L'uomo si comporta davanti al denaro nei modi più sorprendenti e irrazionali

L'uomo si comporta davanti al denaro nei modi più sorprendenti e irrazionali — UN PROBLEMA PSICOLOGICO PIÙ' COMPLESSO DI QUANTO SI CREDA =- L'uomo si comporta davanti al denaro nei modi più sorprendenti e irrazionali L'amore per i soldi non è fine a se stesso: nasce di solito dal desiderio di trovare compensi a delusioni affettive - Molti sostengono di essere attaccati al denaro ed agiscono come se volessero perderlo -Perché vengono così spesso sciupate un'eredità improvvisa, una grossa vincita al gioco? Roma, 2 gennaio. Nella loro grandissima maggioranza, gli uomini si comportano, rispetto al denaro, in modi poco o tanto illogici e irrazionali. A questa conclusione .erano già arrivati, per vie diverse, sociologi ed economisti, etnologi e psicologi. Vi era arrivato, naturalmente, anche Freud, e certe sue considerazioni erano state confermate e sviluppate da vari psicoanalisti. Ma le dimostrazioni più convincenti e variegate, su base psicologico-clinica, di ciò che si agita dietro molti comportamenti umani relativi al denaro, si possono trovare In un recente libro di Edmund Bergler, Money and Emotional Gonflicts, pubblicato dalla Casa editrice Pageant Books, di New York. La semplice osservazioi>«, d'altronde, può preparare li volenteroso lettore alla disamina più abbondante e sostanziosa che Bergler gli offre. Quando leggiamo che Tizio, mendicante, teneva nascosti tre milioni nella sua soffitta, ed è morto in miseria; quando constatiamo (ed è esperienza molto meno eccezionale) che il negoziante Caio si rifiuta di cambiare mille lire benché il suo cassetto rigurgiti di spezzati; quando notiamo che Sempronio tira fuori malvolentieri cinquemila lire dal portafogli, ma firma senza batter ciglio assegni bancari per somme molto maggiori... dobbiamo convenire che per Tizio, Caio o Sempronio il denaro assume significati e valori diversi da quelli che il buon senso e la ragione Indicherebbero. Tizio sembra ignorare che il denaro, prima o poi, deve essere speso; Caio pare desideroso di accumulare monete come se ne facesse collezione; per Sempronio, si direbbe, una somma in contanti ha < più valore » dell'assegno corrispondente. Come si può spiegare tutto ciò? La spiegazione sta in primo luogo in un fatto da tempo ac certato: nel fatto, cioè, che il denaro può rappresentare, per l'inconscio, cose diversissime, come cibo, affetto, sicurezza forza, arma di difesa o di offesa, aifermazione individuale validità, potenza sessuale... A seconda della predominanza dell'una o dell'altra di tali in conscie equivalenze, l'indivi duo può comportarsi, rispetto al denaro, in modi che sorprenderebbero assai meno se si sapesse con che cosa, di fatto, abbiamo a che fare. Una donna di trent'anni, commerciante, ogni volta che aveva liti con la madre e con le sorelle, e in genere quando aveva da lagnarsi per un presunto « ritiro di affetto » da parte di familiari o di amici, cercava un compenso in maggiori guadagni, e non trascurava nulla affinché tale compensazione si realizzasse. E' chiaro che in questo caso, il denaro era inconsciamente sentito (o < sperato >) come equivalente dell'affetto, o dell'amicizia. In certe donne, del tipo cosiddetto vamp, la tendenza a sottrarre denaro all'uomo ha solo limitatamente a che vedere con i vantaggi concreti che il denaro può procurare; il movente principale è quello — in gran parte inconscio — dell'invidia e della rivalità nei riguardi dell'uomo, del maschio, più il conseguente desiderio di impoverirlo e di svirilizzarlo. Certi uomini evidentemente cercano nella potenza finanziaria una sorta di compenso a sentimenti d'inferiorità o di scarsa validità sessuale... E gli esempi potrebbero continuare. Tutto questo sarebbe, in fondo, abbastanza accessibile: si tratterebbe in sostanza di applicare a certi desideri o tendenze