L'amministratore dell'autosilo Dante offriva dieci milioni per non essere osteggiato in Comune

L'amministratore dell'autosilo Dante offriva dieci milioni per non essere osteggiato in Comune A Genova si giudica una "normale operazione del malcostume ibi ©derno,, L'amministratore dell'autosilo Dante offriva dieci milioni per non essere osteggiato in Comune Si era rassegnato al ricatto - Sporse denuncia perché il consigliere neofascista rifiatando la somma continuava a pretendere l'appalto dei lavori - Erano vecchi camerati: s'erano conosciuti ai tèmpi della marcia su Roma, uno squadrista e l'altro simpatizzante (Dal nostro corrispondente) Genova, 3 dicembre. « Signor Presidente, non è uero che io abbia minacciato l'industriale Gerolamo Chiappori di negare il mio voto alla pratica dell'Autosilo di piazza Dante se non si Impegnava od assegnare » lavori ali-impresa Sale si. Era uno scherzo, che mi potevo permettere perché con il Chiappori sono amico fin dal tempo della marcia su Roma*. Gesticolando e volgendosi ogni tanto verso il pubblico con tono leggermente enfatico, U consigliere comunale neo-fascista Benvenuto Aimi di 47 anni, nativo di Buenos Aires e residente nella nostra città, in Salita Muitedo 12, si è difeso — stamane alla prima Sezione del Tribunale penale, presieduta dal dott. De Vita — dall'aocusa di concussione mossa a lui e all'impresario edile Richiamato Salesi, di 43 anni, abitante in via Passaggi 7. Poco dopo, però, i-giudici hanno ascoi tato la deposizione dell'industriale Gerolamo Chiappori, consigliere delegato della socie' tà per azioni < Autosilo Dante > ed egli è stato altrettanto reciso nell'accusare. •t Airni venne a parlarmi dell'Autosilo alla fine del settembre scorso — ha detto — e aggiunse che il progetto, approvato dalla Giunta, doveva essere discusso in Consiglio comunale prima il £ ottobre e poi il 16 dello stesso mese >. Presidente — Fu esplicito l'Aimif Che cosa- le disse esattamente t Teste — Fu. chiarissimo. Mi disse: «Come certamente tu sai, in Consiglio comunale il padrone sono io. Sono io che faccio come voglio, il bello ed il brutto tempo. I democristiani avevano quarantun voti su ottanta, ma adesso, per la defezione di un consigliere socialdemocratico, il rapporto è cornciato: sono quaranta di cx maggioranza e quaranta di opposizione. Se vuoi che il tuo progetto passi, devi assegnare l'appalto delle opere murarie per mezzo miliardo di lire al mio amico Salesi. Altrimenti io voto con i socialcomunisti e l'Amministrazione civica va In fscssCniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiii crisi. Se non lo sai ancora, il padrone sono me ». Il processo al consigliere comunale Benvenuto Aimi e all'impresario Salesi è cominciato su queste battute vivacissime, che hanno provocato battibecchi fra gli avvocati di difesa e di parte civile. Aimi, vestito di grigio, con fazzoletto bianco al taschino della giacca, è stato interrogato par oltre un'ora ed ha narrato, gesticolando animatamente, la sua vicenda, « fin da quando egli ha detto — conobbi Chiappori che era squadrista ed io già simpatizzavo per il fascismo ». L'imputato, ben poche volte Interrotto dal presidente, ha sostenuto la sua antica amicieia col Chiappori, il quale sarebbe stato il primo a parlargli del progetto dell'Autosilo e a chiedere il suo appoggio in Consiglio comunale. L'Aimi accettò di buon grado e gli propose di affidare i lavori all'impresa del geometra Snlesi, che gli aveva fatto di recente diversi favori, come quello di scontargli cambiali per sei o sette milioni di lire. Fra Chiap¬ pori e Salesi vi furono abboccamenti e discussioni e contrattazioni. Ad un certo momento il geometra Balesi accettò i prezzi —■ sulla base dell'offerta più bassa, che era quella della <Ferrobeton» — e {'Aimi si disinteressò degli ulteriori sviluppi del fatto: « Ero ben contento — ha esclamato — di aver messo d'accordo due miei amici ». Tuttavia le cose non andaru- Mpdpnsiusno lisce perché.