Colloquio con l'agronomo-capo di Kruscev l'uomo che guida la "battaglia del granturco" di Alberto Ronchey

Colloquio con l'agronomo-capo di Kruscev l'uomo che guida la "battaglia del granturco" CHI SONO E COSA PENSANO I DIRIGENTI IGNOTI DELLA RUSSIA Colloquio con l'agronomo-capo di Kruscev l'uomo che guida la "battaglia del granturco" Dipende in larga parte da Alessandro Lissenkov se i sovietici avranno un giorno tanta carne e tanto latte quanto gli americani - Ha cinquantaquattro anni, si è sempre occupato di agricoltura, lavora tutto il giorno, le statistiche produttive sono la sua unica passione La rivoluzione? Le deportazioni? «Non ricordo» - Sua moglie ha voluto la tv, a lui non .interessa; le riviste tecniche sono l'unico suo libro da capezzale - Tutto è efficiente nel suo Ministero: anche l'ascensore che bisogna prendere al volo, perché non si ferma mai (Dal nostro corrispondente) Mosca, dicembre. Alexander Petrovic Lissenkov è un funzionario ministeriale di grado elevato. Più precisamente, è un agronomo capo e dunque un personaggio in grazia di Nikita Kruscev, che dedica un rispetto sconfinato agli esperti agricoli. Ma non basta: è uno specialista di colture cerealicole, in partico¬ lare di granoturco (kukuruzaj, e tutti sanno che questa pianta è la grande passione di Kruscev e dei pianificatori sovietici, perché dal suo sviluppo nelle terre vergini dipendono molte cose. Ne dipende soprattutto l'accrescimento del bestiame e l'adempimento della promessa fatta da Kruscev ai sovietici: raggiungere in pochi anni la produzione « pro- capite » degli Stati Uniti per la carne, il lotte e il burro. Non avevamo mai conosciuto da vicino un alto funzionario sovietico, della categoria-da cui dipendono decisioni amministrative che verranno poi applicate nell'Altai o in Carelia, in Caimucchio o nella Kamciatkn. Ci ha dato appuntamento di buon mattino al Minisiero dell'Agricoltura. Sadovaja Spasskaja II, terzo piano, ufficio 381. Giungere al terzo piano è una piccola avventura. Bisogna saper salire su un ascensore privo di sportelli, che non si ferma mai. Proprio così, è il moto perpetuo. Va dal primo i all'ultimo piano, torna e sale di nuovo ininterrottamente per l'intera giornata, sema fermate. Quando si vuol salire, bisogna precipitarsi dentro al momento giusto. Tempismo e spirito risoluto sono indispensabili per non dar del capo o per non cadere in maio modo. Doti ancor più spiccate sono necessarie per uscirne. Il sistema è stato escogitato da qualche riformatore, convinto fino all'inverosimile dai discorsi ohe si fanno sull'esigenza del pieno rendimento di ogni mezzo meccanico costruito per alleviare la fatica dei sovietici. Ma devono fare attenzione che non lo veda mai Chaplin: ne ricaverebbe sequenze cinematografiche degne di storia. L'ufficio 381 è dotato di molte sedie e di un gran tavolo coperto da un panno verde, su cui poggia la solita caraffa d'acqua con qualche bicchiere. Lissenkov è lì, che ci aspetta. Non ha in comune con Kruscev solo il comunismo e la kukuruza: gli somiglia. E' soltanto un poco più magro e più giovane. Bidè allo stesso modo e la sua voce ha lo stesso timbro. Ci presentiamo e cominciamo a proporgli le prime, domande. Un suo lungimirante collega prende appunti, per documentare poi come andò , Za conversazione. Lissenkov crede che noi vogliamo interrogarlo soltanto sull'agricoltura. Si tratta di un equivoco, oppure egli è uno di quegli esperti che amano a tal punto la loro specializzazione da guardare con pena chi li invita a parlare di altre cose. Non osiamo confessargli che, in verità, noi vorremmo sapere come vive un funzionario sovietico par suo e come reagisce alle domande che gli si propongono su argomenti non ufficiali. Per