dell'uomo talune < formule di equivalenza >. Ma molte volte l'inconscio detta all'uomo comportamenti che non solo non corrispondono a un suo qualsivoglia interesse (conscio o inconscio); sono anzi decisamente anti vitali, antieconomici, poco o tanto autolesionistici. Gli psicoanalìsti incontrano spesso casi di individui i quali, improvvisamente e inconsciamente, « si puniscono > — per colpe del tutto immaginarie — perdendo il portafogli, o facendo speculazioni sbagliate, o spen dendo somme eccessivamente alte in acquisti futili e improduttivi. E' noto che certi rovesci finanziari risultano, all'analisi, dovuti a motivi inconsci di autodanneggiamento. Ancor più familiare è il caso di chi, dopo aver guadagnato impensatamente una grossa somma alla lotteria, o dopo avere da un giorno all'altro abbondantemente ere ditato, dilapida in breve tempo il nuovo patrimonio, qua siche non potesse « concedersi > il benessere improvvisamente largitogli dal destinoQuesta particolare problematica psicologica è la più largamente trattata nell'opera recente di Bergler. L'autore fa giustizia, subito al principio, di alcuni pseudo-concetti, come quello relativo all'esistenza di un ipotetico < istinto > volto all'accumulo del denaro. Tale impulso — dice Bergler — è difensivo; è il tentativo inconscio di sanare una ferita narcisistica: quella che il bambino prova quando si accorge che il cibo, l'affetto e l'attenzione dell'ambiente non sono in funzione di una sua < onnipotenza », ma possono mancare senza che egli sia in grado di far nulla... In molti casi di c conflitto emozionale > — indica Bergler — il meccanismo sottogiacente è proprio quello: un atteggiamento possessivo, captativo, arrogante, qualche volta violento, serve come smentita e come copertura rispetto a fantasie vittimistiche, ed a veri e propri impulsi ad autodanneggiarsi. L'eccezionale esperienza psicoanalitica e clinica permette a Bergler di presentarci una straordinaria «casistica», che sbigottisce quando non fa soltanto sorridere. Non pochi suoi clienti — egli ci mostra — hanno c sollevato questioni di denaro » con l'unico, recondito scopo di farsi rimproverare, < trattar male », mandar via.., insomma, a scopi inconsci decisamente autolesionistici. Ma Bergler va più oltre, e riesce a isolare e distinguere numerosi « tipi » fra coloro che hanno, senza saperlo, problemi e conflitti inconsci, relativi al denaro. C'è l'ambizioso, che coscientemente « mira al successo », e trova spesso, inconsciamente, il modo di rovinarsi; c'è il giocatore inveterato, il < patito » del tappeto verde, il cui fine segreto — dimostra Bergler — non è affatto quello di vincere, bensì quello di perdere. L'ultimo capitolo di Money and Emotional Conflicts è forse il più profondo del libro, e contiene molte considerazioni tanto acute quanto., inattuali S'intitola «Ciò che il denaro non può acquistare », e tratta della psicologia dell'ingratitudine. La gratitudine è scarsa — indica Bergler — perché nella loro maggioranza gli uo¬ mini sono in parte bambini per i quali «tutto è dovuto», e in molti di essi vige, inappagato, il desiderio masochistico di mostrare che l'« altro » è ingiusto. Ecco perché — osserva acutamente Bergler — è così pericoloso essere generosi con certuni! Essi non solo non possono essere grati, perché la loro nevrosi glie lo vieta: ma debbono fare in modo di poter dire a se stessi che l'« altro », anziché un benefattore, è un satrapo irresponsabile, che abusa del proprio denaro e del proprio potere. Tutto questo — concluderemo con Bergler — è ancora largamente inedito e impopolare. Ma un vasto settore del¬ Olllllf llllIlllllllllllllllllllIlllllllllllllllllllIIIIIII l'ingratitudine umana non forse riservato a coloro che hanno e che diffondono idee nuove ed originali? Emilio Servadio

Persone citate: Edmund Bergler, Emilio Servadio, Freud, Money

Luoghi citati: New York, Roma