Debré è partito per il Nordafrica di Sandro Volta

Debré è partito per il Nordafrica Debré è partito per il Nordafrica (Dal nostro corrispondente) Parigi, 25 gennaio. A conclusione di un Consiglio dei ministri straordinario, riunito stasera all'Eliseo, è stato comunicato che « il Presidente della Repubblica e il governo sono risoluti a mantenere la politica algerina che hanno adottato e ad assicurare il ritorno più rapidamente possibile dell'ordine pubblico; a questo proposito, le istruzioni già date al delegato generale del governo e al comandante in capo in Algeria sono state confermate ». La fermezza di questa decisione è la garanzia che i poteri pubblici stanno per stroncare inesorabilmente quello che, nel suo messaggio della notte scorsa, il gen. De Gaulle aveva definito « un cattivo colpo dato alla Francia in Algeria, un cattivo colpo dato alla Francia davanti al mondo, un cattivo colpo dato alla Francia in seno alla Francia». Stasera, quando è suonata l'ora del coprifuoco ad Algeri, due gruppi di insorti, distanti un centinaio di metri l'uno dall'altro, rimanevano ancora dietro le barricate innalzate ieri: erano nel centro della città, ma isolati dalla vita cittadina da un cordone di paracadutisti; erano comandati rispettivamente da Joseph Ortiz e dal deputato Pierre Lagaillard, il quale, per l'occasione ha indossato l'uniforme di paracadutista ed è riuscito a riunire un numeroso gruppo di studenti nei locali dell'Università. Tutti e due avevano svolto un'azione di primo plano nella rivolta del 13 maggio 1958, ma questa volta il vero organizzatore della insurrezione è stato Ortiz, un caffettiere poujadista che era stato arrestato 11 6 febbraio 1957 sotto le accuse di associazione a delinquere, omicidio volontario, tentato omicidio volontario, attentato alla sicurezza dello Stato, furto, detenzione illegale di armi e di esplosivi. Nel clima arroventato di quei tempi, Ortiz era riuscito a farsi rimettere in libertà, benché l'opinione pubblica lo additasse anche come uno dei più attivi partecipanti al cosiddetto controterrorismo algerino e lo dicesse responsabile degli atroci interrogatori che si svolgevano in una villa alla periferia di Algeri, la villa Dea Sources, e dei quali numerosi mussulmani erano stati vittime.' Questo caffettiere semianalfabeta e sanguinario, un omaccione erculeo e d'aspetto bestiale, è colui che ieri osò chiedere al gen. Challe di trasmettere al Presidente della Repubblica un «ultimatum» In cui era detto che la rivolta sarebbe cessata soltanto se l'Algeria fosse stata annessa alla Francia e se Massu fosse ritornato subito ad Algeri. Di tutti i gruppi colonialisti che hanno partecipato ai moti, quello da lui diretto è infatti il solo che ha dimostrato di avere un'organizzazione perfetta: si chiama F.N.F. (Fronte nazionale francése) ed è formato da circa quindicimila attivisti, in massima parte expétainisti, con un programma schiettamente fascista; il F.N.F. si propone infatti d'instaurare «l'ordine corporativo» in Francia. Ma la forza di Ortiz dipende soprattutto dalla propaganda che ha potuto svolgere in seno ai reparti territoriali, sorta di milizia civile che indossa l'uniforme ed è armata soltanto quando entra in servizio per combattere il terrorismo. Ieri i reparti territoriali sono intervenuti inquadrati agli ordini del caffettiere, abusivamente in uniforme e in armi, e hanno costituito il nerbo principale della rivolta. La loro presenza ha fatto credere che fra gli insorti et fossero anche reparti dell'esercito, mentre invece l'esercito è rimasto disclpllnatlssimo agli ordini' dei propri capi che hanno obbedito alle istruzioni di Parigi. A questa confusione ha contribuito anche II fatto che numerosi uHlciali di complemento, come il deputato Lagaillard, avevano indossato abusivamente la divisa, mescolandosi agli insorti. E' certo però che ieri mattina gli sbarramenti di paracadutisti non si sono opposti alla marcia dei facinorosi verso il centro della città e, se lo avessero fatto, avrebbero potuto sbaragliarli rapidamente. Anche i due centri di resistenza trincerati stasera nel cuore di1 Algeri potrebbero venire spazzati via con relativa facilità se le forze militari li investissero con la potenza dei loro propri mezzi. Se ciò non è stato ancora fatto, e tutti si augurano che non ce ne sarà bisogno neppure In seguito, è perché le autorità sperano di poter evitare nuovi spargimenti di sangue. Staséra viene comunicato ufficialmente il numero delle vittime, del conflitto di Ieri: venticinque - morti e centoquaranta feriti, in proporzioni press'a poco uguali fra le due parti; sarebbe terribile se la tragica Usta dovesse ancora allungarsi. Le forze dell'ordine hanno fatto tutto il possibile per evitare che il conflitto avvenisse ed è ormai accertato che sono stati gli insorti a provocarlo. Joseph Ortiz