Destino di una maestra elementare di Alberto Ronchey

Destino di una maestra elementare —= LA RUSSIA RACCONTATA DAI RUSSI =— Destino di una maestra elementare Nutrita di ottimismo materialista, dogmaticamente sicura della scienza, la giovane insegnante "apprezza ogni giorno il piacere di guidare la naturale evoluzione della specie,, Linguaggio controllatissimo e convenzionale - Non pensa al risparmio: "Ho braccia, gambe, e sono capace di guadagnarmi il pane,, - Curiosità e impressioni degli scolari Sono in corrispondenza con i coetanei cinesi e vietnamesi e vogliono leggere scritti tecnici sulla luna e sui razzi senza capirne nulla - Hanno visto il film di Kruscev in America e si sono stupiti che gli americani lo abbiano ricevuto "come se fosse lo zio,, » Componimento di stagione: anche l'autunno "lavora,, a rivestire gli alberi di foglie rosse e gialle (Dal nostro corrispondente) Mosca, dicembre. .Faina Mihailovna è maestra elementare. Nacque nel 'ST e insegna già da 11 anni nella scuola numero 607, distretto Jerjinskj. € Se lei sapesse — dice — guanto stupore nei ragazzi dopo aver visto il film sul viaggio di Kruscev in America. Pensavano che gli americani volessero la guerra. In che modo si spiega, hanno domandato, che Nikita Serghievic è stato ricevuto come se fosse lo zio? Li ha impressionati soprattutto quell'operaio portuale di S. Francisco, che ha regalato a Kruscev il suo berretto. Alcuni ragazzi dicono che gli americani vivono meglio di noi. Ma io — si affretta ad aggiungere,— rispondo che gli americani non hanno subito mai i disastri della guerra e che se noi non avessimo patito tanto, certamente vivremmo meglio di loro (la maestra, si sa, rappresenta in classe lo Stato e il governo)... « I miei ragazzi sono molto curiosi per le cose straniere. Quando nella nostra scuola vengono visitatori di altri paesi, sono pieni di domande. Tempo fa venne un prete dalla Columbia. 1 ragazzi non avevano mai visto un prete, nemmeno russo. Gli domandarono tante cose e quanti figli avesse. Si sono stupiti assai nell'apprendere che possono esistere persone alle quali non è riconosciuto il diritto di aver figli. Ma il prete non se l'è presa a male. Li ha riempiti di regali. I miei ragazzi sono mol¬ ■■iiiiiiiiifiiiiiiiiiiitiitiiiiiiitiiiiiiiiiiif iiiiiiif (■i to curiosi. Sono in corrispondenza con gli scolari cinesi e vietnamesi e vogliono leggere anche le cose ohe non capiscono. Per esempio, vanno a leggere le riviste tecniche per spiegarsi come' volano i nostri razzi sulla luna. Non ne vengono a capo in nessun modo, ma loro, testardi, continuano ». Faina Mihailovna non è sposata — sono molte in Russia le ragazze non sposate — ed è tutta dedita alla sciiola, con fede illuministica. Insegna nelle prime quattro classi (elementari) e la sera studia per essere abilitata all'insegnamento nei corsi superiori della stessa scuola (dalla quinta all'undiceshna classe). Agli scolari dei primi corsi vengono impartite ognigiorno quattro ore di lezioni, compreso l'insegnamento del lavoro manuale (cucito per le bambine, legno e metallo per i ragazzi). Gli studenti dei corsi superiori, invece, devono frequentare sei ore quotidiane di lezioni. I giovani della nona classe, un giorno alla settimana, lavorano in^ fabbrica; quelli delle classi decima e undicesima — secondo la nuova drastica riforma — studiano e lavorano a giorni alterni. L'istruzione professionale si svolge in alcune industrie meccaniche e in una raffineria di petrolio, che si trovano nello stesso distretto della scuola. Faina Mihailovna abita a due passi da qui, in una costruzione della via Stretinka. Vive sola in una camera di 18 metri quadrati. Ha