Troppi pregiudizi nel Nord sulla «miseria» meridionale

Troppi pregiudizi nel Nord sulla «miseria» meridionale Un problema che interessa tutti gli italiani Troppi pregiudizi nel Nord sulla «miseria» meridionale Per ragioni storiche e geografiche l'intera struttura economico-produttiva è arretrata, ma non è vero che l'aumento della popolazione sia troppo elevato - L'emigrazione dal Sud è utile per il Settentrione, ma è necessario regolarla Un articolo, pubblicato settimane or sono su questo giornale ed intitolato « L'ascesa del Sud », ha suscitato parecchi commenti dei lettori; in genere, essi erano favorevoli alla tesi sostenuta da chi scrive, ma non pochi ricadevano nei soliti luoghi comuni: l'alta e colpevole fecondità meridionale, l'immigrazione di gente che viene a mendicare, a delinquere, a cercar lavoro facile nelle città del Nord, ecc., ecc.. E' innegabile che in ciò vi sia del vero, almeno in parte; ma lo è proprio per la semplice ragione che i settentrionali non muovono un dito per provocare l'abolizione delle vigenti leggi fasciste sulle migrazioni interne. Ad esse è, per larga parte, attribuibile lo stato di disagio in cui noi, autoctoni del Nord, ci troviamo di fronte al turbolento fiume di espcri umani senza lavoro e spesso affamati, che vengono a cercar cibo alle sorgenti stesse della ricchezza del Paese. Se potesse essere diffuso e letto da tecnici e non tecnici uno stupendo libro (Problemi demografici e questione meridionale, Edizioni scientifiche italiane, Napoli 1959) scritto da un gruppo di persone (Beguinot, Galasso, Petriccione, Turco) che fanno capo a Francesco Compagna, forse parecchie idee correnti, pure tra la gente colta, nei riguardi del problema meridionale cambierebbero mol to. Si tratta di una organi' ca raccolta di lavori, portati a termine anche con l'aiuto finanziario della Ford Foun dation, i quali fanno onore alla tradizione degli scrittori di meridionalistica, da Giustino Fortunato in poi e si collocano in un po> sto di assoluta preminenza scientifica, non solo tra le molte e spesso non felici opere del presente, ma tra le stesse più illustri trattazioni ed indagini del passato. A cominciare dallo stile bellissimo e quasi letterario — rimasto retaggio di alcuni meridionali, dei toscani e di poche altre persone in Italia — si possono rilevare soltanto grandi meriti in un'opera nella quale si trova una impostazione di ricerca di quadratura anglo-sassone, una obbiettività che dimostra l'indipendenza degli autori da tutti e da tutto, una serenità tanto più pregevole in chi — meridionale — soffre la tragedia della propria terra, una preparazione demografica ed economica non comune in persone che non abbiano speso lunghissimi anni in questi specifici campi. Si diceva che se venisse letto e diffuso questo libro — avvincente per il tecnico, ma, comunque, interessante anche per un qualsiasi lettore — molte opinioni sul problema meridionale cambierebbero, perché infiniti suoi aspetti non solo risultano ignoti ai settentrionali, ma essi ii ritengono esattamente vi ^osti a quel che, in realtà, sono. Sarebbe lecito domandarsi se, un secolo fa, il Nord abbia fatto un buon affare o no a riunirsi al Sud per formare un tutto unico, anche dal punto di vista economico. Ma qualsiasi risposta possa essere data ad un quesito del genere, resta il fatto che la storia non può camminare a ritroso e che se l'Italia, da quasi cento anni, è Italia, gli italiani del Nord devono prendere atto del diritto di vivere, almeno decentemente, che hanno i loro concittadini italiani del Sud. Ad essi si fa colpa di una eccessiva fe condita, che viene giudicata come la causa causarum della loro situazione di disagio. Ora l'aumento naturale della popolazione meridionale corrisponde circa a quello degli Stati Uniti d'America o dell'Olanda ed è presumibilmente il più adatto alle esigenze di una moderna civiltà industriale ; tanto è vero che, in quelle parti dell'Italia settentrionale nelle quali tale civiltà esiste a l'economia è in fase di sviluppo, occorre una continua corrente di immigrazione per compensare le deficienze mostrate dall'aumento naturale. Se si aggiunge che la natalità meridionale continua costantemente a decrescere, che la mortalità è, ormai, ferma e che il prevedibile sviluppo futuro della popò lazione del Sud è classificabile tra quelli che i demo gmf. indicano come medi sì può concludere che la tragedia del Meridione non è islatadpnupsipml'tedseutrnsendepmtorindlezcddtssddalazrggnvmnctmgNdcsSebsmvgcmspcTdgppiEmdmsmirlPsgnmtncIpdddsgdcSasagfiGs è prodotta dagli eccessivi istinti di propagazione della specie insiti nei suoi abitanti, ma dalla incapacità della struttura economicoproduttiva di assorbire le nuove leve di lavoro, che una zona industrialmente progredita potrebbe benissimo assorbire. Questa incapacità della struttura economico-produttiva deriva dall'immobilismo, dall'arretratezza, dall'isolamento, dalla depressione, per secoli e secoli ; dagli insediamenti umani dislocati in sedi contrarie ad ogni esigenza economica ed urbanistica, da secoli e secoli di malaria nelle pianure e nelle valli, di insicurezza, di brigantagio; da secoli e secoli di economia feudale, di compressione dei consumi, di miseria, di stenti. E di tutto ciò non hanno colpa i meridionali di oggi, che cercano di sopravvivere o anzi di vivere come esseri umani. Ed ammesso che ciò sia lecito, come lo è in una nazione civilizzata, quando si constati che tra le risorse del Meridione e la somma dei bisogni dei suoi abitatori vi fu, vi è e vi sarà una situazione patologicamente squilibrata, si deve concludere che le soluzioni sono due: o rendere possibile un assorbimento delle leve di lavoro con una industrializzazione in loco o favorire e regolare una notevole emigrazione. Oppure — e meglio — attuare contemporaneamente ambedue le provvidenze citate. Non sarebbe difficile dimostrare come l'emigrazione dal Sud giovi economicamente al Nord; per contro non sarebbe difficile dimostrare che molti delitti gravi nelle metropoli del Nord sono dovuti a meridionali, che molti degli accattoni, dei poveri, dei miserabili arrivano dal Sud. Se si vuole il vantaggio, eliminando lo svantaggio, bisogna abolire le leggi fasciste che proibiscono l'ini' migrazione regolare, mentre viene tollerata quella irregolare, incontrollata e incontrollabile, che porta su miserabili e delinquenti che si nascondono nelle città, pochi fra molti onesti in cerca di un decoroso lavoro. Tra ricchezza e demografia del Nord e miseria e demografia del Sud esiste complementarità, sol che si sap pia attuarla. E chi vuol beniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiriiiiiiiiiiiiiiiniiiiii capire questi problemi, non spiegabili in un articolo di giornale, legga il libro pregevolissimo di Francesco Compagna e dei suoi amici. Diego de Castro

Persone citate: Diego De Castro, Francesco Compagna, Galasso, Giustino Fortunato, Petriccione, Turco

Luoghi citati: Italia, Napoli, Olanda, Stati Uniti D'america