Albert Camus è morto ieri in una sciagura automobilistica

Albert Camus è morto ieri in una sciagura automobilistica — GRAVE LUTTO DELLA LETTERATURA FRANCESE — Albert Camus è morto ieri in una sciagura automobilistica La macchina, guidata ad altissima velocità da Michel Gallimard, nipote dell'editore, esce di strada e si sfascia contro un albero - Lo scrittore ucciso sul colpo; il pilota moribondo; contuse la signora Gallimard e la figlia La. morte è venuta presto per Albert Camus, quasi con lo stesso tempo della gloria e della fama mondiale. Non ancora cinquantenne (era nato a Mondovì di Algeria nel novembre del 1913), lo scrittore occupava dagli anni dell'ultima guerra una posizione di primo piano e per un certo tempo ha goduto di una attenzione e di un rispetto che, di solito, gli uomini non concedono a chi limita la propria passione a una immagine di arte pura, alla semplice vocazione letteraria. Infatti Camus, un po' per natura e un po' per la spinta dei tempi, aveva dovuto rompere gli indugi, le dilettazioni, la lenta sollecitazione della bellezza per prendere posizione e intervenire con un discorso diretto e inequivocabile nella dura polemica del nostro tempo. La sua stessa educazione fu segnata da questo continuo confronto con le ragioni della realtà. Appena terminati gli studi, fu costretto a scegliersi una strada per rispondere ai primi tragici interrogativi della nostra ultima storia. Le insurrezioni delle Asturie, la guerra spagnola furono i primi momenti veri della sua coscienza: fu allora che il giovanissimo Camus avvertì che qualcosa non funzionava nella macchina della vita e decise di dare una sostanza più chiaramente umana alle sue prime esercitazioni letterarie nate alla luce di Barrès, di D'Annunzio e soprattutto di Nietzsche. Nel giro di ventanni, dalla stagione che ha preceduto immediatamente lo scoppio della guerra e almeno fino all'altro ieri, quando ancora le delusioni e le amarezze non lo avevano-portato a invocare nuovamente il silenzio e la pazienza, Camus non fece altro che cercare una nuova misura all'uomo: tentare di trovargli una terra, una famiglia, la pos sibiliti della confessione e della partecipazione. £' la strada che va dal quadro asciutto e spietato dell'Éfranger, dell'uomo estraneo alla società, al mondo che lo circon da e si trova a godere di una libertà senza senso, alle ultime meditazioni che andava racco glicndo sotto il titolo di Actuelles, attraverso la grande tappa della cronaca della Peste. E' un itinerario abbastanza semplice e che da un certo punto di vista sembra determinato e fissato dal tempo, dagli anni disperati e violenti della guerra, dal vuoto delle speranze e delle fedi, dal la mancanza di ideali. Ma se la traccia gliela dava volta per voi ta la stagione, suo era il modo di intervenire, di essere presente per dire quella che al mo mento gli sembrava la verità, con la chiara riserva di potersi riprendere e correggere. Nessuno ha restituito con tanta lealtà questo compito di obbedienza alla vita. Forse per lui sarebbe stato assai più facile inchiodarsi all'immagine dell'eroe estraneo e, come tanti altri spiriti, credersi arbitro del proprio destino. Al contrario, con la Peste Camus ha fatto per noi uno degli atti più importanti, ha ridato dignità all'uomo dei nostri tem pi, insegnandogli la pazienza e l'umiltà. Camus credeva — forse si illudeva — che nel nuovo mondo non dovessero più esserci né vittime né carnefici, né vincitori né vinti, né dominatori né schiavi ma soltanto uo mini che ricominciassero da capo, riprendendo a parlare semplicemente, soprattutto abbandonando la riserva e l'arma del la menzogna e dell'insidia. La sua battaglia non rimase chiusa nella casa della retorica o in quella del teatro in cui pu re aveva dato delle prove estre mamente indicative (come Cali gula e Le Malentendu) ma scel se un terreno più largo. Fu al lora che Camus diventò giorna lista e il tempo che passò alla direzione di Combat torna a onore del giornalismo di tutti tempi e di tutti i paesi. Naturalmente una posizione così alta non poteva non incontrare difficoltà di ogni genere, obbiezioni e riserve soprattutto da parte dei politici. L'il lusione vera dello scrittore fu — caso mai — quella di credere che il mondo si potesse rifare con dei sentimenti, sul filo di una passione, nella luce di una disposizione spirituale. La smen tifa non tardò a venire e con quella violenza che di solito le cose riservano alle vicende del¬ lo spirito ma non ebbe un vero e proprio peso sulla storia dello scrittore, né tanto meno sul suo insegnamento. Abbiamo detto la parola giusta, Camus è stato uno dei pochi scrittori che abbiano insegnato qualcosa, senza cadere nel vizio della retorica, senza mettersi a servizio della propria personalità. Al contrario ha cercato di tenere nell'ombra il suo discorso, di lasciarlo leggermente appannare e depositare: preferiva insomma la sicurezza di una parola al gioco e ai pericoli di una bella frase. Tornò a far lo scrittore (ma per vivere faceva l'impiegato negli uffici del suo editore) e, se non fosse stato il Premio Nobel del 1957 a riportarlo alla ribalta, probabilmente oggi la sua valutazione sarebbe diversa, bloccata definitivamente su quei caratteri di riserbo e di segretezza che appaiono troppo rari, se non unici, ai nostri giorni. Non che il premio di Stoccolma avesse rotto o incrinato le sue abitudini borghesi, e del resto il tono del discorso pronunciato allora ce lo conferma, però l'attenzione del mondo lo aveva di nuovo scelto e questa volta nella direzione che molto opportunamente i giudici del premio avevano illuminato. Camus fu indicato, e non penso di sbagliarmi nel credere che anche in futuro lo sarà, come un moralista: il moralista meno sospetto del nostro tempo, uno scrittore testimone che non ha perso di vista l'uomo, senza esaltarlo, soprattutto senza ingannarlo. Fino a che punto può vivere un moralista che non è soccorso dalla voce della fede? La domanda interessa lo scrittore Camus che legava la sua fede nell'uomo a un'idea di dovere, a un bisogno più alto di rispetto ma è anche una domanda che riporta Camus nel quadro delle sue funzioni essenziali. Non dimentichiamo che il suo discorso è partito, dal mondo perduto e irriconoscibile dell ' Étranger, non dimentichiamo che alla base del suo cuore c'è una profonda e tranquilla disperazione e che a forza di fiducia ha saputo risalire la corrente, ritrovare una terra, farci intravedere un mondo che chiede la pazienza e rifiuta la violenza e tutto questo con umiltà, con grande forza di animo. Nessuno potrebbe dimenticare un debito contratto da tanto, in tempi in cui la pietà stessa sembrava un nome vano. Camus è stato dei pochi, in qualche momento l'unico, a farei sentire che c'era qualcosa al di là del male e che un uomo può vincere la vergogna e la desolazione. Oggi nel primo colpo del doorc, di fronte al nuovo scandalo della morte, il nostro saluto deve essere appunto un atto di riconoscenza e una protesta di fedeltà. Carlo Bo niiiimiimmmiiiiiiiiiiiiiiHiMHiiiMiiiiiMmm Una fotografia di Albert Camus quando gli venne conferito a Stoccolma il Premio Nobel per la letteratura Una parte della potente vettura ohe si è sfasciata ieri contro un albero, nello spaventoso incidente che ha provocato la morte di Albert Camus. La salma dello scrittore venne estratta a stento dai rottami (Telefato) miiiMiuimiiMiMiimMiin

Luoghi citati: Algeria, Mondovì, Stoccolma