomo si sentiva un artista e pensava di aver modellato quella donna amata a sua immagine; e le diceva o scriveva che lei rappresentava « il suo capolavoro». Del resto, anche Linda Baud si era immedesimata nella sua parte (« mimetizzata», dicono gli psichiatri), e aveva assunto modi di pensare, di esprimersi, di atteggiarsi che erano caratteristici di Jaccoud. E quando si lasciarono l'uomo sentì una gelosia caratterizzata dal senso della sconfitta, dal dispetto e dalla sensazione che qualcuno gli avesse rubato una cosa di sua proprietà. Ecco con quali aggettivi gli psichiatri riassumono la personalità di Jaccoud: «E' un essere ipersensibile, impressionabile, egocentrico, impulsivo, estremamente intelligente ma che agisce soprattutto sentimentalmente ». Il presidente ha domandato: «Pensate che Jaccoud a causa di particolari circostanze per il suo carattere abbia potuto commettere il delitto di cui ci stiamo occupando? ». Gli psichiatri, dopo essersi brevemente consultati fra di loro, hanno detto di non essere in grado di dare una risposta. Anche evasivamente hanno risposto alla domanda se Jaccoud, nel caso che fosse stato lui ad uccidere Carlo Zumbach, si trovasse nelle condizioni di intendere e di volere al momento del delitto. Hanno tuttavia aggiunto che, ove Jaccoud fosse condannato, è da prevedersi una pericolosa reazione depressiva, per, cui sarebbe opportuno internarlo in un carcere psichiatrico. Nicola Adelfi MIIUMIIIIIIIIIIlllll 11 ■ 11 ■ 111 i 11 ■ 11111 ■ 11111111111 II li perito settore prof. Moureau, d| Liegi, mentre depone. Alle sue spalle, i professori Audrltz e Bock (Tel.) L'avvocato Jaccoud scoppia in pianto al termine dell'udienza di ieri (Telefoto)

Luoghi citati: Ginevra, Jaccoud