diritto, in comune con iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiriiiiititiiiiiiiiiiiiiiiif altri cinque inquilini, all'uso di una cucina di £6 metri quadrati. Si sente, dunque, privilegiata. Guadagna 1100 rubli al mese. . La sua vita è semplice. Veste modestamente e frequenta il cinema del quartiere due o tre volte al mese, con le amiche. Qualche volta va a teatro. Di recente, per esempio, ha visto Uno sguardo dal ponte, di Arthur Miller. Raramente affronta le sale di concerto. L'ultima volta fu l'estate scorsa ad Hosta, nel Caucaso, dov'era in vacanza premio (una fortuna che non tocca a molti). Ascoltò l'orchestra sinfonica di Mravinsky. Legge molto, ma è di gusti semplici. Preferisce Alessio Tolstoi a Leone. Fra gli scrittori stranieri preferisce Erik Marie Remarque: Tempo di vivere e tempo di morire. Risparmiat « E' troppo presto — mi dice — per queste cose. Ho braccia, gambe e sono capace di guadagnarmi il pane. Finché lavoro non ho bisogno di risparmi. Quando sarò vecchia avrò la pensione ». Si guarda intorno come per cercare approvazione: ha parlato davanti ad un nutrito uditorio di colleghe. Le domando se la pensione sarà sufficiente. « Se dovessi raggiungere i limiti di età con lo stipendio di oggi, che è di 1100 rubli — risponde — avrei 800 rubli di pensione ». Non sarebbe molto per vivere sola. Viene da Odessa (Mosca ospita popoli di immigrati, come Roma). La madre era iiiiiiiititiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiititf iiiiiiimiiiiiiiiin ragioniere capo in un'amministrazione statale e morì nel 'SS. Il padre era presidente di un «artiel» di trasporti e nel '34 si formò un'altra famiglia; oggi è pensionato. 1 La ragazza ha trascorso a Odessa la sua prima infanzia. Ci domanda se abbiamo mai visto la sua città. Solo al cinema. Per esemplo nèH/Incrociato're Potìomkin, le sequenze della scalinata dai leoni di pietra, con la carica dei soldati, le baionette in canna... « £fe sapesse — dice — quante volte ho giocato su quei gradini. Li ho contati, saf Sono duecento ». E oggi, è contenta della sua vitaT «Nell'infanzia — spiega con autorità, come se fosse sulla cattedra — esiste la felicità infantile. Più tardi, nasce un altro tipo di felicità, meno allegra ma più consapevole*. E' religiosa? « No. Noi sovietici non abbiamo bisogno della religione. Cosi almeno la penso io, secondo l'educazione che ho ricevuta ». E' comunista in modo elementare. Nel fondo, come sarà chiaro poi visitando la scuola, esprime una mentalità vagamente umanitaria, nutrita di ottimismo naturalistico e di dommatica e candida fede nella scienza. Il linguaggio di Faina Mihailovna, quando parla degli scolari, è assorbito e distratto da queste concezioni. La scuola ci appare allora come un gran laboratorio sperimentale di scienze naturali. Ecco i corridoi, con le verdi piante in fila: rose, fagioli, palme, gerani, limoni. Ogni pianta è affidata alle cure di uno scolaro e tutti insieme, scolari e piante, sono affidati alle cure della maestra. C'è il getto di fagiolo appena nato dal seme nascosto nel cotone bagnato e c'è la piccola Moscia, della prima elementare, tutta infagottata nei suoi panni imbottiti d'ovatta, come si usa qui, che la maestra coltiva con altri accorgimenti botanici, per cavarne un personaggio-fagiolo, una cittadina sovietica utile al meccanismo della società. C'è lo studio, il lavoro manuale, la mensa di mezzogiorno (anche per la maestra), il gabinetto di chimica e Porto, meraviglia della natura, la vita modèsta e collettiva. E' il falansterio ■ di Fourier. Faina Mihailovna è un carattere nato per queste cose. Le domandiamo se ricorda un'emozione profonda della