introdurre la conversazione, lo interroghiamo, naturalmente, sulla kukuruza ed egli risponde a lungo e meticolosamente. Mentre apprendiamo che quest'anno SSA milioni di ettari sono stati coltivati a granturco e che, come, foraggio, vien riservato al bestiame anche il verde della pianta, osserviamo che Lissenkov è un uomo severo, noncurante degli abiti che indossa. Forse non sa nemmeno di portare una camicia a larghe fasce blu e bianche, Apprendiamo poi che la' produzione granaria del Kasakslan ha superato quella dell'Ucraina. La geografia economica dell'Unione Sovietica sta cambiando faccia Ma è vero, domandiamo, che una parte notevole del raccolto va perduta, come hanno riferito alcuni senatori americani che visitarono il paese f Ci spiega il € metodo selettivo » e la teoria dell'essiccazione del raccolto sui campi aperti in cui il grano è stato tagliato. Ma se piovet Ci risponde che, se piove, il grano si bagna, ma poi si asciuga. E se piove a lungo t Allora, veramente, qualche rischio c'è di perdere una parte del raccolto, ma complessivamente il si¬ stema rende. Si diffonde sui j dettagli Così come Lissenkov è sicuro ed eloquente quando si attiene alla sua materia, dai quieti e sicuri confini, è incerto e diffidente quando gli poniamo domande su argomenti diversi. Usuo collega, intanto, ha già coperto due p'agine di appunti. Veniamo a sapere, spendendo tesori di bonomia e duttilità, che è nato nel 1906, da genitori contadini, nella regione di Pensa, vicino al Volga. All'epoca della rivoluzione aveva 11 anni e non ne ricorda nulla. Nel periodo della NEP (Nuova Politica Economica) e cioè del ritorno provvisorio alla economia di mercato deciso spregiudicatamente da Lenin per far fronte alle difficoltà del momento, Lissenkov frequentava l'accademia agricola di Mosca. Ricorda ancora i manifesti di Majakovshij, che oltre a scrivere poemi e commedie lavorava come illustratore presso l'Ente pubblicitario del. Commercio statale, in concorrenza con il mercato libero. Erano disegni magnifici, con parole di fuoco contro i mercanti privati, « ladri e imbroglioni », per convincere la gente ad avvicinarsi spontaneamente ai prodotti di Stato. All'epoca della lotta contro i kulaki Ci contadini ricchi) aveva da poco intrapreso la sua professione di agronomo nella pubblica amministrazione. Visse in < periferia », come si dice qui, vale a dire in lontane province. Vide le deportazioni collettive dei kulaki, che non volevano rassegnarsi alla espropriazione. Ricorda ' un episodio, una storia vista di quel terremoto t . Dice che non ricorda nulla, oppure preferisce che andiamo a documentarci e ad ispirarci sui testi ufficiar li. Se poi vogliamo proprio un racconto scritto bene, aggiunge, allora c'è un romanzo di Sciolokov, La terra dissodata, che parla di J queste cose e fa al caso nòstro. Peccato che un uomo come Lissenkov, che conosce lo Stato sovietico, le campagne, la mentalità dei contadini e che ha visto molte cose, non possa raccontare una storia di prima mano. Quanto al romanzo di Sciolokov, è stato già tradotto ■in Italia da parecchi anni. Lissenkov è. un uomo arrivato, di quelli che trascorrono le vacanze in Crimea o in Georgia. Abita in un. quartiere nuovo a nord-ovest della città, in via Begovaia, verso la strada di Leningrado. Vivono con lui la moglie e una figlia, che è iscritta all'Università, dove si dedica agli studi storici. Tutti e ire occupano un appartamento' di due camere e cucina. Superficie utile: 38 metri quadrati. La moglie ha voluto il televisore. Lui ne farebbe anche a meno. Non c'è nulla, al mondo, che gli piaccia più delle sue pratiche di ufficio, del mais e del grano tenero. « Possiamo domandarle quanto guadagna al meset ». « Non ho segreti: 3200 