ha giurato sul, proprio onore che i suoi uomini non hanno aperto il fuoco, ms si capisce che conto se ne può tenere, dato il personaggio. • La sua affermazione è smentita, d'altronde, da tutti i testimoni:'il direttore del Gabinetto del ministro delle Informazioni ha nettamente dichiarato., stamane che 1 primi colpi di fuòco sono stati tirati dalle finestre della Compagnia algerina, quartier generale dei ribelli. Ciò stabilisce la provocazione da parte.dei capi dell'insurrezione perché, contrariamente a quanto si era potuto credere, i primi colpi non sono stati sparati dai manifestanti alle prese con la forza pubblica, ma dalle finestre del locale in cui si trovavano Ortiz e compagni. Sidney Smith, del Daily Express, scrive che mentre i soldati demolivano le barricate « tutto il quartiere si riempì di quell'orribile fumo rivoluzionario sputato dai mitra che erano sui tetti e' alle finestre': era un rumore e un odore di rivoluzione; si sarebbe detto che l'Algeria sì staccava da se stessa dalla Francia». ' Il gen. Lancrenon, capo-gabinetto del gen. Challe, che si trovava anche lui sul posto, ha dichiarato formalmente che quando si udirono i primi spari-! gendarmi erano con le armi a tracolla. Molte altre testimonianze in questo senso eliminano ogni dubbio in proposito: ciò spiega perché i due nuclei della insurrezione non sono stati ancora eliminati stasera; la prudenza dei capi responsabili, che qualcuno potrebbe anche giudicare eccessiva, vuole ancora ricorrere alla persuasione prima di arrivare ai mezzi estremi. Quello che conta è che i fascisti hanno ormai perduto la partita e che soltanto la disperazione spinge 1 capi a rifiutare la resa. Non bisogna Infatti dimenticare che 1 vari Ortiz, Lagaillard e compagni sono punibili con la pena di morte. Il decreto del 17 marzo 1956, afferma che ih Algeria < le autorità militari competenti pò tranno ordinare la traduzione diretta, senza preventiva istruttoria, davanti a un tribunale permanente delle forze armate, degli individui sorpresi in flagrante delitto di partecipazione a un'azione contro le persone o i beni, anche quando queste azioni siano suscettibili della pena capitale, se saranno state commesse da portatori di armi, di esplosivi, di munizioni, di materiale di distruzione o di equipaggiamenti e divise militari ». Ma non è tanto la sorte dei facinorosi che interessa, quanto la dimostrazione che gli estremisti sono soltanto un'infima minoranza della popolazione: benché molto bene organizzati e decisi a tutto, i loro gruppi non sono riusciti a far scendere in piazza più di circa trentamila persone; avevano sparso la voce che l'esercito fosse con loro, sperando di attirare la maggioranza del popolo in un nuovo 13 maggio, ma nessuno li ha seguiti e sono rimasti isolati. Soprattutto importante è che nessun gruppo di musulmani si sia unito, più o meno spontaneamente, alle manifestazioni di ieri. De Gaulle lo aveva previsto: nel Consiglio dei ministri'della settimana scorsa, a chi gli aveva manifestato qualche inquietudine sugli sviluppi della situazione, il generale aveva detto di essere sicuro di avere con sé la grande massa della popolazione, europea e musulmana, é di non tener conto delle mene di pochi fa'einorosU Ora, egli ha confermato che il 5 febbraio andrà ad Algeri, come aveva annunciato la settimana scorsa. Intanto Michel' Deb ré sarà domattina ad Algeri per assumere personalmente la responsabilità della situazione. II Primo Ministro ha preso questa decisione stasera, dopo aver pranzato al¬ l'Eliseo con il generale De Gaulle, che gli ha dato le istruzioni stille misure da adottare per la pronta liquidazione della rivolta. La sua sicurezza è sostenuta anche dal fatto che in altri centri dell'Algeria ci sono state oggi le solite chiassate per le strade e una parvenza di sciopero imposto da gruppi di squadristi che hanno costretto i commercianti a chiudere bottega. Solo ad Orano la situazione sarebbe assai tesa. In quanto alla Francia metropolitana, insieme alla costernazione per 1 luttuosi avvenimenti, non c'è dubbio che l'opinione pubblica ha accolto con un senso di sollievo l'energia del generale e di tutti 1 suol collaboratori. La prova di forza ha eliminato .infatti il peso che tutta la nazione era costretta a trascinarsi dietro e, a parte Georges Bidault e qualche altro esponente dell'estrema destra, i mestatori non hanno trovato nessuna solidarietà nel paese. « Insensibili a tutti gli sforzi di conciliazione — scrive stasera il direttore di Le Monde — sordi a tutti gli appelli, i responsabili della sommossa appaiono oggi quello che sono: dei fanatici risoluti a non indietreggiare davanti a nessuna criminale follìa, col rischio di portare al F.l.n. (Fronte di liberazione nazionale), algerino, nell'ora delle sue più gravi responsabilità, un concorso insperato ». Sandro Volta