Oggi alle Assise di Cuneo i fratelli accusati di tre tenebrosi omicidi
Oggi alle Assise di Cuneo i fratelli accusati di tre tenebrosi omicidi Oggi alle Assise di Cuneo i fratelli accusati di tre tenebrosi omicidi Tutti si protestano innocenti, sostenendo di essere vittime di una serie di coincidenze - Due degli uccisi furono gettati in un canale a scopo di rapina - Un «foulard» di seta ed un cane fra gli indizi a sfavore degli imputati al nostro corrispondente Cuneo, lunedì mattina. Oggi dinanzi alla Corte di Assise, presieduta dal prof. Baretti (giudice a latere dott. Secco, P.G. dott. Spaziani) ha inizio il processo contro i fratelli Giuseppe, Giovanni e Domenico Michelis, rispettivamente di 34, 40 e 28 anni, l'ultimo dei quali abitante normalmente in Francia, a Grenoble, che sono difesi dagli avv. Andreis, Bourlot e Bertone. I tre fratelli sono accusati di aver perpetrato, oltre un grosso furto, tre omicidi. Tutti gli imputati sono perù sulla negativa e si dicono vittime d'una serie di fatali coincidenze. Il primo capo d'imputazione fa risalire a due dei tre fratelli, Giuseppe e Giovanni, la responsabilità di un furto, compiuto 12 anni or sono, di 700 mila lire ai danni di Giuseppe Bastorero. I due fratelli si sarebbero introdotti nella sua abitazione ed avrebbero diviso il provento del furto, facendosi costruire, alcuni mesi dopo, due camerette nelle adiacenze della casa paterna. Gli stessi fratelli sono accusa- iti d'aver compiuto il primo deiìtre omicidi in ordine, diytem-Jzio della moglie del Giuseppe Michelis, e poi lo avrebbero gettato in un canale che alimenta la centrale elettrica, approfittando dell'ora notturna e del luogo isolato. Sui due imputati pesano pravi indizi: un contadino della frazione San Liborio, Giovanni Dalmasso di 70 anni, ha riferito di avere visto in detta località il Giuseppe e il Giovanni, alle ore 2 della notte del 1 dicembre 1953, caricare su una motocicletta un corpo umano esanime e dirigersi poi alla volta di Venasca. Gli attuali imputati erano stati fermati nel corso delle prime indagini, ma erano poi stati rilasciati non essendo emerse prove sufficienti a loro carico. Il secondo omicidio, in ordine di tempo, risale alla notte fra il 13 e il 14 aprile 1958. Ne 6 accusato il solo Giuseppe Michelis, il quale, per impossessarsi di centomila lire, avrebbe gettato il montanaro Michele Arra nello stesso canale ove era stato annegato il no, ..lAifc >ia v.-vm ■pdicembre 1953, essi avrebbero aggredito proditoriamente il trentenne Giuseppe Badino, Bodino nel 1953. Il Giuseppe! Michelis ha sempre respintolpr.i. **-*»<r •>■£..! sor* l'Arra, Lucia, si è costituita Parte Civile col patrocinio dell'avv. Gaetano Toselli. Il crimine più efferato, l'ultimo in ordine di tempo, è quello dell'uccisione mediante strangolamento della vecchia montanara Lucia Boero, che sarebbe stata uccisa, la notte dal 13 al 14 aprile 1958, dai fratelli Giuseppe e Domenico Michelis. La vecchia era solita accusare in pubblico i fratelli Michelis dei precedenti delitti. Secondo la sentenza istruttoria-, Domenico Jlfic/ielis strozzò nella notte la povera montanara, dimenticando nella stalla un foulard di seta da poco acquistato in Francia e alcuni cerini che gli erano serviti per farsi luce. L'accusato sostiene però che il foulard fu da lui dimenticato in una trattoria ed il vero assassino se ne sarebbe impossessato, abbandonandolo poi sul luogo del delitto per riversare su di lui la colpa. Secondo il giudice istruttore i fatti possono però essere ricostruiti nel modo seguente. Domenico Michelis, dopo aver compiuto il delitto, si accorse di avere smarrito il foulard. Attese allora presso l'abitazione del fratello Giuseppe che un altro fratello, Emilio, che stava parlando con lui, si allontanasse, poi chiese aiuto al Giuseppe e con lui ritor7iò sul luogo del delitto alla borgata Bonino. I due entrarono nella camera della morta, accesero dei cerini, bruciarono della carta per far luce e cercarono affannosamente la sciarpa senza trovarla. L'assassino non ricordava di averla lasciata nella stalla, dove venne poi ritrovata da Antonio Boero, fra tello della vecchia strozzata. Un altro indizio viene posto a carico di Giuseppe Michelis. Il giorno seguente il delitto, essendo stato arrestato col fratello Domenico, il suo cane che mai era stato visto alla borgata Bonino, fu trovato da cerio Aldo Vittorio Boero, che si era recato nel pomeriggio del 14 aprile 1958 a prelevare del fieno, accucciato nel fieni le della morta. *E' noto l'istin to degli animali — afferma la sentenza istruttoria. — Il padrone del cane era stato arrestato. Dove cercarlo se non nel luogo dove, per ultimo, lo aveva seguitot >. g. m. do gli amici a proseguire: se si ' ,»•: . J0m*. «» l'è raggiunti in seguito. Così è stato; ma, mentre percorreva da solo il sentiero alpestre, giunto in località Orlo del Pastore, è stramazzato al suolo fulminato da un collasso cardiaco. Qui è stato rinvenuto ieri da alcuni valligiani che hanno dato l'allarme. Il medico ha fatto risalire il decesso a sabato pomeriggio.
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