rubli. Per me sono anche troppi ». «Fa economiet>. <No, ma se volessi potrei ». «Ha una dacia? ». « No. Ma se voglio posso utilizzare a turno con i miei colleghi una dacia minfsteriaZe. Da noi, una macchina serve molte persone. Non la sprechiamo, come gli americani ». Si guarda intorno con soddisfazione. « Ha un'idea dell'America f ». <Non ci sono mai stato e non ho impressioni personali. Ma credo che sia giusto quel che dice Nikiia Kruscev ». « E dell'Europa, che idea si è fattati. €Non capisco di quale Europa mi stia parlando, Posso dire che ci sono due Europe. Una è socialista e l'altra è capitalista. Questa è la mia idea ». < E' iscritto al partito comunista t ». «Si. Sono membro del Comitato ministeriale del partito ». « Come immagina che sarà l'Unione Sovietica fra venti anni? ». < Avremo superato la produzione americana ». « Quali sono i problemi più urgenti del paese t>. « Produrre 11 miliardi di pud di grano e allevare più bestiame>. tNon è un problema urgente anche la meccanizzazione dell'agricoltura? ». « Anche. Ma abbiamo già 1 milione e 700 mila trattori, 700 mila mezzi di trasporto e 500 mila macchine combinate ( mietitrebbiatrici) ». Osserviamo che l'agricoltura americana ha 9 milioni di macchine a motore e che occupa circa 7 milioni di lavoratori producendo ancora, a prezzi minori, parecchio di più dell'agricoltura sovietica, che occupa circa 40 milioni di lavoratori. Ci risponde che egli ha letto, a questo proposito, le considerazioni di Garst, il coltivatore dello Iowa amico di Kruscev. E' religioso f <Non penso nemmeno a queste cose. Da ragazzo ebbi qualche contatto con la Chiesa, ma poi me ne allontanai. E' un naturale processo logico. Oggi i nostri figli non sono interessati al problema nemmeno da ragazzi. Sulle usanze religiose apprendono qualche cosa soltanto dalla letteratura classica russa ». Lissenkov non ha l'aria di curarsi minimamente di poesia o di storia o di altre ricreazioni dello spirito. Legge riviste tecniche, trattati e rapporti. Questi sono i suoi libri da capezzale. Non ha orari: lavora sempre. Ci parla dei migliori kolcos che conosce: uno dell'Aitai, uno di Stravopol, uno della Repubblica dei Ciuvasci e uno delia Regione di Mosca. Spiega che i pregiudizi contro le nuove tecniche sono pressoché scomparsi fra i contadini sovietici.- Soltanto in certi casi riaffiorano ancora difficoltà di questo genere: « Ma per la kukuruza, ecco un buon esempio, è da cinque anni che lavoriamo sul serio e la gente ha imparato quel che doveva >. Anche Lissenkov appartiene a quella schiera di russi per i quali tutta la letteratura e tutta la storia della Russia antica e moderna si riassumono in quel che disse Stalin, all'epoca del primo piano quinquennale: (Ridurre il ritmo del lavoro significa trovarsi in ritardo, « i ritardatari sono battuti. Ma noi non vogliamo essere battuti No, non lo vogliamo! ' Una caratteristica della storia della vecchia Russia furono le continue sconfitte, che essa subì a causa della sua arretratezza. La batterono i khan mongoli. La batterono i bey turchi. La batterono i feudatari svedesi. La batterono i signori polaccolituani. La batterono i capitalisti inglesi e francesi. La batterono i baroni giapponesi. La batterono tutti, a causa della sua arretratezza. A causa dell'arretratezza militare, dell'arretratezza culturale, dell'arretratezza industriale, dell'arretratezza agricola... Dobbiamo colmare il ritardo che ci separa dai paesi avanzati del capitalismo ». Da trenfanni, e forse piti, una larga schiera di russi non pensa che a questo, solo a questo; con ostinazione, con rabbia e con un cumulo di' risentimenti, più diffusi nei vecchi, meno nei giovani, che solo il tempo o il successo potrà placare. Alberto Ronchey