S'è tentato un equilibrio di forze con una vastissima rassegna artistica di Marziano Bernardi

S'è tentato un equilibrio di forze con una vastissima rassegna artistica APERTA LA QUADRIENNALE DI ROMA S'è tentato un equilibrio di forze con una vastissima rassegna artistica Difficile sintetizzare ora, in un discorso critico, una mostra che è lo specchio di una situazione di disordine estetico, tra astrattisti e figurativi, che dovrà pur risolversi, prima o poi, in nuove immagini • Duemila opere, in 93 sale; la giuria ha dovuto esaminare 2839 dipinti, 466 sculture, 335 incisioni e disegni - La. "retrospettiva,, in tono minore di Spazzapan e il gruppo piemontese (Dal nostro inviato speciale) Roma, 28 dicembre. La Quadriennale nazionale d'arte di Roma riunisce, in 93 sale, pressoché duemila opere di milleduecento espositori fra invitati e ammessi dalla giuria; la quale, composta da Casorati, Fazzini, Guttuso, Messina, Purificato, ha dovuto esaminare Z8S9 dipinti, 466 sculture, SSS incisioni e disegni per accettarne in totale soltanto Siti. Cifre che riferiamo a edificazione del lettore e che danno le vertigini se le si pensa relative ad una creazione che vorrebbe essere d'arte e non di basso artigianato; cifre ad ogni modo che dimostrano l'assurdo, colpevolmente favorito dai mille organizzatori quotidiani di mostre che pullulano in Italia, di una superproduzione sedicente artistica, inutile e sciocca, dannosa al gusto, pericolosamente illusoria per uno sterminato numero di spostati e di falliti, che bisogna poi mantenere con sovvenzioni, premi, aiuti d'ogni genere. idnncvsJ La Quadriennale è stata inaugurata dal Presidente della Repubblica ieri, domenica, e la « vernice », sui generis, si è avuta invece soltanto stamani: e s'intende che non se ne può trarre cht ttna generica impressione della mostra. E' un uso nuovo f Se mai, non è un bell'uso. Ciò detto, vediamo brevemente come si presenta questa Vili Quadriennale che dovrebbe presentare il quadro delle migliori forze artistiche italiane. Si sa da quali clamori, da quali verbali furori essa è stata preceduta JLa gran battaglia, l'asperrima guerra fra il figurativo e l'astratto parve cercare il campo del suo esito in via Nazionale. Ma i contendenti, almeno nell'ordinamento della mostra, sono stati prudentemente separati. Al pianterreno, fino a circa la sala SO, tutti figurativi o quasi: in seguito, con varie ibride interferenze, gli astrattisti o press'n poco. Lo ha chiarito anche Antonio Baldini, presidente della Quadriennale, nel discorso a Giovanni Gronchi: « Il criterio che ha ordinato le opere in due ampi settori,, uno della "figuratività " e uno della " non figuratività ", risponde all'esigenza di rendere meno ardua la lettura di un documento come la Quadriennale. Il panorama dell'arte contemporanea ò straordinariamente ricco e vivace. I diversi concetti del bello, i diversi orientamenti del gusto comportano una pluralità di intenzioni, di cui non esiste esempio nel passato > E' un poco una sentenza da Pilato, da accontentare tutti, meno l'imputato, cioè l'arte'. Ma il vero veleno la Quadriennale l'ha nella coda, e'non sappiamo a quale degli organizzatori sia balenata la diabolica incendiaria idea dell'omaggio alla « Giovane Scuola romana dal 1930 al 1945 », presentata sul catalogo da Giorgio Castelfranco, il quale invita l'uomo colto a « non dimenticai troppo presto ». E infatti non dimentichiamo Mirko quando modellava come un Arturo Martini leggermente più. timido, Capogrossi quando invece di forchette dipingeva correttissimi ritratti, Fausto Pirandello quando, malgrado l'accentuazione- delle tonalità giallastre, apriva con lo spettatore dei limpidi cordiali colloqui, Cagli quando nella immensa Battaglia del 1936, anticipando in un certo senso il piglio popolaresco, quasi da Image d'Epinal, del Guttuso della gesta garibaldina, certamente ripensava fin nel diségno dello scorcio dei cavalli, a Paolo Uccello; non dimentichiamo (udite! udite!) Afro Basaldella quando ci dava delle eccellenti figure femminili, né Toti Scialoja quando in un Paesaggio di Roma sicuramente rimeditava Pissarro, né Mafai, recentissimo, r.ecluta dell'Astrattismo, quando poneva i caldi e intensi toni dei suoi rossi e dei suoi turchini a servizio d'una rappresentazione ragionevole. Fino al '45 così dipingevano e scolpivano, raffigurando, uomo