sua infanzia. « Ricordo la prima apparizione della radio in casa nostra. Avevo forse tre o quattro anni. La voce ohe veniva dalla scatola... Ero molto curiosa verso queste novità del progresso. Mi piaceva anche la macchina per cucire, ma finì male, perché l'ago mi ferì un dito... Ricordo anche la insicurezza e la paura che provai quando mio padre abbandonò la famiglia. Avevo sette anni... ». / A quattordici anni, la ragazza aveva già scelto di fare la maestra. Nella scuola ha trovato una vasta parentela, dallo Stato si sente protetta, apprezza ogni giorno il piacere di guidare la naturale evoluzione della specie umana. < Quando gli ■scolari entrano in classe pei la prima volta, io distribuisco loro un foglio di carta. Li invito a disegnare e scarabocchiare quello che vogliono. Poi raccolgo queste cose incredibili e le conservo. Quando i ragazzi concludono i loro studi elementari, dopo la quarta classe, restituisco ad ognuno la sua prima opera. Guardate, dico, che cosa eravate... Quando entrano in classe per la prima volta sono essere anarchici e confv si. Non arrivano neppure a stabilire relazioni fra loro. Si urtano casualmente, siedono li, isolati l'uno dall'altro, con gli occhi sgranati... Quando lasciano la scuola, invece, sono persone che articolano il pensiero e fanno parte del mondo. Hanno pressoché imparato a- comunicare ». La maestra ci porge un componimento in lingua russa. E' di Gheta, bambina di 11 anni. Deve descrivere l'autunno. Secondo il costume russo, prima di svolgere il tema i ragazzi devono illustrare per iscritto, concisamente, il « piano » cfte hanno in mente. , Ecco il piano di Gheta. Primo: dice Puskin: « Ormai il cielo era autunnale ». Secondo: Il bosco perde le sue foglie. Terzo: L'erba appassisce e diventa gialla. Quarto: Il lago si copre di ghiaccio. Quinto: Gli uccelli partano per i paesi caldi. Sesto: Gli animali si preparano all'inverno. In bella calligrafia, segue lo svolgimento, che Gheta conclude con queste parole: «Si sta molto bene nel bosco e per il proprio lavoro l'autunno ha scelto i colori più vivi. Ha rivestito il salice di foglie rosse e là. betulla di quelle gialle e il bosco se ne sta tranquillo e sorridente ». Anche l'autunno lavora, tutti lavorano. Questo, senza dubbio, glielo ha insegnato la maestra. Cè una curiosità nostra, che forse Faina Mihailovna potrà soddisfare. Può immaginare come sarà l'Unione Sovietica fra vent'anni, quando gli scolari di oggi saranno adulti? « L'uomo di quell'epoca — risponde — sarà migliore, più intelligente, e la vita sarà più facile ». E nei prossimi anni, che succederà? « Adesso esistono difficoltà per le abitazioni. Questo è il problema numero uno. Soprattutto, ci vuole un appartamento separato per ogni fa¬ IIIIIIIIIIIIIIIIIIINIIIIIHIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII miglia. Poi, dovremo ridurre la giornata lavorativa ». « Ha un'idea di come vivono gli americani? ». «Ho visitato l'esposizione americana. Ma è poco. Non basta per capire bene. Può darsi che nelle loro abitazioni abbiano creato un modo di vita più confortevole del nostro. Ma molte cose loro non riusciamo a capirle»: «Per esempio?». <La loro pittura astratta. Non ha senso ». « Ha in mente un modello imitabile della pittura moderna?». «Non so, Repin...» (naturalista russo dell'800). < E dell'Europa, ha un'idea? Che còsa immagina? ». « Nessuna idea, — dice, — non ho visto nulla». «Proprio nessuna? ». «Nessuna idea. Una mia amica — aggiunge, forse perché crede di farci piacere — è stata nella Germania dell'Est... ». Ma si capisce bene cheavere un'idea dell'Europa, veramente, non le pare una questione attuale. Alberto Ronchey