— partito il 2 ottobre per Pescara onde assistere al congresso del suo raggruppamento politico, il < Partito nazionale del lavoro », e tornato a Genova il giorno 6 constatò che il Chiappori non sembrava più d'accordo nedo affidare l'appalto all'impresa Salesi. « E pensare — ha esclamato Aimi — che era stato proprio il Chiappori a dichiarare che voleva impegnarsi per iscritto col geometra ptrchC contava di ricavare per sé un buon utile sull'affare, naturalmente all'insaputa della società ». P. M. — Insomma, una normale operazione di malcostume modernol Presidente — Ohe cosa accadde? Aimi — Non so. E' certo che Chiappori appena ebbe in mano l'analisi dei prezzi con la firma di adesione del Salesi mutò registro. Mi chiamò nel suo ufficio; avanzò dubbi ed incertezze; mi fece dei discorsi strani, quasi incomprensibili... Presidente — Allora lei li risentirà perché sono stati registrati su nastro. Avv. Monteverde (difensore dell'Almi) — No. Le registrazioni dei magnetofoni non hanno cittadinanza legale nelle aule dei tribunali. Aimi — Debbo dire che non capivo molto di tutti quei discorsi. Chiappori, che era sempre stato d'accordo, sembrava che si volesse rimangiare la parola. Diceva che il presidente della sua società non si fidava delle capacità tecniche dell'impresa Salesi. Allora io, in uno slancio, giunsi a dirgli ohe ero socio dell'azienda, intendendo dire cioè che egli poteva fidarsi tanto di Salesi che di me, suo vecchio amico fin dai tempi della marcia su Roma. Lui mi offri dieci milioni. Io non accettai; ormai si era impegnato per il lavoro: perché si ritiravat «Voyiio il lavoro, — gli dissi, — il lavoro». E, scherzando, soggiunsi: «Altrimenti la pratica non pas sai ». Ma scherzavo; non c'era niente di vero. Era uno scherzo, ripeto, che mi potevo permettere con un amico di vec chia data come lui. E l'Aimi candidamente ha concluso la sua deposizione dicendo che, sempre su sollecitazioni del Chiappori, tornò da lui nel palazzo della Nuova Borsa la mattina del 16 ottobre scorso. Il Chiappori gli lece i soliti discorsi e poi in fretta e furia firmò un impegno scritto di assegnazione dell'appalto alla ditta Salesi e glielo ficcò nelle mani: «fn quel momento stesso — ha concluso l'Aimi — si aprirono le porte ed entrarono i carabinieri ». Interrogato subito dopo che l'impresario Salesi aveva detto di essere all'oscuro di ogni manovra sotterranea .intesa a fargli ottenere l'appalto (* Io andai nell'ufficio del Chiappori assieme all'Almi e mi interessai subito dei prezzi, molto bassi e con scarsi margini. Ai loro discorsi neanche badai Non ero spinto dal miraggio del guadagno perché con quei prezzi non c'era neanche da pensarci. Vedevo invece il credito che sarebbe venuto alla mia ditta se avessi potuto costruire VAutosilo ») Gerolamo Chiappori è stato molto confuso ma anche deciso. Al suo ingresso in aula il presidente ha tirato fuori una lettera pervenuta al tribunale nella quale tre scriventi, che si firmano per esteso, hanno descritto il Chiappori come < una personalità tuff altro che commendevole»: la battaglia si è accesa fra gli avvocati rrdpnF Monteverde, Ciurlo e Failla prò e contro la lettura in aula della lettera accusatoria. Il presidente De Vita ha riportato la calma ponendo un'alternativa: o la lettera costituisce una denuncia ed allora il te sto è protetto dal segreto istruttorio, oppure la lettera è una testimonianza ed allora spetta al Pubblico Ministero invitar* gli scriventi a depor- e a i re al dibattito.