L'eredità del generoso zio d'America consegnata agli abitanti di San Marco d'Urri

L'eredità del generoso zio d'America consegnata agli abitanti di San Marco d'Urri Hanno vissuto ieri l'evento più, Mieto che II paesello ricordi L'eredità del generoso zio d'America consegnata agli abitanti di San Marco d'Urri La festosa cerimonia si è svolta nella chiesetta della borgata davanti all'altare - Dopo l'apposizione di otto firme, a ciascuno dei beneficiari del singolare lascito sono state rimesse le azioni bancarie che li trasformano in milionari Nostro servizio particolare Chiavari, lunedì mattina. I 284 abitanti che risultavano presenti nella frazione di San Marco d'Urri il 1° febbraio 1959 ed iscritti nelle liste anagrafiche del, comune di Neirone, hanno ricevuto ieri mattina ciascuno un pacchetto di 25 azioni della Banca di America e d'Italia, lasciate in eredità da, Victor e Joseph Saturno, -figli di Pietro, il più famoso italo-americano di S. Marco che la gente ricordi, in memoria del quale è stata fair ta la donazione. Le venticinque azioni, che sono pari a un capitale nominale di 800 mila lire e che rendono circa 50 mila lire annue, sono state distribuite dal direttore generale della Banca d'America e d'Italia, dottor Amelio Gandini, di Milano, per espresso incarico ricevu*o dalla <Bank of America ». La storia delia fortuna piovuta a S. Marco d'Urri è nota. Essa è stata rievocata subito dopo la Messa delle 7,50 dal parroco don Raffaele Ferretti. Spenti i ceri della chiesetta che sorge tra i castagni, e portato di fronte all'aitar maggiore un lungo tavolo, è cominciato l'evento più lieto che il paese ricordi. L'insolita donazione di titoli azionari che è venuta a beneficare tutti gli abitanti senza distinzione di sesso, di età o di gruppo familiare, è il risultato della attuazione di una singolare volontà testamentaria espressa dal padre di Victor e Joseph (il primo morto, il secondo vivo) che ha voluto ricordarsi, e in certo modo sdebitarsi, verso il paese che lo aveva visto crescere. E' questi infatti Pietro Saturno, che intorno al 1880, poco prima che partisse per l'America, era conosciuto in paese come < U bordo ». Viveva nella famiglia Avanzi¬ no, oggi estinta, e di cui sono continuatori per linea femminile i Verelli. Come tanti giovani nati e cresciuti in quella plaga del Chiavarese, ancora oggi sottosviluppata, Pietro Saturno partì in gioventù per l'America e si stabilì a Reno, nel Ne- vada. Evidentemente dotato di ingegno e di fortuna, dopo pochi anni il suo salario giornaliero di un dollaro doveva essere sensibilmente aumentato se gli fu possibile acquistare un ranch. Fu allora che mandò a chiamare una ragazza di S. Marco d'Urri, che qui ricordano ancora con il soprannome di t A grisa ». Le notizie sono ormai annebbiate dal tempo trascorso. Soltanto due abitanti tra coloro che hanno ieri ereditato hanno un vago ricordo di Pietro: sono due robusti vegliardi ultraottantenni, eretti sulla persona e facili di parola, anche se, mancando da circa quarantanni dall'America del Nord; non sono più in grado di precisare date e dettagli. Stefano Capurro, nato nel 1871, ricorda che dall'unione di « U bordo » e di « A grisa » nacquero cinque figli, tre femmine e due maschi, uno dei quali entrò nella banca di Giannini. Seppe e ricorda che Pietro Saturno vendette poi il ranch -nel Nevada per comperare una pingue fattoria in California, dove le coltivazioni assomigliano di più a quelle di Liguria. Crede di ricordare, ma fórse confonde, che intorno al 1930 il Saturno mori in un incidente d'auto. Più probabilmente sliaglia il vecchietto, in quanto altri sostengono che il testatore sia morto, quasi nonagenario, solo l'anno scorso. C'è anche chi sostiene, ma potrebbe essere un vago confuso intrecciarsi di nomi e circostanze, che il Pietro Saturno abbia esercitato, lui già ricco e in certo qual modo « arrivato », il mestiere di prestatore di dollari ad alto tasso e che, per sdebitarsi dei tassi esosi introitati ed ammucchiati, abbia voluto renderli ai suoi conterranei dopo la morte, tanto il denaro nelV'altra vita nessuno gli aveva detto che poteva essergli utile. L'attesa per la singolare cerimonia ieri mattina a San Marco era intensa, anche perché questa gente solitaria, lavoratrice, risparmiatrice e un poco scontrosa, al solo sentire parlare di cifre con più zeri è rimasta un poco frastornata. I 28J, non avevano mai prima d'ora sentito parlare di « a«rioni», e così ieri mattina si sono accalcati intorno al lungo tavolo che don Raffaele aveva fatto preparare, con la legittima curiosità di sapere che cosa erano queste azioni e sbirciando le buste per vedere se da esse spuntava qualche foglio da diecimila. Ha spiegato tutto il parroco, che dell'eredità in paese è l'unico eschiso, perché il suo ministero a S. Marco d'Urri è cominciato dopo il 1° febbraio 1959. Saputo che prendevano della carta e non del contante, qualcuno ha arricciato il naso, qualche altro ha promesso che qualche cosa darà anche al parroco per il suo disturbo se denaro in contante gli arriverà, ma i più, in sostanza, sono rimasti soddisfatti non fosse altro per la garanzia di solvibilità che davano quelle persone ben vestite, sorridenti e affabili con tutti. Da queste parti non vale il proverbio « l'abito non fa il monaco »; questa gente conosce solo la fatica di mettere da parte qualche lira e solo ì sacrifici richiesti da questa terra arida e sa che per vestirsi ci vogliono quattrini. Avere visto il distinto dottot Gandini con i funzionari milanesi e genovesi 'Iella sua banca, aver visto dei fotografi venuti apposta anche dall'America e tanta gente nuova affluire al loro paesetto, li ha impressionati e convinti. Così i paesani di San Marco hanno accettato con fiducia e anche con riconoscenza i titoli azionari, cioè ta ricevuta dei titoli, perché le azioni le terrà in deposito la banca. Non tutti i 28.', però erano presenti. Il numero dei beneficiari, che al 1' febbraio 1959 era appunto di 284, si è ridotto di quattro, perché quattro vecchietti sono deceduti nel frattempo. Ognuno dei 280 ha dovuto apporre ben otto firme nei registri che il dott. Gandini teneva aperti sul lungo tavolo e chi non sapeva firmare veniva aiutato dai parenti o da don Raffaele. Per i più piccini firmava il papà. Il sindaco di Neirone, avv. Eraldo De Martino, vestito di scuro, con la fascia tricolore attorno alla vita, era allegrissimo Ha spiegato il perché « Perché adesso — ha detto — speriamo che la gente con un po' di soldi in casa sia portata a rimanere qui e non a tentare l'avventura in qualche grande città, dove non sempre c'è fortuna per tuffi». L'operazione della firma dei certificati azionari è durata fino a sera inoltrata. Carlo Massaro Ieri, nella chiesetta di San Marco d'Urri: gli abitanti del villaggio Armano I documenti di accettazione delle azioni della Banca d'America (Telefoto a «Stampa Sera»)