e natura, artisti che adesso nelle altre sale si arrampicano sui vetri di una pseudo - interpretazione scientifica della, vita attraverso la fantasia poetica. Ma che volete, nel '45 scoppiò la bomba atomica, c pittori e scultori, rubando il mestiere ai Fermi, ai Von Braun, ai Pontecorvo, sì ritennero i più autorizzati depositari delle scoperte nucleari ed astronautiche; e così Agenore Fabbri concepisce l'Uomo di domani — che naturalmente deve essere un < uomo spaziale » — come una congerie di rubinecti e chiavette, perché, scrive Franco Russoli nel commen- a to del catalogo, egli ha inteso < la relazione tra linguaggio e momento storico ». E questi, ahinoi, sono dei « figurativi », in quanto l'oggetto è ancor misurabile sul metro d'una realtà umana e naturale. Ma la sterminata falange dei < non figurativiyt L'interrogazione imporrebbe di ricominciare l'eterna noiosa polemica che ha ormai logorato la critica col sofisma di una assurda equivalenza dei due opposti modi espressivi, anzi, delle due inconciliabili concezioni del rapporto fra la vita e l'arte. E poiché, ripetiamo, è assolutamente impossibile sintetizzare in una valutazione critica una mostra che, nel suo gonfiore elefantiaco, è lo spietato specchio (ed in ciò consiste forse la sua costosa giustificazione) d'una situazione di disordine estetico che — pena l'inaridimento di ogni vena poetica non viziata dall'una o dall'altra accademia, quella della tradizione e quella dell'avanguardia — dovrà pur risolversi in nuove immagini, tanto vale limitarsi a qualche accenno cronistico. Diremo allora che una delle soste più riposanti e confortanti la si fa nella saletta dedicata a Raffaele De Grada, morto due anni fa, pittore sereno e spiritualmente sano che, osserva Leonardo Borgese, ben conobbe i problemi pittorici, ma non si piegò mai a servirli in quanto astratti concetti, e li risolse invece in buona, equilibrata pittura. Benché da lui stilisticamente tanto diversi, stanno sulla stessa sua linea morale (e quindi artistica) tanto un Semeghini quanto un Bernasconi, tanto un Carlo Corsi, un Funi, un Carlo Levi, un Ciardo, un Virgilio Guzzi, un Romagnoli, un Donghi, un Commetti, sparito -da vent'anni, quanto, fra gli scultpri, un Broggini, un Messina (vedere per questo artista la splendida monogra- ■ fia adesso dedicatagli dalla j < Silvana Editoriale d'Arte %), ' un Crocetta .-Un Griselli, qui : commemorato nell'annuale della morte. Cosi rara si fa la coerenza \ artistica, che la si ammira con qualsiasi linguaggio si manifesti: in Scissa come in Licini, in Bafiotini come in Vespignani, in Morlotti come nello scultore Mazzullo, in Migneco come in Campigli, in Gentilini come in Omiccioli, in Cantatore come in Brancaccio o Mattioli, in Cherchi come- vi Breddo, Miele Notte, in Giorgio Dario Paolucci come in Salietti, Treccani, Romiti, Clerici, Stradone, Tamburi, Bueno, Dova, Vellani Marchi, Lillont, di qua e di là della barricata. Aggiungeremo che certe < retrospettive » paiono fatte apposta per chiarir dei valori autentici o presunti. Quella di Giacomo Balla, per esempio, che tanta parte ebbe nel movimento futurista, lo pone sul suo giusto livello di mediocre pittore. E per stare tra valori veri, ci si domanda se sia stato reso buon servizio alla memoria di Spazzapan con questa sala in tono minore. La sua citazione ci porta all'ambiente torinese e piemontese, rappresentato senza avarizia di inviti, accettazioni e spazio. Alcune presenze son da segnalare, includendo fra i piemontesi il sempre vegeto Carrà, il romanizzato Levi, l'umbratile Filippo Tallone, Sobrero. Ecco Tarantino, Daphne e Francesco Casorati, Italo Cremona, Gariazzo, Tabusso, So/flautino, Garelli. Garino, h'ra/aco Francese, Davico, Giuseppe Ajmone, Mario Lattes, la Levi Montatemi, Ruggeri, Paulucci sempre più acceso di colore, sempre più astratteggiante. Scroppo, Bionda, Ferrabini, Levrero, Colombano aprMmpmsgdvsgndcnM«tisdnsni Rosso, Fico, Valinotti, Terzolo, Adriano, Alloati, Carmassi, Corbelli, Martina, che si presenta in forma eccellente, la Casoni, la Vagliasindi Biondi, Gandini, Martinotti, la Platone, Balzardi Mus, Carletti. Calandri. Giansone Se torinesi e piemontesi sono stati maltrattati negli inulti alla prossima Biennale, qui a Roma si son presi una rivincita. Marziano Bernardi

Luoghi citati: Italia, Messina, Roma