- Il dott. Lanzi, rappresentante della Pubblica Accusa, si è- riservato di decidere e Chiappori finalmente ha potuto iniziare la demolizione della versione dell'Aimi: « E' vero — ha detto l'industriale — io lo conosco da anni ma non l'ho mai cercato. Fu lui a venire da me, prima per presentarmi il Salesi, poi per ojfrirvii il suo appoggio alla pratica nel Consiglio. Io accettai ringraziando, ma dissi che per il Salesi non c'era nulla da fare: l'Autosilo è un lavoro troppo grosso e impegnativo per essere affidato ad occhi chiusi ad una impresa, sconosciuta al più, come quella del geometra Salesi. Allora Aimi mi minacciò ed io cercai di mandare l'affare alle lunghe nell'attesa di una qualsiasi soluzione. Gli offrii dieci milioni. Poi cercai di accontentarlo in ogni modo, nella speranza che mutasse opinione ». Presidente — Ma il voto dell'Almi in Consiglio comunale era proprio determinante t Teste — Fino al 2 ottobre, si. Dopo, non più perché il consigliere socialista Bagnasco aveva abbandonato i banchi dell'opposizione, ricostituendo così il rapporto di quarantun voti per la maggioranza e trentanove per la minoranza, compreso quello dell'Almi. Avv. Monteverde — Tuttavia lei continuò a tergiversare. A che scopot Teste — Sapevo che Aimi poteva ostacolare comunque il mio progetto. Mi aveva det to: « Stai attento a quello che fai. Noi abbiamo tutto organizzato ». Presidente — Organizzato t In che modot Teste — Non lo so. Forse con altri consiglieri; forse con quelli dell'estrema sinistra. Avv. Monteverde — Afa perché lei non è andato in Comune prima di denunciare il fatto ai carabinieri t Teste — 7o ero disposto a dare all'Almi anche dieci milioni di lire purché non mi ostacolasse. Si trattava del lavoro di cinque anni che stava per andare in fumo. In Comune non potevo entrare: il sindaco mi avrebbe messo alla porta Non mi rimase che rivolgermi ai carabinieri. Le contestazioni al Chiappori, prolungatesi fino al tardo pomeriggio, si sono appuntate sui 10 milioni offerti dalVindustrinle all'Aimi: il Chiappori in istruttoria aveva detto di essere ricorso a quell'espediente per guadagnare tempo; nell'interrogatorio di oggi ha invece espresso d'avere avuto effettivamente l'intenzione di contrattare su quella base. « Io difendevo il mio lavoro— ha proseguito il Chiappori — e col benestare del presidente della mia società avrei versato quella somma se ce ne fosse stato bisogno ». E Aimi di rimando: < Certo che rifiutai i 10 milioni. Io volevo il lavoro cosi come egli l'aveva promesso al Salesi. Mi sentivo in imbarazzo con il mio amico; mi sembrava di essere responsabile di quel mancato impegno ». I colloqui registrati su nastro non hanno portato maggiori elementi di quelli acquisiti e il dibattito, licenziato il Chiappori alle 19, si è concluso con la prima testimonianza, quella della signora Fernanda Guastini, che ha confermato che l'Aimi fu a Pescara fra il S ed il 6 ottobre scorso. Gli altri testimoni verranno ascoltati domani alle 15,30, in un'unica udienza pomeridiana. Carlo Massaro ili consigliere comunale Benvenuto Almi all'arrivo al Palazzo di Giustizia per l'udienza del processo (Tel) iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiijiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiu

Luoghi citati: Buenos Aires, Genova, Pescara, Roma